venerdì 1 settembre 2017

LITORALE BLINDATO DALLE BARRIERE ANTITERRORISMO A PESCARA MA C'E' CHI NON LE GRADISCE E CHI LE USA PER AMOREGGIARE

Litorale blindato dalle barriere antiterrorismo. Dal confine tra Pescara e Montesilvano alla zona portuale della Madonnina sono almeno diciotto (in coppia)
i blocchi di cemento (new jersey), fatti posizionare, ma non bullonati a terra,




dall'amministrazione comunale lungo tutta la riviera nord. L'obiettivo
del provvedimento, disposto dal Viminale che ha chiesto ai Comuni italiani di recepire le indicazioni, è tutelare l'incolumità pubblica dopo gli attentati di
Barcellona, e altri Paesi europei, rivendicati dai terroristi dell'Isis. Barriere che mancano, per il momento sulla riviera sud, se si esclude il cordolo
di cemento che si trova all'altezza del teatro D'Annunzio e che serve per rallentare il traffico che dal villaggio Alcyone si congiunge al porto turistico.
In centro sono comparsi vasi di piante e blocchi gialli quadrati distanziati tra loro a tal punto da permettere l'ingresso dei
furgoni che consegnano i gelati nei bar di corso Umberto e zone limitrofe. I new jersey (realizzati dalla ditta Santilli e Breda di Tocco da Casauria) di
colore grigio, che cittadini e turisti vorrebbero colorati dalla mano di artisti di strada, sono visibili nelle vicinanze degli stabilimenti La Lampara (dove qualcuno ha pensato bene di chiudere i fori con bicchieri di plastica); spiaggia libera Arci accanto alle Hawaii; Orsa Maggiore, Barracuda, Marechiaro, Apollo e ponte del Mare. Quelli posizionati accanto ai lidi Nettuno, Saturno e Lido beach, sono vergati dalla scritta:"Invece di chiudere le strade, chiudete le frontiere", firmato Casapound. "Questa - dichiara Mirko Iacomelli, responsabile cittadino di Cpi - è la nostra risposta polemica alla decisione del sindaco Marco Alessandrini di blindare la riviera e le vie principali della città con delle barriere antiterrorismo - per di più relativamente funzionali, visto che non sono neanche bullonate alla pavimentazione e offrirebbero resistenza minima contro la forza di un eventuale camion lanciato a folle velocità in strada". In effetti, i blocchi di cemento si spostano facilmente come dimostra la prova di forza di Enrico Bucci, pescarese, professione libraio a Santa Filomena. Le immagini testimoniano che basta avere un fisico possente e la forza delle mani per spostare, anche di pochi centimetri, qualche quintale di cemento. "Se ce la faccio io a spostarli- dichiara Bucci- figuriamoci un tir lanciato a folle velocità. Anche se non penso che l'Isis sia interessato a Pescara, sono provvedimenti giusti da prendere ma non so quanto efficaci". L'iniziativa di Casapound è stata stigmatizzata dal sindaco Marco Alessandrini che in una nota sottolinea come "qualcuno abbia pensato bene di non perdere l’occasione di strumentalizzare la cosa con motivazioni assurde, che istigano solo all’odio e di certo non sono destinate a migliorare il mondo dal punto di vista politico e, soprattutto, umano. Per queste ragioni le scritte razziste comparse sulle barriere della riviera saranno subito coperte". Tre turiste romane, Luciana, Alba e Vera, prendono il fresco su una panchina della Madonnina e suggeriscono:"Sono brutti a vedersi i blocchi grigi comparsi su questo litorale meraviglioso, però potrebbero miglioare se fossero decorati dai writers. Paura del terrorismo? Certo che si, a Roma si avverte di più con punti strategici come il Vaticano, il Campidoglio e la stazione Termini. Evitiamo di pensarci, siamo condizionati da questa follia, ma dobbiamo anche andare avanti". Una "iniziativa utile" - per Piero Andreucci, cesenate di nascita e pescarese di adozione-anche se servisse a salvare una sola persona dalla follia di questi farabutti. Però forse le barriere andrebbero messe, a zig zag, anche sulla pista ciclabile altrimenti che senso ha solo di lato sul marciapiede?". Opinione condivisa anche da Sergio e Antonella, entrambi torinesi, che si sono conosciuti commentando l'iniziativa del Comune. "Non me ne ero neppure accorto, ma non servono a nulla perchè i teroristi avrebbero tutto questo spazio a disposizione" annota il signor Sergio indicando la pista ciclabile libera che si snoda sul lungomare.
"E'un terrorismo che uccide alla cieca- aggiunge la signora Antonella, in vacanza da anni a Pescara- non credo che si possa risolvere con due blocchi di
cemento, ma solo con l'intervento della diplomazia e dell'intelligence, prevalentemente europei". Per Francesco, posteggiatore pescarese, "e' un progetto
ridicolo che serve solo ad arricchire taluni e, a fine emergenza, sarà stato solo uno spreco di denaro pubblico. I marciapiedi vengono interrotti a tutto
danno di ciclisti e passanti che di notte potrebbero non vedere l'ostacolo e farsi male. Se i terroristi trovassero il lungomare off limits, non andrebbero a colpire le altre zone strategiche come l'aeroporto, la stazione, comune e prefettura, gli uffici della politica e le basiliche? Per loro i blocchi di cemento sono solo giocattoli da abbattere". Accanto al Lido beach, Mamadou, un senegalese sfrattato dalla stazione, vende gli occhiali su una bancarella di cartone ma dice che gli affari non vanno bene e aggiunge:"Ho paura per me e la mia famiglia che vive in Senegal". A Pescara sud, dove il Comune ha promesso nei giorni scorsi di posizionare altre barriere, così come in centro storico, un anziano signore, Nino, non trattiene la rabbia:"Non servono a niente, piuttosto devono bloccare gli sbarchi, controllare questi individui uno per uno e rispedirli nei loro Paesi, se sono sospetti. Ma l'Italia sull'immigrazione sta brancolando nel buio a causa di una classe politica incapace" conclude. In corso Umberto, di fronte alla stazione, intorno alle sedici di ieri, un mezzo entra da corso Vittorio, superando le fioriere, a velocità sostenuta. Per fortuna è solo un furgone che trasporta gelati.


Le barriere antiterrorismo ci sono, ma i varchi ,agli incroci delle strade del centro, sono stati tutti aperti al transito di mezzi privati e scarico merci . Quei dadi di cemento colorati di giallo, alti meno di mezzo metro e posizionati (a pochi centimetri l'uno dall'altro) dal Comune a tutela dell'incolumità pubblica in caso di attacchi terroristici, secondo le disposizioni del Viminale, sono stati distanziati da mani ignote per permettere l'ingresso di
automobili (con permessi regolarmente autorizzati al transito nelle zone a traffico limitato) e ai furgoni dei fornitori che servono i negozi del centro nel
quadrilatero compreso tra via Mazzini e via Roma. I commercianti della zona dicono di sentirsi "in trappola". Qualcuno usa la bicicletta per trasportare
all'interno dei negozi la propria mercanzia perchè con l'automobile dovrebbe fare troppe manovre o non stati autorizzati al transito in Ztl. Altri negozianti le manovre per entrare o uscire le fanno, ma qualcuno minaccia denunce se la vernice dell'auto si graffierà. Gli innamorati usano quei blocchi pesantissimi per amoreggiare come i fidanzatini di Peynet sulle panchine dei parchi. Ma tutti concordi nell'affermare che "quei blocchi sono talmente piccoli che un blindato dei terroristi ci passerebbe sopra, altro che barriera antisfondamento". All'incrocio di via Trento, all'altezza del negozio di calzature Noa', i blocchi gialli quasi schiacciati contro i muri, vengono oltrepassati dalle automobili e dai furgoni dei fornitori che dal centro si immettono lungo corso Vittorio Emanuele, unica via possibile di uscita se non si sceglie di trasgredire tagliando verso piazza Sacro Cuore. I dipendenti del negozio, Martina Serra e Alfredo Spezzacatena, commentano che "la gente avverte l'effetto protezione delle barriere antiterrorismo" ma all'atto pratico i commercianti devono lavorare e dalle vetrine i due commessi osservano il "via via di mezzi in transito a tutte le ore". E non si sono fatti sfuggire neppure il quadretto di "due innamorati che si baciavano seduti come fossero su una panchina". Simone Februo, commesso del negozio di abbigliamento Imperial sulla stessa via, sceglie di "venire al lavoro in bici". Via Roma è bloccata dalle barriere ( anche lì allargate verso i bordi della strada) sia sul versante di via Nicola Fabrizi che sul lato di corso Vittorio Emanuele. "Siamo incastrati- commenta Angela Riccitelli, titolare di Bibadonna abbigliamento- dove passano i fornitori se entrambi i versanti della strada sono chiusi? Io trasporto i vestiti in bicicletta perchè dal Comune mi hanno negato il permesso per transitare in auto. La sicurezza? Quei blocchi sono pesanti ma facilmente rimovibili come si evince, quindi non servono a nulla". Roberta Barone lavora ad Antonella boutique bimbi sul lato di via Roma che si affaccia su via Fabrizi. Con l'auto entra da via Umbria e parcheggia su via Roma, munita di regolari permessi comunali. "Ma ogni volta devo uscire da qui zigzagando, per superare i blocchi, seppur distanziati. Se uno di questi giorni rigo la macchina, partiranno le denunce contro il Comune. Gli interventi antiterrorismo fatti sulla scia emozionale non sono efficaci se poi condizionano la vita dei cittadini e dei negozianti che rimangono intrappolati. Quei blocchi sono troppo piccoli, un blindato dei terroristi ci passerebbe sopra tranquillamente". Su via Piave le barriere sono state posizionate in entrata e in uscita dal budello di strada, ma qualcuno le ha distanziate solo all'incrocio con via Regina Margherita, che costeggia piazza della Rinascita. Vasi di palmette antisfondamento sono ben visibili tra il salotto buono, lato via Carducci, via Fabrizi e lungo corso Umberto fino alla stazione. Ma i vasi sono talmente distanti l'uno dall'altro che qualunque furgone di trasporto gelati o corrieri espresso, possono oltrepassarli, come già accaduto, anche a velocità sostenuta. Diciotto barriere di cemento (alcune imbrattate da scritte razziste) non puntellate a terra sono state messe tra il confine di Montesilvano fino alla Madonnina. Prossimamente il Comune ne spalmerà altre a Pescara sud e in centro storico. Nel frattempo, il sindaco Marco Alessandrini, attraverso il suo profilo facebook, raccoglie il suggerimento della rete di ricoprire quel grigiore con immagini decorate dai writer, come suggeriscono anche i Giovani democratici dopo il consigliere Daniela Santroni. Oppure, come propongono Annalisa Di Credico e Lisa De Luca, di chiamare in causa le scuole e gli studenti del liceo artistico e dell'istituto d'arte.
www.ilcentro.it
http://cinziacordesco.blogspot.it
venerdi 1 settembre 2017

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