lunedì 15 maggio 2017

DUILIO CHIUDE: "PER ME E' UN GRANDE DOLORE. PESCARA NON TI RICONOSCO PIU'"

"Per me è un grande dolore passare davanti al ristorante chiuso. Lì dentro ci sono tanti ricordi, alcuni belli e altri brutti, ma "Duilio" è una parte della storia di
questa città nella quale, però, non mi riconosco più. La Pescara che ricordo è quella fatta di gente elegante che aveva gusti raffinati, oggi tutti mangiano
e bevono per strada, in piedi". Difficile trovare un pescarese che non abbia assaporato, almeno una volta, la cucina di Duilio Di Iulio, 76 anni,
pescarese di origini teatine, per tutti solo Duilio. Un nome che ha il sigillo della garanzia di qualità e ricercata semplicità anche grazie alla fantasia e le
sperimentazioni tra i fornelli di sua moglie Santina Di Gregorio, originaria di Manoppello, in provincia di Pescara che ha conquistato l'ambito
riconoscimento dell'Accademia della cucina. Un lavoro portato avanti con l'aiuto dei figli, Fabrizio, 49 anni, laureato in Economia e Commercio e Sabrina,
46 anni, laureata in psicologia e docente all'istituto Ravasco. L'antica trattoria gourmet, sorta come come "Duilio"nel 1961 in via Firenze e poi trasferitasi in via Regina Margherita, 9-11 dal 1986, non esiste più. Dopo la cessione dei locali,avvenuta nella primavera di tre anni fa ad un nuovo gestore, da qualche settimana le serrande sono abbassate , forse per sempre. Anche se sulla bacheca del menù spicca il cartello beneaugurante "chiuso per ferie". L'addio alla città, 56 anni dopo l'apertura di un ritrovo gastronomico dove sono passati i più bei nomi dell'arte, dello sport, del giornalismo, della cultura locale e nazionale.

Signor Duilio, chi erano questi ospiti famosi del suo ristorante?


Mina, Paola Gassman, Ugo Pagliai, Fred Bongusto, Peppino Di Capri, Ambrogio Fogar, tutti adoravano la cucina di mia moglie. Ogni volta che arrivavano, prima di uno spettacolo al Florida Park, chiedevo cosa preferissero e loro mi rispondevano "lasciamo fare a Santina", di lei si fidavano. Alla fine non se ne andavano senza aver degustato la chitarrina con le vongoline di cui era ghiotto anche Luciano Benetton, tra i nostri affezionati clienti. Quando arrivava a Pescara, la sua prima tappa era il locale di via Firenze, sessanta metri quadrati per dieci tavoli. I miei clienti hanno sempre apprezzato la riservatezza, con loro scambiavo poche battute e poi li lasciavo mangiare in pace. Sono ricordi che mi emozionano, non mi è mai piaciuto conservare foto ricordo che comunque nel tempo sono andate perse.

Altre curiosità su questi personaggi?
Lino Banfi adorava i quadrucci con pesce e piselli, altro nostro storico piatto insieme alla frittura con i calamaretti; il pentolino di coccio con scampi
sgusciati e calamaretti peperoncino, la polenta col pesce e fritture di verdura. L'artista Ettore Spalletti , veniva col fratello avvocato e ordinavano spesso
la chitarrina alla bucaniera con gli scampi. Miei clienti carissimi erano anche Edoardo Valentini, signore del vino insieme a Masciarelli, le famiglie dei
dottori Vincenzo Jasonni e Glauco Torlontano, i Di Properzio, De Cecco, Sideri, Barbuscia, Giansante, Vianello, Santomo, Thomas e i fratelli Piero e
Maurizio, i Forese, Cohen e Pieroni, tutti i dirigenti della Fater, difficile elencarli tutti senza fare un torto a qualcuno.

La ristorazione è una tradizione di famiglia?
Si, in realtà furono mio padre Rocco e mia madre Teresa Del Rosario, originari di Chieti, ad arrivare nel 1936 a Pescara e aprire Il Grottino, negli Anni Quaranta, in corso Vittorio Emanuele vicino la farmacia Luise. L'osteria successivamente fu trasferita all'angolo tra corso Vittorio e piazza Sacro Cuore, nei pressi del banco di Napoli, di fronte alla tintoria Costantini. Nel frattempo sono nato io, nel 1941, in una casa di via Mazzini e mia sorella Maria Lucia, scomparsa, purtroppo, all'età di 10 anni . Nel 1961, fu venduta la licenza de Il Grottino e con mamma Teresa (anche papà morì nel frattempo) fondammo "Duilio", in un angoletto di via Firenze, era uno spazio piccolo, appena 10 tavoli, che porta il nome che i miei mi diedero perchè tra i loro clienti più assidui al Grottino vi era l'equipaggio del transatlantico Duilio che si fermava in porto a Pescara e che tutti potevano ammirare nel dopoguerra. Nel 1986 ci trasferimmo in via Regina Margherita, in un locale più ampio, 200 metri quadrati e cinque persone, tra cucina e sala, 40 tavoli, una scelta dettata da motivi familiari.

La ricetta del suo successo imprenditoriale?
Mia moglie Santina. Da giovani, la vedevo passare continuamente davanti al ristorante, lei lavorava come impiegata in un ufficio di via Firenze. Ci siamo
fidanzati e sposati , che negli ulil 4 febbraio 1967 nella abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, aveva 18 anni, io 26. Tutto il successo lo devo a
lei, autodidatta in cucina, cominciò per diletto a preparare pietanze al ristorante, nel tempo è diventata lo chef ufficiale. Ha un palato fine, sente i sapori
come nessuno. Abbiamo sempre usato prodotti di prima qualità, quando andava di moda la nouvelle cuisine mia moglie preparava il pesce con le verdure. I prezzi alti? Nel tempo è diventata una diceria.

Com'era Pescara negli anni d'oro di Duilio?
Oltre al mio locale, la storia l'ha fatta il Leon d'Oro, Guerino, la pizzeria Nastro Azzurro, lo Stivalino. Altri tempi, altra storia. Mi ricordo che da ragazzino, negli Anni Cinquanta, giocavo a pallone in piazza della Rinascita che era una distesa di macerie, disordinata e facevamo le sfide tra quartieri. Al mare si andava all'Alcyone e alla Croce del Sud e quando arrivarono i primi juke box restavamo in attesa spasmodica delle ragazze per ballare sulle mattonelle. Negli Anni Settanta corso Umberto era uno spettacolo, c'era il fior fiore dei negozi di abbigliamento. Nel corso degli anni quei locali chiusi sono diventati bar e ristoranti di tutte le nazionalità dove la gente mangia e beve in piedi. Per strada vedi tutti col bicchiere in mano, un caos gastronomico mai visto. Nel mio locale c'era tanta bella gente seduta a tavola e tutto rimaneva dentro quattro mura, in totale riservatezza e lontano da sguardi indiscreti. All'epoca la gente era elegante e aveva gusti raffinati, oggi mi sembra di vivere in un altro mondo. Ricomincerei a lavorare, le forze non mi mancano neppure a questa età, ma dovrei cambiare del tutto mentalità. Voglio bene a tutti in questa città, ci sono nato, ma non la riconosco più".
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lunedi 15 maggio 2017
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