giovedì 23 febbraio 2017

I NASTRINI ROSSI VOGLIONO IL POSTO FISSO NEI LUOGHI DI RESIDENZA

I Nastrini Rossi di nuovo sul piede di guerra: vogliono il posto fisso nelle scuole della regione e la lotta  riparte da Pescara.  Ieri mattina a Roma  una delegazione capeggiata da Francesca Carusi, di Montesilvano,  coordinatore dei  400 Nastrini Rossi abruzzesi, accompagnata dalle colleghe Magda Dalessandri, Patrizia Chiummo, Anna Chiaiese, Mariangela Ferraro e Carolina Versi, alcune  della Basilicata e della Campania, hanno avuto un incontro al Miur con il sottosegretario Vito De Pasquale e il capo di gabinetto  Giuseppe Bonelli. La riunione ha avuto l'obiettivo di rimarcare i problemi della categoria in vista delle future assegnazioni per il prossimo anno scolastico. "E' stato un incontro positivo - riferisce Carusi, docente di storia dell'arte alla Di Marzio  di Pescara e all'Alessandrini di Montesilvano- perchè sono stati disponibili ad ascoltarci, ma ci hanno detto che bisogna guardare al futuro perchè siamo in tanti e una soluzione, anche sulle assegnazioni provvisorie per le quali  oggi non hanno fornito risposta, si troverà col tempo. Noi, intanto, continueremo a protestare in maniera corretta e pacata ma determinata".  Se i 400 docenti "deportati" abruzzesi  non riusciranno a fare domanda di assegnazione provvisoria per poter rimanere ad insegnare nelle scuole locali, saranno costretti a ripartire di nuovo alla volta del Nord il prossimo anno scolastico e di nuovo abbandonare famiglie e affetti per lavorare. Si ripeterebbe la stessa situazione "angosciosa e snervante" dello scorso anno  quando, per effetto della legge sulla Buona Scuola, centinaia di insegnanti abruzzesi sono stati costretti a fare le valigie, ( e come loro,  i colleghi delle altre regioni  approdati in Abruzzo) partire  per le destinazioni del settentrione, cercare un alloggio pagato di tasca propria, insegnare qualche giorno nelle sedi scolastiche dove hanno la cattedra per i prossimi tre anni  e poi tornare a casa dopo qualche giorno di permanenza a Brescia,  Bologna, Venezia, Treviso, Ancona, Pesaro e tante altre città, in seguito all'ottenimento dell'assegnazione provvisoria vicino casa. E ora, a quattro mesi dalla fine dell'anno scolastico,  sono di nuovo punto e a capo.  Con la legge sulla Buona Scuola sono diventati "insegnanti di ruolo", ma  continuano a "sentirsi precari" perchè non riescono ad avere   la stabilità di un posto fisso nella regione dove vivono e dove hanno famiglia.  Sono scesi in piazza tante volte insieme ai colleghi delle regioni del Mezzogiorno,  divenendo tutti insieme un esercito di 30 mila persone. Hanno partecipato a diverse  riunioni con i sindacati di categoria con i rappresentanti del Miur (Ministero Istruzione,   Università e Ricerca) ma non riescono ad uscire fuori "da questa enorme ingiustizia subita" dopo che l'algoritmo ministeriale li ha sballottati  per settimane in giro per l'Italia. "A giorni- esamina Francesca Carusi,  di ruolo al liceo classico Mamiani di Pesaro, insieme ad  altri colleghi,  Alessandro Schiavone, Ernesto Caranci e Annamaria Masiello-  verrà definitivamente siglato il contratto della mobilità degli insegnanti  (siglato da Ministero e sindacati per la durata di un anno) che prevede  la possibilità per tutti di fare domanda di trasferimento, la famosa deroga al vincolo triennale che i Nastrini Rossi, mandati per forza a coprire cattedre al nord, hanno chiesto a gran voce per sanare questa enorme ingiustizia. Il Ministero ha reso noto che saranno stabilizzati una parte dei posti, ma non è dato sapere quanti su 60 mila previsti in Italia. In Abruzzo ne sono liberi 1095, quest'anno in parte occupati da noi.  A ciò si aggiunge che  il Miur non  permette a tutti  i docenti , non solo alle categorie speciali: 104 grave, coniugi di militari e genitori di figli fino a 3 anni,  di fare domanda di assegnazione provvisoria, qualora non si ottenessero i trasferimenti.  Questa posizione è emersa  il 25 gennaio scorso durante un question time tra il  ministro Valeria  Fedeli  e il Movimento 5 Stelle che ha sollevato in Parlamento il caso della mobilità facendo emergere il problema della continuità, tanto dibattuto in questi giorni". Per i Nastrini Rossi "il trasferimento per tutti e la continuità didattica, sbandierata dal Ministero, non sono altro che miti. Ci vogliono negare il diritto al ricongiungimento familiare in nome di un altro diritto, che è quello della continuità didattica che non vale solo per gli insegnanti del nord che hanno  avuto soddisfazione subito ottenendo le cattedre nei luoghi di residenza. Anche gli alunni della nostra regione hanno diritto al trattamento scolastico di continuità perchè se li lasciamo soli per andare al nord, qui sarebbero seguiti da altri docenti che non li conoscono". Non ci stanno, i docenti Nastrini "ad essere il capro espiatorio di un caos generato da una riforma fatta di errori". Non ci stanno ad essere tacciati "di furbizia e poca voglia di lavorare. Noi vogliamo lavorare, ma farlo lontano da casa migliaia di km e campare due famiglie (noi e i nostri figli che rimangono a casa) e aprire due case con 1300  euro al mese, non è facile. Che almeno ci dessero soldi in più e incentivi di trasferimento". La "mobilità che si profila all'orizzonte- concludono Carusi e i colleghi- non risolverà quella che noi riteniamo essere la vera emergenza sociale fatta di disagi esistenziali, familiari ed economici a centinaia di km di distanza dai luoghi di residenza". 
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giovedi 23 febbraio  2017 
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