martedì 10 gennaio 2017

QUANDO LA BEFANA DI ERIBERTO ARRIVAVA DAL CIELO E DAL MARE

"Quando mio padre mi disse che voleva diventare una Befana che arrivava dal mare facendo sci d'acqua e dal cielo con l'elicottero per regalare doni ai bambini e ringraziare le tante autorità del mare che ogni giorno salvavano vite umane, pensai: è matto. Subito non approvai, la ritenevo una iniziativa di basso profilo, invece quella sua pazza idea risultò vincente e nella sua follia, riuscì anche a renderla elegante e di tendenza. Infatti, stiamo pensando di riproporre una Befana di Eriberto nel 2018, decimo anniversario della sua morte " annuncia Anita Mastromattei, secondogenita (dopo Erminio) dello storico balneatore morto a 77 anni il 20 ottobre 2008 dopo un anno di coma a seguito di un incidente stradale avvenuto nel settembre 2007. Suo fratello Luca, figlio della seconda moglie Renata Iacone e chef del ristorante Pescion, ricorda il guizzo imprenditoriale del padre nell'organizzazione di quelle celebri Befane di Eriberto iniziate ai primi Anni Novanta: "Riusciva a coinvolgere nell'impresa tutti i suoi amici facoltosi e nessuno mai gli negava un dono da mettere nelle tante calze che preparava non solo per i bimbi ma anche per le autorità. Cominciava due mesi prima a telefonare per raccogliere i regali e quando arrivava al porto turistico o in altri luoghi della città per distribuirli , si presentavano in migliaia. Molti doni li nascondeva in pacchi di riserva, per non deludere i bambini ritardatari che piangevano disperati perchè volevano la loro calzetta piena di dolci e regali". Ancora, Anita:" Già da ottobre papà cominciava a chiamare i Saquella, i Santomo, i D'Amico del Parrozzo, quelli della Coca Cola, mobilitava amici, conoscenti, fans adoranti, coinvolgeva la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza, i carabinieri e i vigili del fuoco che gli mettevano a disposizione l'elicottero da dove lui si calava nelle acque gelide. La prima volta dal ponte Risorgimento, dove nel 1962 si tuffò con la moto, fece sci d'acqua lungo il canale e arrivò al porto turistico col suo carico di doni. Le sue bizzarie, come quella di farsi prestare l'elicottero, gli venivano sempre perdonate perchè lui era sempre il primo a mettere a generosamente a disposizione i suoi mezzi nautici, dal gommone al motoscafa, per salvare le persone che rimanevano impigliate nei canali e tra le rocce o per andare a riprendere i morti annegati al largo. Quando ancora non c'era ancora a Pescara la squadra sommozzatori, chiamavano sempre mio padre per queste operazioni, tra gli Anni Sessanta e Settanta. Si buttava anche nel fuoco per salvare la gente e mia madre Mirella si arrabbiava tantissimo. Gli diceva: ricordati sempre che hai una famiglia. Ma mio padre andava sempre dove c'era il pericolo". Però, aggiunge Luca "il suo era un pericolo calcolato, non certo a tavolino, ma dall'esperienza. Papà era istrionico e molto esibizionista, ma non metteva a repentaglio la sua vita, sapeva quello che faceva. Raramente ci chiedeva consigli, lui ci diceva solo: faccio questo o faccio quello, era sempre sicuro di sè". Eriberto arrivava davanti alle folle in attesa col sacco dietro le spalle e cenci addosso, quando si trasformava nella brutta vecchina con la scopa. Talmente brutta che Luca Mastromattei ancora oggi ha "gli incubi di quella maschera che metteva sul viso, mi faceva orrore". Anita, classe 1967, non era ancora nata quando suo padre, cinque anni prima si tuffò ignudo con la moto nelle acque del fiume Pescara a meno due gradi: "Mia madre glielo proibì- racconta l'ex titolare del Jambo- ma lui lo fece lo stesso. L'anno successivo si mise in testa di tuffarsi dal ponte col suo furgone bianco, ma fu fermato da nonno Erminio e nonna Anita, che chiamarono i carabinieri per sequestrargli il mezzo. Lui era in accappatoio, pronto a saltare. Le sue imprese le scommetteva con un altro matto, il suo amico Luca Nicolaj, col quale faceva gare di off shore a Rimini". Ma come gli venne in mente di ideare la Befana di Eriberto così come i pescaresi l'hanno conosciuta? "Voleva fare doni in maniera diversa ed eclatante come nel suo stile, tutto quello che faceva era speciale e faceva notizia. L'ultima befana, nel 2004, trasformò lo yacht dell'amico Mario De Petrisi in un tetto col camino dal quale si materializzò con i doni. Poi smise, ci disse: basta, voglio godermi gli ultimi anni che rimangono viaggiando in giro per il mondo. Con Gianni Santomo e la famiglia se ne andò a Papeete in Polinesia dove tentò un altro record: scalare una barca risalendo dall'ancora, per vederla dentro, ma fu bloccato con gli idranti e lui fece un tuffo di testa da 25 metri di altezza e poi fece altri tre mesi di vacanza a Los Roques in Venezuela e in kenya acquistò le sue famose conchiglie, una la conservo io e l'altra è tra le sue mani nella bara". 

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