domenica 31 gennaio 2016

ECCO COME ANDARE IN PENSIONE A 63 ANNI E QUALCHE MESE

Chi può richiederla, quali sono i requisiti, come si calcola il trattamento: tutto quello che c'è da sapere per andare in pensione a 63 anni. A spiegarlo è Noemi Secci, consulente del lavoro, in un articolo pubblicato sul portale di informazione e consulenza legale 'La legge per tutti'.I requisiti per ottenere la pensione, com’è noto - spiega l'esperta - sono stati molto inaspriti dalla legge Fornero: per uscire dal lavoro nel 2016, nella generalità dei casi, sono necessari 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia (per le donne 'bastano' 65 anni e 7 mesi, ma il requisito sarà pari a quello degli uomini nel 2018), e 42 anni e 10 mesi per gli uomini per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi per le donne). Requisiti certamente non semplici da raggiungere. Quello che molti non sanno è che esiste una 'terza via' per ottenere la pensione: si tratta della pensione anticipata contributiva, che può essere raggiunta a 63 anni di età (con l’aggiunta di 7 mesi, dovuta agli adeguamenti alla speranza di vita).
REQUISITI - Oltre all’età, per raggiungere la pensione anticipata contributiva, i requisiti sono:
– il possesso di almeno 20 anni di contributi;
– l'ammontare dell’assegno ottenibile, che deve essere superiore a 2,8 volte l’assegno sociale (in pratica, la pensione deve risultare pari ad almeno 1255 euro).
CHI PUO' RICHIEDERLA - La pensione anticipata contributiva - spiega l'esperta - non ha destato molto interesse, sinora, poiché si riteneva che fosse riservata soltanto ai lavoratori con diritto al calcolo della pensione interamente contributivo: in pratica, si pensava che questo tipo di pensione fosse riservata a chi fosse privo di contributi versati prima del 1996. Una recente circolare dell’Inps, tuttavia, ha chiarito che la pensione anticipata contributiva può essere richiesta anche da chi possiede contributi versati precedentemente al 1996 , qualora sia iscritto alla Gestione separata e opti per il computo nella gestione stessa della contribuzione posseduta in altre gestioni. In pratica, è data, agli iscritti alla Gestione separata (liberi professionisti e lavoratori autonomi, parasubordinati- co.co.co., o soggetti che hanno fruito dei voucher per lavoro accessorio), la possibilità di cumulare i contributi appartenenti a casse diverse in tale gestione, in modo da ottenere un’unica pensione, anche se la contribuzione da computare è stata versata anteriormente al 1° gennaio 1996. Poiché tutta la contribuzione versata o cumulata nella Gestione separata deve essere calcolata col metodo contributivo, in quanto la gestione può dare unicamente luogo ad un trattamento soggetto a tale sistema di calcolo, la pensione anticipata contributiva può dunque essere domandata anche da chi, al 31 dicembre 1995, risulta avere dei contributi già versati (che quindi sarebbero dovuti essere calcolati col metodo retributivo).
COME SI RICHIEDE - Per ottenere la pensione anticipata contributiva col cumulo - si legge - deve essere esercitata la facoltà di computo al momento della presentazione della domanda di pensione: in pratica, è necessario richiedere la pensione nella Gestione Separata ed optare esplicitamente, nella stessa istanza di pensione, per il computo dei contributi accumulati nelle altre gestioni. Questo, invece, non è necessario per i 'contributivi puri', cioè per chi non possiede contributi versati prima del 1996, laddove possiedano almeno 20 anni di contributi, perché possono accedere comunque alla pensione anticipata a 63 anni, anche senza computo.
CALCOLO - La facoltà di andare in pensione anticipatamente a 63 anni - raccomanda l'esperta - deve essere ponderata attentamente, in quanto il calcolo col metodo contributivo può comportare, a seconda dei casi, forti penalizzazioni. Il sistema contributivo, infatti, non si basa sugli ultimi stipendi, ma sulla somma dei contributi accantonati e rivalutati (montante contributivo) e sul coefficiente di trasformazione, che converte i contributi in pensione, in modo tanto più favorevole, quanto più è alta l’età pensionabile. La penalizzazione - si legge - è dunque minore per quei soggetti che possedevano già, prima del computo, contributi non utili al calcolo retributivo, o che comunque sarebbero dovuti essere assoggettati alla totalizzazione, per ottenere una pensione (ugualmente calcolata col contributivo).
domenica 31  gennaio 2016 
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giovedì 28 gennaio 2016

UNA LEGGE PER RENDERE OBBLIGATORIA LA DOGGY BAG

A dare il buon esempio anche in Italia fu Michelle Obama dopo un pranzo in un ristorante romano vicino al Pantheon. "Mi può dare la doggy bag, per favore?" ha chiesto al cameriere la first lady americana. Da noi la borsa con gli avanzi, pensata originariamente per il cane, non si usa. Sono in pochi a chiederla di solito, non si usa, quasi 22mila invece l'hanno chiesta virtualmente sul web, firmando una petizione su Change.org. Tutti a chiedere, scrive il promotore Corrado Finocchiaro, "il contenitore per alimenti nel quale si possono raccogliere gli avanzi di un pranzo o di una cena al ristorante da poter portare a casa per consumarli successivamente". "Lo spreco alimentare è una piaga che colpisce il nostro Paese e non solo - si legge -. Si calcola che circa metà del cibo, prodotto nel mondo finisca nella spazzatura". Per questo, suggerisce, facciamo come in Francia, dove "dal primo gennaio di quest'anno, una legge 'obbliga' i ristoranti a offrire ai propri clienti la 'doggy bag'". Perché? "Se non hai il cane puoi sempre regalarla a chi, fuori dal ristorante, non ha di che nutrirsi come accade spesso negli Stati Uniti" suggerisce uno dei firmatari.
giovedi 28  gennaio 2016 
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FALSI MEDICINALI: UN BUSINESS DA 200 MILIARDI DI DOLLARI L'ANNO

Il 38% di tutti i prodotti sequestrati per irregolarità è costituto da medicinali falsificati, un mercato che vale addirittura 200 miliardi di dollari l'anno. E inoltre contiene medicinali il 36% dei colli postali sequestrati. Lo evidenzia l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel report “Illicit trade: convergence of criminal networks”, che scatta una fotografia del fenomeno negli Stati Ocse senza trascurare i numerosi furti negli ospedali italiani e nella filiera. Nel nostro Paese, recita il report citando il management di un’azienda, “spariscono” ogni mese cinque cargo per il trasporto di medicinali. Il Pharmaceutical Security Institute, citato dall'Ocse, afferma che se nel 2002 si erano registrati 196 eventi criminosi legati alla contraffazione e/o al commercio illegale o al furto di farmaci, nel 2014 questo numero è salito a 2.177. I dati più recenti di comparazione mostrano che sia a livello europeo (Commissione Europea) che a livello mondiale (WCO), la contraffazione continua a crescere parallelamente alla crescita della globalizzazione e del commercio via internet. E questo pur tenendo conto che si tratta in un caso come nell’altro di dati interdoganali, che quindi non includono le contraffazioni prodotte e consumate all’interno della stessa regione doganale. Per quanto concerne la casistica delle falsificazioni, il 32% dei farmaci contraffatti non contiene principio attivo, il 20% ne contiene quantità non corrette, il 21,4% è composto da ingredienti sbagliati, il 15,6% ha corrette quantità di principi attivi ma un packaging falso e l'8,5% contiene alti livelli di impurità e contaminanti. Internet, infine, resta la via più diffusa per vendere e comprare questi prodotti: oltre il 50% dei farmaci reperibili online è falso. Per lo “Sportello dei Diritti” cresce, quindi, il valore complessivo della contraffazione, ma crescono più che proporzionalmente i rischi per il consumatore perché i prodotti di uso quotidiano e prodotti potenzialmente dannosi per la salute e per la sicurezza dei consumatori ammontano al 38,6% dei sequestri effettuati nel 2014, confrontati con il 24,5% del 2013. Una situazione ancora più allarmante se si considera che circa il 24% dei sequestri ha riguardato farmaci e che tra i colli postali sequestrati (ovvero i piccoli acquisti effettuati direttamente dal consumatore) circa il 36% erano medicinali.
giovedi 28  gennaio 2016 
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martedì 26 gennaio 2016

SONNO: LE POSIZIONI A LETTO INFLUENZANO LA SALUTE

Le posizioni sono importanti, soprattutto a letto.  Non per fare sesso, ma per dormire. Gli esperti dicono che la posizione in cui dormiamo può influenzare seriamente la nostra salute e il nostro benessere, aiutandoci addirittura a prevenire l'Alzheimer.
Secondo quanto riportato dal Daily Mail, pare infatti che dormire sul lato sinistro incrementi la probabilità di avere incubi, ma non solo. Dormite sulla vostra sinistra? Avrete benefici allo stomaco "grazie a un particolare allineamento degli organi - spiega l'esperto Matthew Noble - che riduce la percentuale di acidità". Secondo studiosi della turca Yuzuncu Yil University, però, coricarsi sul fianco sinistro aumenta la possibilità di avere incubi: 40.9% contro il 14.% di chi dorme a destra.
Per chi si addormenta supino, è importante allineare ginocchia e spina dorsale per alleviare il dolore alla schiena. Non solo, ma dormendo sulla schiena si protegge anche la pelle, perché la vostra faccia non sarà schiacciata contro il cuscino per sei o sette ore consecutive. Ma se avete una persona accanto, evitate di prendere sonno sulla schiena. Perché? La lingua cade alla fine del palato occludendo le vie respiratorie e raddoppiando le possibilità di russare o di avere apnee notturne. Pro e contro anche per gli affezionati alla posizione fetale. Se da un lato gli osteopati la raccomandano per aiutare la respirazione e consentire una maggiore flessibilità alla spina dorsale, è sconsigliata per chi soffre di reumatismi al collo: la pressione sulle articolazioni alla base del cranio potrebbe infatti peggiorarli. La soluzione? Posizionare un cuscino sotto la testa per alleggerire il peso su collo e schiena, e aggiungerne uno tra le ginocchia per aumentare il comfort.Dormire sul lato destro è l'ideale per chi soffre di pressione alta. In questa posizione, infatti, il cuore avrà più spazio sul lato sinistro della cavità toracica, portando a un lieve abbassamento della pressione. Il fianco destro è una buona 'medicina' anche per il cervello e il sistema nervoso e potrebbe, secondo i ricercatori della Stony Brook University, prevenire l'Alzheimer. E' però una posizione da evitare assolutamente se si è in dolce attesa, perché potrebbe restringere il flusso sanguigno diretto al feto.
Per finire, il sonno sulla pancia, che favorisce la digestione dopo un pasto pesante e porta a fare sogni più eccitanti, ma è una pessima compagna per la respirazione: essa può infatti pizzicare i nervi e provocare mal di testa e tensione nelle spalle. 
martedi 26 gennaio 2016 
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SOSTANZE TOSSICHE NELL'ABBIGLIAMENTO E NEGLI ATTREZZI DEGLI SPORT ALL'APERTO

Abiti, scarpe, tende, zaini, corde e perfino sacchi a pelo dei principali prodotti per gli sport all'aperto di celebri marche contengono sostanze altamente tossiche. È quanto emerge da una serie di analisi realizzate da Greenpeace nel quadro della campagna denominata "Tracce nascoste nell'outdoor" presentate el corso dell'ISPO Monaco (la maggiore fiera del settore outdoor in Europa). I risultati mostrano elevate concentrazioni di acido perfluoroottanoico (PFOA), un composto perfluorurato (PFC) a catena lunga collegato a numerose patologie e malattie gravi come il cancro. The North Face, Patagonia, Mammut, Salewa e Columbia i marchi messi sotto accusa perché continuano a usare PFC per impermeabilizzare i loro prodotti nonostante "si dichiarino a parole sostenibili e amanti della natura". Greenpeace ha analizzato 40 prodotti, votati nei mesi scorsi dagli appassionati di tutto il mondo sul sito web dedicato, trovandovi PFC in elevate concentrazioni nel 90% dei casi. Solo in 4 prodotti (10%) non sono stati rilevati PFC, "dimostrazione del fatto che solo poche aziende si stanno muovendo nella direzione giusta". "Questa sostanza, fferma Giuseppe Ungherese, campagna inquinamento di Greenpeace Italia, già sottoposta a severe limitazioni in Norvegia. I PFC sono composti chimici che non esistono in natura. Una volta rilasciati nell'ambiente si degradano molto lentamente ed entrano nella catena alimentare, causando una contaminazione pressoché irreversibile. Sono stati trovati perfino nelle aree più remote del pianeta, in animali come delfini e orsi polari e nel sangue umano".E concludono: "negli ultimi anni molti marchi dell'outdoor hanno abbandonato i PFC a catena lunga a favore di quelli a catena corta, sostenendo che fossero un'alternativa meno dannosa. Eppure, recentemente, più di 200 scienziati da 38 Paesi, osserva lo “Sportello dei Diritti”, la Dichiarazione di Madrid che raccomanda di evitare l'uso di tutti i PFC, inclusi quelli a catena corta, nella produzione dei beni di consumo". Alcune sostanze presenti nei vestiti non solo inquinano i fiumi dei paesi di produzione ma hanno effetti sull'attività ormonale di chi li indossa o sono addirittura cancerogeni.

sabato 23 gennaio 2016

ANCHE IN ITALIA E' ALLARME SUL VIRUS ZIKA CHE PUO' PROVOCARE MICROCEFALIA

L'Italia non è immune dal virus Zika che suscita grande preoccupazione a causa delle gravissime conseguenze, tra cui la microcefalia, che provoca nei figli delle donne contagiate durante la gravidanza. Nel 2014 la Regione Toscana ha segnalato 3 casi confermati di febbre da Zika virus importati dalla Polinesia. Va sottolineata la recente segnalazione di casi autoctoni di Zika virus in Svizzera che potrebbero determinare un incremento dei casi importati. Ultimamente negli ospedali elvetici sono stati diagnosticati quattro casi tra persone rientrate da viaggi America latina dove la malattia, trasmessa con le punture di zanzara, si sta rapidamente diffondendo. Stando a quanto anticipato da RTS i malati, con sintomi lievi, sono stati individuati dal Policlinico universitario di Losanna (uno), da un medico vodese (uno) e dall’Istituto di medicina tropicale di Basilea (due). "Va aumentata la vigilanza verso l'individuazione di casi importati dell'infezione del virus (ZIKV) Zika in Stati membri dell'UE, paesi e territori d'oltremare e regioni ultraperiferiche dell'UE, in particolare dove sono presenti potenziali vettori". Questa è la conclusione principale della valutazione del rischio ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control). L'individuazione precoce dei casi è essenziale per ridurre il rischio di trasmissione autoctona nelle regioni dove sono stabiliti i potenziali vettori. La valutazione del rischio evidenzia anche che i medici e i Centri di Medicina Preventiva e Tropicale devono essere consapevoli dell'evoluzione delle zone colpite dal virus ZIKV in Brasile e la regione del Pacifico e dovrebbero includere l'infezione ZIKV nella loro diagnosi differenziale per i viaggiatori provenienti da quelle zone. E oggi all’elenco delle malettie infettive trasmesse dalla zanzara tigre come la febbre gialla, dengue e chikungunya, che ha colpito oltre duecento persone anche in Italia, se ne aggiunge: lo Zika virus, “parente” (cioè legato filogeneticamente) dei virus della dengue, è stato isolato per la prima volta negli esseri umani negli anni Settanta, ma la sua virulenza è emersa solo con le epidemie del 2007 in Micronesia (5 mila casi) e del 2013 in Polinesia (55 mila casi). La zanzara della specie Aedes aegypti è considerata il principale responsabile della sua diffusione. I ricercatori dell’Institut de recherche pour le développement di Marsiglia e del Centre International de Recherches Medicales de Franceville (Gabon) hanno analizzato il sangue 4.312 pazienti colpiti da dengue o chikungunya in Gabon, dal 2007 al 2010, anni in cui in questo Paese si sono verificati numerosi casi. Hanno analizzato anche 4.665 zanzare prelevate nello stesso periodo, appartenenti a nove specie. I risultati mostrano che lo Zika virus era presente in numerosi sieri, ed è quindi probabile che abbia avuto un ruolo importante, e sottovalutato, nelle epidemie attribuite alle altre febbri. Il virus è stato trovato anche nelle zanzare, e in particolare in numerosi campioni di Aedes albopictus, più nota come zanzara tigre. Un aspetto che merita attenzione, perché la zanzara tigre è sempre più diffusa in Asia e Africa, ma anche in America e in Europa, dove si pensa sia arrivata nel 2004.In Italia, la diffusione di questi virus è monitorata da programmi specifici, come indicato nella circolare del Ministero della Salute “Sorveglianza dei casi umani delle malattie trasmesse da vettori con particolare riferimento a Chikungunya, Dengue, Zika virus e West Nile Disease 2014“. Il 15 maggio 2015, il Ministero della salute del Brasile ha confermato l'esistenza di un focolaio del ZIKV nel paese in seguito all'identificazione del ZIKV in 16 campioni (otto da Bahia e otto da Rio Grande do Norte) dal laboratorio nazionale di riferimento. Il Ministero della salute sta studiando altri casi sospetti e ha rafforzato le misure di sorveglianza, prevenzione e controllo del paese. Questo è il primo rapporto dell'infezione autoctona di ZIKV in Brasile. Nel 2015, il dipartimento della salute di Vanuatu ha segnalato un numero imprecisato di casi confermati di ZIKV. Nelle Isole Salomone, è in corso dal febbraio 2015 una epidemia, probabilmente legata a recenti focolai in altri paesi dell'isola del Pacifico. A partire dal 20 maggio 2015, il direzione des Affaires Sanitaires et Sociales de Nouvelle-Calédonie ha segnalato 82 casi confermati di malattia ZIKV in Nuova Caledonia dal 1° gennaio 2015.Il territorio italiano è particolarmente interessato al problema della zanzara tigre. Lo “Sportello dei Diritti” invita il Ministro della Salute a monitorare attentamente la situazione dopo la conferma dei casi in Svizzera.
sabato 23 gennaio 2016
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giovedì 21 gennaio 2016

COME DIFENDERSI DAI FURTI DI BICICLETTE

Al boom delle vendite di bici è seguito quello del più classico dei furti. Un vero e proprio flagello, se si pensa che è il mezzo di trasporto di 35 milioni di persone che utilizzano per spostarsi lasciando l'auto in garage. Dall'anno scorso nello stesso periodo che coincide anche con quello dell'aumento esponenziale dell'utilizzo di velocipedi riferito alla bella stagione, la percentuale di furti segnalati segna almeno il 30 % in più, 4mila al giorno ed a qualsiasi ora del giorno. Il numero esatto, peraltro, é pressoché impossibile da individuare giacché molti di questi fatti non vengono neanche denunciati, specie se ad essere rubata é una bicicletta vecchia ed obsoleta. Infatti secondo gli ultimi dati solo una persona su cinque ne denuncia il furto. E così il boom delle vendite e la mancanza di una cultura della bici ‘legale’ hanno dato il via a un circolo vizioso che favorisce i ladri. Ed allora come fare per fermare i ladri di biciclette? In Svizzera è stata escogitata una soluzione che sicuramente si rivelerà efficace. La Città di Losanna proporrà ai proprietari di biciclette e di motocicli di apporre ai loro mezzi un chip che permetterà di localizzarli più facilmente in caso di furto. Già testato a Yverdon-les-Bains (VD), il dispositivo potrebbe essere introdotto dalla prossima estate.Entro questa scadenza, la polizia municipale sarà dotata del materiale che le consentirà di individuare le biciclette rubate. Saranno in particolare messi in servizio nei parcheggi destinati a questi veicoli una settantina di apparecchi, di cui 50 mobili, indica oggi il municipale losannese Grégoire Junod. Il costo del chip oscillerà da 60 a 80 franchi. Il sistema di localizzazione sarà testato sull'arco di cinque anni. Le autorità ne valuteranno in seguito l'efficacia. Da alcuni anni, il furto di biciclette è in costante aumento in Svizzera: da 37'494 nel 2013, il loro numero è salito a 47'726 nel 2014. La progressione del 27% sarebbe dovuta principalmente alle biciclette elettriche. 
venerdi 22 gennaio 2016 
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mercoledì 20 gennaio 2016

FARMACI CONTRAFFATTI: UN BUSINESS DA 200 MILIARDI DI DOLLARI L'ANNO

ll 38% di tutti i prodotti sequestrati per irregolarità è costituto da medicinali falsificati, un mercato che vale addirittura 200 miliardi di dollari l'anno. E inoltre contiene medicinali il 36% dei colli postali sequestrati. Lo evidenzia l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel report “Illicit trade: convergence of criminal networks”, che scatta una fotografia del fenomeno negli Stati Ocse senza trascurare i numerosi furti negli ospedali italiani e nella filiera. Nel nostro Paese, recita il report citando il management di un’azienda, “spariscono” ogni mese cinque cargo per il trasporto di medicinali. Il Pharmaceutical Security Institute, citato dall'Ocse, afferma che se nel 2002 si erano registrati 196 eventi criminosi legati alla contraffazione e/o al commercio illegale o al furto di farmaci, nel 2014 questo numero è salito a 2.177. I dati più recenti di comparazione mostrano che sia a livello europeo (Commissione Europea) che a livello mondiale (WCO), la contraffazione continua a crescere parallelamente alla crescita della globalizzazione e del commercio via internet. E questo pur tenendo conto che si tratta in un caso come nell’altro di dati interdoganali, che quindi non includono le contraffazioni prodotte e consumate all’interno della stessa regione doganale. Per quanto concerne la casistica delle falsificazioni, il 32% dei farmaci contraffatti non contiene principio attivo, il 20% ne contiene quantità non corrette, il 21,4% è composto da ingredienti sbagliati, il 15,6% ha corrette quantità di principi attivi ma un packaging falso e l'8,5% contiene alti livelli di impurità e contaminanti. Internet, infine, resta la via più diffusa per vendere e comprare questi prodotti: oltre il 50% dei farmaci reperibili online è falso. Per lo “Sportello dei Diritti” cresce, quindi, il valore complessivo della contraffazione, ma crescono più che proporzionalmente i rischi per il consumatore perché i prodotti di uso quotidiano e prodotti potenzialmente dannosi per la salute e per la sicurezza dei consumatori ammontano al 38,6% dei sequestri effettuati nel 2014, confrontati con il 24,5% del 2013. Una situazione ancora più allarmante se si considera che circa il 24% dei sequestri ha riguardato farmaci e che tra i colli postali sequestrati (ovvero i piccoli acquisti effettuati direttamente dal consumatore) circa il 36% erano medicinali.
mercoledi 20  gennaio 2016 
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domenica 17 gennaio 2016

E' BOOM DELLE PROTESI DEL PENE: 300 IMPIANTI NELL'ULTIMO ANNO

Il giorno dopo l'impianto di una protesi del pene è "quello della rinascita di un uomo". A parlare è Gabriele Antonini, urologo-andrologo del dipartimento di Urologia 'U. Bracci' dell'Umberto I - Sapienza Università di Roma. E' lui ad avere il primato delle protesi del pene impiantante in Italia, 40 su 300 totali nell'ultimo anno, secondo i dati del registro di implantologia protesica peniena della Società italiana di andrologia. "Mi sono dedicato completamente a questa chirurgia e nel tempo ho cercato di ultra-specializzarmi in questo settore - spiega Antonini all'Adnkronos Salute - cercando di raggiungere in termini di risultati degli standard qualitativi molto alti".
"Ci sono uomini che ogni giorno devono convivere con il dominante squilibrio tra un deficit, apparentemente irrisolvibile di una funzione così importante del proprio corpo, e l’essere animati da una immutata sete di voler vivere ancora quello straordinario piacere della vita che è il sesso - ricorda il chirurgo - uno squilibrio dilaniante, che nella maggior parte dei casi diventa il viatico che conduce lentamente, quasi senza accorgersene, ad ammalarsi di quel male oscuro che è la depressione. Ed è proprio a questi uomini 'senza piacere dell’oggi e senza passione nel domani' che noi ci rivolgiamo".
Secondo Antonini, "una protesi peniena è la migliore opzione chirurgica per il trattamento degli uomini con disfunzione erettile. Alcuni la considerano come 'l'ultima spiaggia', ma io non sono d’accordo. Un impianto al pene può essere effettuato in qualsiasi paziente affetto da disfunzione erettile organica. La maggior parte di questi problemi non riescono a risolversi spontaneamente con trattamenti non chirurgici - aggiunge - Temporeggiare significa avere un notevole e irreversibile accorciamento del pene causato dalla scarsa ossigenazione dei corpi cavernosi. Cosa ancor più grave nei pazienti affetti da 'induratio penis plastica', una condizione patologica, che determina deformità e severi incurvamenti del pene".
La protesi dell'organo sessuale maschile è un dispositivo endocavernoso costituito da due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i corpi cavernosi. Può essere non idraulica (malleabili), e idraulica (tricomponenti).
"La prima è la più semplice, costituita da due cilindri di consistenza costante che producono un’erezione di rigidità sufficiente all'atto sessuale, ma tale da permettere la flessione del pene. Rappresenta il modello di prima scelta nei casi in cui esistano limitazioni della manualità del paziente - sottolinea Antonini - i modelli idraulici sono invece costituiti da due cilindri gonfiabili, un dispositivo di controllo interno allo scroto e un serbatoio di liquido posizionato vicino la vescica. Si crea un sistema a circuito chiuso, dove il liquido viene trasferito ai due cilindri per ottenere l’erezione e, sempre a comando manuale, viene ritrasferito al serbatoio per ottenere la flaccidità".
La protesi idraulica permette di ottenere "un’erezione di consistenza e aspetto non distinguibile da un’erezione naturale - precisa il chirurgo - con la stessa sensibilità di prima dell’intervento, e con la stessa capacità di eiaculazione e orgasmo, il tutto non notando nulla dall’esterno. Infatti, tutti gli elementi della protesi sono all’interno del corpo".
Antonini utilizza un tecnica mininvasiva per l'intervento definita 'Minimally invasive penile prosthesis implant'. "La uso soprattutto nei pazienti operati per carcinoma della prostata - spiega l'esperto - e in quelli affetti da diabete e 'induratio penis plastica'. L’innovazione sta tutta nella tecnica utilizzata per posizionare l’impianto: si effettua una incisione infrapubica alla base del pene di appena 2 centimetri per l’impianto delle protesi peniena idraulica. L’intervento dura circa venti minuti, contro i 50 minuti di quello tradizionale a tutto beneficio del dolore post operatorio, che è quasi inesistente, e del rischio di infezioni che diminuisce considerevolmente ed è prossimo allo zero per cento".
Qualsiasi tipo di intervento chirurgico è caratterizzato da un grande stress psicologico. "Lo sappiamo bene - avverte Antonini - ed è per questo che interveniamo preparando emotivamente il paziente, dandogli il coraggio per affrontare una procedura chirurgica in una parte anatomica così delicata e privata. Oltre a uno psicoterapeuta che valuta più scientificamente le motivazioni del paziente, forniamo un sostegno reale con il contributo di altri ex pazienti che hanno già provato la stessa situazione e si rendono disponibili a raccontare la loro esperienza ed a mostrare il risultato dell’impianto protesico. Questo dà grande coraggio e rafforza la loro convinzione".
"Facciamo questo per ognuno di loro, prendendocene cura, accogliendo e comprendendo i loro bisogni. Credo sia proprio questo il segreto del successo, mettere a proprio agio il paziente, farlo sentire capito nel suo dramma di uomo 'incompleto' e farlo rinascere. Sì, per noi il giorno dell’impianto protesico è quello della rinascita del paziente", conclude il chirurgo.
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sabato 16 gennaio 2016

L'ANTIDEPRESSIVO PROZAC PER COMBATTERE LA SINDROME DI DOWN

Il Prozac, il popolare antidepressivo, potrebbe trovare un nuovo impiego contro la sindrome di Down. Diversi studi hanno mostrato che il farmaco ha effetti positivi sul cervello di topi con la malattia. E diversi genitori l'hanno dato ai propri figli, condividendo evidenze aneddotiche di qualche beneficio. Una risposta potrebbe arrivare ora da uno studio scientifico, il primo del genere, a cura dell'University of Texas Southwestern Medical Center a Dallas, che a breve arruolerà donne incinte. I feti hanno già avuto la diagnosi di sindrome di Down, e l'obiettivo dei ricercatori è verificare se il Prozac riuscirà a evitare che i bimbi nascano con i sintomi o migliorare lo sviluppo cerebrale e ridurre gli effetti della malattia.
La ricerca è stata co-finanziata da Paul Watson, un pilota americano, padre di un ragazzo 14enne con la sindrome di Down. Lo stesso Watson ha raccontato a 'Mit Technology Review' (la rivista del Mit) di aver dato il farmaco anti-depressivo al figlio per 3 anni, con buoni risultati a livello cognitivo.
Alla fine del mese i medici arruoleranno 21 donne, di cui 14 riceveranno il Prozac e le altre placebo. Dopo la nascita, i bimbi continueranno ad assumere la pillola fino ai 2 anni, con valutazioni regolari.
Watson non è il solo genitore a dare il Prozac al figlio nel tentativo di combattere la sindrome di Down, nota anche come trisomia 21, per la presenza di un'extra copia del cromosoma 21. Secondo le associazioni di familiari, circa 200 bambini con la malattia negli Usa prendono il farmaco a base di fluoxetina per migliorare la funzionalità cerebrale. Anche oltreoceano si sta facendo largo la tesi che l'antidepressivo possa funzionare contro la sindrome di Down.
Lo studio pilota non dispone ancora dei numeri sufficienti per dare una risposta definitiva, ma se i risultati sono promettenti, la ricerca si allargherà ad altri ospedali, annuncia a 'Mit Technology Review' Carol Tamminga, a capo del dipartimento di psichiatria dell'università di Dallas e principale autore dello studio. Anche lei, come Watson, ha un interesse personale nella ricerca, la sorella con sindrome di Down, morta ad appena 20 anni.
La fluoxetina agisce aumentando i livelli di serotonina, un neurotrasmettirore che ha un ruolo importante nella regolazione dell'umore, ma anche nella formazione dei neuroni durante lo sviluppo cerebrale. Aumentando la serotonina durante la gravidanza, i piccoli con diagnosi di sindrome di Down potrebbero nascere con un cervello più vicino a uno in grado di funzionare normalmente, è la tesi dei ricercatori.
Una tesi in cui crede anche l'italiana Renata Bartesaghi, professore associato al Dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie dell'università di Bologna, che nel 2014 ha pubblicato uno studio sugli effetti del Prozac in topi in gravidanza. I cuccioli sono nati con un numero normale di neuroni. In Italia non è stato possibile testare il farmaco in gravidanza, ma Bartesaghi lo sperimenterà in un gruppo di bambini con sindrome di Down.
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giovedì 14 gennaio 2016

PLASTICA NELLO STOMACO DI PESCI: E' ALLARME PER I CONSUMATORI

Ricercatori tedeschi dell'autorevole Istituto Alfred Wegener per la Ricerca marina e polare (AWI) lanciano l'allarme: nel Mare del Nord e nel Mar Baltico la maggior parte degli animali marini hanno residui di plastica nello stomaco a causa d'innumerovoli minuscole particelle di plastica che galleggiano nell'acqua. É noto che la presenza di rifiuti plastica é causa di molti problemi alla vita marina, dei pesci, balene, foche, tartarughe e uccelli marini. Possono rimanere avvolti nella plastica e annegare. Ora i ricercatori hanno trovato anche particelle di plastica nello stomaco di pesci commestibili come il merluzzo, lo sgombro e l'aringa. La plastica non marcisce e questo diventa un problema per gli oceani. La cosiddetta micro plastica, che è solo di pochi millimetri è stato al centro della ricerca. Le minuscole particelle si formano quando insieme il vento, le onde e la luce comprimono questo materiale chimico. Gli esperti stimano che attualmente ogni anno tra 5 e 13 milioni di tonnellate di immondizia di plastica finiscono nei mari. Attualmente, circolerebbero fino a 580.000 particelle per chilometro quadrato attraverso gli oceani. Particolarmente preoccupante è che la produzione mondiale di materie plastiche aumenta rapidamente e così anche i rifiuti di plastica. Le particelle sono state trovate in tutti gli oceani del mondo, dove sono assorbite da uccelli marini, balene e creature sul fondo dell'oceano. Le parti inghiottite possono ostruire il tratto digestivo e costringere gli animali ad un destino tragico in quanto muoiono di fame. Inoltre, le tossine si accumulano nella plastica, segnalano i biologi dell'Alfred Wegener Institute, che viene ingerita dal pesce commestibile per poi essere assunta nella dieta anche dagli esseri umani. I ricercatori hanno esaminato in due studi il contenuto dello stomaco e dell'apparato digerente di 290 sgombri, sogliole, aringhe e merluzzi del Mare del Nord e del Mar Baltico. In tal modo, essi hanno scoperto che gli sgombri riescono ad ingerire più micro plastica rispetto ai pesci che vivono costantemente sul fondo marino come la sogliola. "Prevediamo che l'inclusione di plastica nei pesci aumenterà, e che si troverà entro il 2050 nell'apparato digerente del 99 % di tutte le specie" scrivono i ricercatori. Gli scienziati invocano, quindi, un migliore smaltimento dei rifiuti. Questa previsione si basa sul presupposto che la produzione globale di plastica raddoppia ogni 11 anni e i rifiuti di plastica in tutto il mondo, aumentando drasticamente di conseguenza nei mari. L'unica soluzione é un efficace smaltimento dei rifiuti ed un utilizzo sempre più ridotto dei prodotti in plastica monouso.
giovedi 14 gennaio 2016 
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martedì 12 gennaio 2016

SAMSUNG RISARCIRA' CENTINAIA DI DIPENDENTI CHE SI SONO AMMALATI DI CANCRO

Il colosso elettronico sudcoreano ha messo fine a una controversia legale che è durata anni raggiungendo un "accordo definitivo" con i rappresentanti 

dei dipendenti che hanno contratto il cancro nelle sue fabbriche di semiconduttori. L'accordo prevede anche di migliorare le condizioni sanitarie e la 

sicurezza in tutte le fabbriche. Secondo gli avvocati diversi operai degli stabilimenti, precisamente 224 lavoratori, si sono ammalati di leucemia e di altre 

malattie incurabili ed alcuni di essi, 87 per la precisione, sono morti. I casi sono stati raccolti in due documentari realizzati per volere di alcuni dei 

dipendenti malati: tra questi c’è anche la storia di Han Hye-kyung che quando finì il liceo e ricevette un'offerta di lavoro in Samsung, la sua famiglia 

festeggiò l'evento con un barbecue. Ma nel giro di due anni, le sparirono le mestruazioni. Poi smise di camminare dritta. Poi i dottori le trovarono un 

tumore al cervello. Han Hye-kyung e la sua famiglia sono convinti che la malattia sia causata dalle tossine di una fabbrica del colosso del tech 

sudcoreano. Oppure quello di Hwang Sang-ki, che racconta di come sua figlia sia morta nel 2007 dopo aver lavorato quattro anni uno stabilimento di 

microchip Samsung di Giheung, a contatto, racconta l’uomo, con sostanze chimiche pericolose che avrebbero causato, o quanto meno aggravato, la sua 

malattia. Per anni, Samsung ha respinto qualsiasi collegamento con il cancro dei suoi dipendenti e solo di recente la storia è venuta alla ribalta anche 

grazie a un film denuncia sulle condizioni di lavoro in Corea del Sud realizzato grazie al crowdfunding (il finanziamento online) e dal titolo «Another 

Promise». Le persone coinvolte negli ultimi sette anni, lavoravano quasi tutti nell'impianto di Giheung, a 30 chilometri da Seul, dove la maggior parte 

degli operai sono di sesso femminile e dove vengono prodotti semiconduttori e cristalli liquidi. Il colosso sud coreano è stato costretto a chiedere 

pubblicamente scusa, con una conferenza stampa trasmessa sulla tv nazionale, per la «mancanza di attenzione» nei confronti del dolore e delle malattie 

che hanno colpito i suoi ex dipendenti. Samsung si è spinta anche oltre promettendo compensi per le famiglie delle vittime ma, allo stesso tempo, non 

assumendosi responsabilità dirette. Banolim, una delle associazioni delle vittime, ha tuttavia ritenuto che la questione non è stata risolta, contrariamente 

a quanto detto da un portavoce della società. Samsung è conosciuta a livello per i suoi smartphone e tablet, ma in Corea del Sud la sua influenza è ancora 

più ampia: il colosso vende anche assicurazioni, costruisce immobili e rappresenta un quinto del Pil nazionale. Negli ultimi anni, evidenzia lo “Sportello 

dei Diritti” anche Apple e altri colossi della tecnologia sono finita nel mirino per le terribili condizioni di lavoro degli operai alla Foxconn.
martedi 12 gennaio 2016 
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domenica 10 gennaio 2016

DOPO LE FESTE LA BILANCIA SI ODIA: COME SMALTIRE I CHILI IN MANIERA INTELLIGENTE

Appesantiti dalle feste di fine anno, in molti fanno i conti con la bilancia. Durante le feste si possono accumulare dai 5 ai 7 chili e si arriva ad ingurgitare l'equivalente di oltre 10 mila calorie al giorno. E se le donne in queste occasioni tendono ad abusare di dolci, che favoriscono l'aumento della cellulite e la ritenzione idrica, gli uomini eccedono con cibi salati e grassi che favoriscono l'aumento dell'adipe viscerale. Lo spiega Serena Missori, diabetologa e endocrinologa, docente all’Università Sapienza di Roma, secondo cui bisogna correre ai ripari, grazie ai 7 punti del programma Re-Start.
"L'eccessivo introito di alimenti spesso fritti, troppo conditi, troppo dolci, sottopone il nostro corpo ad uno sforzo eccessivo ed aumenta la produzione dei radicali liberi, fra i principali responsabili dell'invecchiamento e delle tossine che si accumulano nell'intestino - dice l'esperta all'Adnkronos Salute - arrecandogli una sofferenza che si traduce in meteorismo, costipazione e talvolta diarrea e sovraccaricando il fegato che deve gestire e metabolizzare ogni sostanza introdotta in una condizione di steatosi (aumento del grasso epatico). Basta un solo bicchiere di vino - ricorda - per far accumulare gocce di grasso nel fegato", afferma l’esperta.

Secondo Missori, autrice del libro 'Allenati, Mangia e Sorridi- Riequilibra l'intestino e torna in forma con il programma Re-Start' (Edizioni LSWR), "uomo e donna ingrassano in maniera differente. La differenza risiede nel biotipo morfologico e nell'assetto ormonale. Le donne tendono ad ingrassare prevalentemente in tre modi: a 'botte' se appartengono al biotipo sanguigno e quindi accumulano adipe su viso, collo, schiena e pancia con un grasso sottocutaneo duro e un grasso viscerale denso per aumento degli ormoni insulina e cortisolo; ad 'anfora' se appartengono ad un mix di più biotipi come ad esempio il cerebrale-linfatico, bilioso-linfatico, sanguigno linfatico, con accumulo di adipe molle e molta cellulite dall'ombelico alle caviglie e sulle braccia per aumento degli estrogeni; a ciambella se appartengono al biotipo cerebrale ma anche con componenti biliose con accumulo di adipe sulla schiena e fianchi per aumento dell'adrenalina e del cortisolo".

"Gli uomini invece - prosegue - tendono prevalentemente ad ingrassare sull'addome, che può diventare globoso e duro se appartengono al biotipo sanguigno o più molle e sceso se appartengono al biotipo bilioso e/o linfatico, oppure a mettere su le 'maniglie dell'amore' se appartengono al biotipo cerebrale o cerebrale-bilioso", aggiunge la Missori. Ma se potessimo guardare dentro il nostro corpo, dopo le abbuffate natalizie, cosa vedremmo? "Una super centrale tuttofare che governa il nostro mondo interiore estremamente provata ed affaticata che fa acqua in molti punti e sbuffa in altri", dice l'esperta.

Nel dettaglio: le arterie sarebbero più 'unte', perché ricoperte da più colesterolo. L'intestino "ingrossato, gonfio, arrossato ed irritato perché deve gestire una grande mole di lavoro ed alimenti non sempre sani, una flora batterica intestinale buona in lotta con quella cattiva che produce tanto gas. I polmoni - continua Missori - sarebbero più affaticati perché il grasso aumenta anche nel torace. Il fegato apparirebbe ricoperto di chiazze gialle (il grasso), la bile più densa e vischiosa, mentre lo stomaco è dilatato e brucia perché è stato riempito oltre le sue capacità ed è stato sottoposto ad una maggiore produzione di acidi gastrici indispensabili per la digestione che vanno però anche ad alterare l'integrità della parete dello stomaco stesso irritandolo".

Anche le articolazioni sono infiammate, mentre "la pelle appare più rilassata e meno tonica perché tutto il grande sforzo è concentrato nei grandi apparati e quindi la pelle viene nutrita meno. Ecco perché dopo grandi abbuffate la pelle può risultare più spenta, con poco tono e più rugosa".

Ecco i 7 punti per un Re-Start alimentare:

1) Pulire la lingua. Sulla lingua si depositano batteri del cavo orale, funghi, lieviti, tossine espulse dall'organismo e cellule di sfaldamento che vanno a formare una patina bianca, che talvolta vira al giallo-grigio quando l'accumulo è eccessivo e cronico. Se la lingua non viene pulita con regolarità, ogni volta che si deglutisce questa patina viene ingerita e va a sovraccaricare l'apparato digerente alterandone la funzione. "Quando si è stressati, si mangiano troppi grassi e zuccheri, si aumenta di peso, si soffre di colon irritabile, di gonfiore addominale, la patina aumenta perché aumenta lo stato di intossicazione e ce ne possiamo accorgere anche per l'alito cattivo. La pratica di pulire la lingua - ricorda - è antica e appartenente all'Hathayoga".

Ma come fare? "Bisogna pulire la lingua tutte la mattine al risveglio con un cucchiaino: tirare fuori la lingua, poggiare il cucchiaino alla base della lingua con il lato concavo verso l'alto e spostarlo in avanti sulla lingua stessa, pulire il cucchiaino dalla patina e ripetere 3-4 volte".

2) Auto massaggi sull'addome. "Questo favorisce la distensione del colon irritato dagli abusi alimentari e dallo stress, migliora la peristalsi e stimola il dimagrimento del grasso sottocutaneo. Bisogna utilizzare l'olio di mandorle o di oliva da scaldare leggermente a bagno maria, aggiungere 2-3 gocce di olio essenziale di finocchio se prevale il gonfiore, di limone se prevale il grasso, di lavanda se è presente la colite da stress. E' possibile utilizzarli contemporaneamente. Sdraiarsi sul letto, sul divano o su un tappetino e scoprire la pancia. Applicare l'olio con la mano destra piatta con un movimento circolare da destra a sinistra, tenendo la mano premuta per 4-5 secondi sulle zone più dolenti. Un auto massaggio di cinque minuti faciliterà il dimagrimento perché migliora la circolazione venosa e linfatica dall'addome, aiuta a rimuovere i ristagni di gas e cibo, migliora la percezione del proprio corpo rendendoci più consapevoli sullo stato di salute dell'apparato digerente", dice.

3) Fare movimento. Salire le scale a due a due almeno 5 minuti, 3-4 volte a settimana, preferibilmente prima del pranzo. Questo farà aumentare il dispendio calorico, favorirà la riduzione della cellulite e dell'adipe e la produzione endogena dell'ormone GH che aiuta a ridurre il grasso addominale.

4) Azione detox. Utilizzare la barbabietola rossa come arma disintossicante. Aiuta ad eliminare le tossine e migliora la circolazione facilitando la scissione del grasso. Aggiungerla crudo o cotta al vapore nel frullato della mattina, nell'insalata del pranzo o nella zuppa della sera.

5) Azione antinfiammatoria. Arricchire l'olio che si utilizza per condire con spezie antiossidanti che favoriscono il dimagrimento aumentando la combustione dei grassi e riducendo l'infiammazione dei tessuti. Curcuma, peperoncino e pepe sono l'ideale. Per 1 litro di olio extra vergine d'oliva aggiungere 3 cucchiai di curcuma in polvere, 1 cucchiaio di peperoncino macinato ed 1 cucchiaio di pepe nero. Agitare e lasciar riposare per 2 giorni e poi iniziare ad utilizzare.

6) No latte. Meglio bere il latte vegetale al cacao crudo e peperoncino che aumenta la termogenesi, è ricco di antiossidanti e favorisce il dimagrimento. Utilizzare come base il latte di mandorle, a cui aggiungere del cacao crudo (non tostato), il peperoncino e lo sciroppo d'acero che favorisce la funzionalità intestinale.

7) Via le tossine. Bere un infuso a base di semi di lino e zenzero al giorno, meglio la sera prima di dormire, per lenire l'intestino, ridurre l'infiammazione e favorire l'eliminazione delle tossine intestinali migliorando l'evacuazione. adnkronos
domenica 10 gennaio 2016
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mercoledì 6 gennaio 2016

INFLUENZA: IN ARRIVO QUATTRO TIPI DI VIRUS CHE COLPIRANNO 10 MILIONI DI PERSONE

Terminate le vacanze e con i primi freddi alle porte è inevitabile parlare del classico malanno di stagione: l’influenza. Secondo la Rete Italiana Sorveglianza Influenza che descrive i casi di sindrome influenzale, ne stima l’incidenza settimanale durante la stagione invernale e ne determina durata e intensità dell’epidemia, in Italia, l’incidenza è sotto la soglia epidemica tranne in Piemonte, nella provincia di  Trento, nel Lazio, in Campania e in Basilicata, attualmente pari a 1,49 casi per mille assistiti. Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 90.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 573.000 casi. Durante la cinquantunesima settimana del 2015, 756 medici sentinella hanno inviato dati circa la frequenza di sindromi influenzali tra i propri assistiti. Il valore dell’incidenza totale è pari a 1,49 casi per mille assistiti. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 4,18 casi per mille assistiti, nella fascia di età 5-14 anni a 1,81 nella fascia 15-64 anni a 1,57 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 0,56 casi per mille assistiti. Gli esperti del Ministero della Salute, hanno fatto sapere che per quest’anno non sembrano preoccupati. Sono previsti 4 diversi virus, e che potrebbero arrivare sul territorio italiano, ma con un’incidenza nella media degli scorsi anni. Molto dipenderà dal clima, ma si prevede che saranno circa 4-5 milioni gli italiani che finiranno a letto con la meno desiderata delle compagne. Uno non è una novità, è il virus California A/H1N1 che circola sin dal 2009, gli altri sono varianti dei virus che già circolavano negli scorsi anni e cioè A/H3N2, B/Pukhet e B/Brisbane. A questi poi si dovranno aggiungere oltre 200 tra rinovirus, adenovirus e coronavirus che producono sintomi simili ai virus dell’influenza 2016, ma che non sono considerati virus influenzali. Le conseguenze saranno soprattutto febbre, raffreddore e mal di pancia o altri sintomi gastrointestinali che si stima colpiranno fino a 10 milioni di persone. Il periodo più a rischio sarà come sempre quello dopo Natale quando un mix tra basse temperature, dopo baci e abbracci tra parenti, darà un’accelerata alla diffusione dei virus influenzali. La differenza tra i virus influenzali e quelli non influenzali è che nel primo caso la febbre arriva all’improvviso, è superiore ai 38 gradi ed è accompagnata da dolori muscolari e articolari, mal di gola e tosse. Secondo le previsioni il 40% delle persone che verranno colpite sarà sotto i 18 anni, un altro 40% tra i 18 e i 65 e solo il 20% sarà over 65, anche se per loro l’influenza potrebbe portare conseguenze più gravi rispetto a chi è più giovane e sano.
mercoledi 6 gennaio 2016 
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MULTE: SE ARRIVA UNA RACCOMANDATA IN BUSTA VERDE DALLA CROAZIA CON LA RICHIESTA DI DENARO E' UNA TRUFFA

Multe: se arriva una raccomandata in busta verde, del tipo usato anche in Italia, proveniente dalla Croazia, è una truffa. E' l'ultimo raggiro, in ordine di tempo, messo a segno da ignoti ai danni dei consumatori italiani. La busta verde che viene recapitata agli utenti, del tipo contravvenzione al codice della strada, autovelox) contiene una richiesta di denaro tra i 184 e i 250 euro per una multa da eccesso di velocità e l'indicazione di un Iban italiano. Cestinatela subito, perchè si tratta di una truffa, secondo la polizia di stato che sta avvertendo i cittadini attraverso i social. "Questa comunicazione non ha alcun valore legale essendo un atto falso" sottolinea la Polizia chiedendo di segnalare alle forze dell'ordine l'eventuale ricezione di una simile raccomandata e di non effettuare il pagamento.
mercoledi 6 gennaio 2016
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martedì 5 gennaio 2016

OGNI ANNO 420 MILA PERSONE MUOIONO PER TOSSINFEZIONI ALIMENTARI

Ogni anno, una persona su 10 si ammala per aver mangiato cibo contaminato e 420 mila persone muoiono per tossinfezioni alimentari. Queste patologie colpiscono particolarmente i bambini al di sotto dei 5 anni di età (125 mila decessi l’anno) e i Paesi della Regione Africana e del Sud Est asiatico. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Estimates of the global burden of foodborne diseases” pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dicembre 2015. Anche nell'Unione Europea ed in Italia le principali infezioni alimentari, confermando il trend in ascesa dal 2008, con le infezioni da Campylobacter che restano le più comuni, seguite dalle salmonellosi, benché con ordini di grandezza molto diversi, circa 200 mila casi l’anno per la prima e circa 2000 per la seconda. E il Nostro Paese secondo le statistiche europee occuperebbe il secondo posto nella classifica del numero di intossicazioni alimentari registrate. Lo riferisce il nuovo report europeo sulle zoonosi e sugli episodi epidemici di tossinfezione alimentare “The European Union summary report on trends and sources of zoonoses, zoonotic agents and food-borne outbreaks in 2014”, pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 17 dicembre 2015. Il documento – che presenta i dati sulla sorveglianza delle infezioni da agenti zoonotici nell’uomo ed il relativo monitoraggio nelle fonti alimentari e nei serbatoi animali relativi al 2014 – sottolinea inoltre che quest’anno, a livello europeo, anche dalle salmonellosi giungono notizie in controtendenza rispetto al trend in diminuzione osservato negli scorsi anni. Quest’infezione, in costante calo negli ultimi 5 anni, ha mostrato, infatti, una lieve inversione di tendenza. I sette principali patogeni che si ritrovano nei prodotti di origine animale (Campylobacter jejunì, Clostridium perfrigens, E. coli 0157:H7, Listeria monocytogenes, Salmonella, Staphylococcus aureus, Toxoplasma gondii) sono responsabili annualmente da 3,3 fino a 12,3 milioni di casi di intossicazioni alimentari, con 3.900 decessi ed un costo stimato da 6,5 a 34 miliardi di dollari (spese sanitarie + mancata produttività lavorativa del malato) nel mondo.Tali cifre dimostrano che l'incidenza delle malattie trasmesse da alimenti è in costante ascesa in tutti i paesi industrializzati. Tale pericolosa tendenza è ascrivibile in gran parte alle modifiche dello stile di vita e delle scelte alimentari di noi consumatori.

Le mutate abitudini lavorative (e di studio) hanno indotto un aumento del numero dei pasti consumati fuori casa, che negli Stati Uniti sono ritenuti responsabili dell'80% degli episodi delle intossicazioni segnalati. Questo fenomeno ha condizionato anche un incremento del numero dei punti di ristoro (bar, chioschi) in aggiunta ai ristoranti e alle mense preesistenti, con le conseguenti difficoltà ad effettuare un efficace controllo sanitario. La ridotta disponibilità di tempo nelle famiglie, dove spesso lavora anche la madre, ha ridotto drasticamente la propensione alla preparazione del cibo casalingo, con una progressiva perdita di competenze specifiche nella confezione e conservazione degli alimenti e un ricorso sempre più frequente all'acquisto di pasti pronti, che richiedono particolari cautele (consumo immediato o immediata refrigerazione). Inoltre l'assenza di entrambi i genitori da casa costringe sempre più spesso i minori (i cui genitori non posseggono più l'esperienza per fornire una sufficiente dote di nozioni pratiche) a preparare essi stessi il pasto, con modalità non sempre igienicamente corrette (i.e. inadeguato riscaldamento, contaminazione di cibi cotti con cibi crudi). Anche le nuove preferenze alimentari dei consumatori possono giocare un ruolo non secondario. La ricerca di gusti nuovi (per esempio i frutti «esotici») e la perdita della nozione di stagionalità di frutta e verdura comportano l'importazione di questi prodotti da paesi lontani, con la concreta possibilità di trasporto anche degli agenti infettivi non usuali o “autoctoni”. Va segnalato poi il diffondersi nella popolazione di regimi dietetici volti alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, che prevedono l'uso di vegetali crudi e potenzialmente infetti. L'incremento dei casi di intossicazione alimentare è anche dovuto all'estendersi della fascia di soggetti a rischio (anziani, bambini, ìmmunodepressi) ed a fattori che concernono le diverse fasi di produzione (per esempio i metodi intensivi di allevamento del pollame) e lavorazione degli alimenti: a tal proposito un problema di rilievo può essere costituito dalla bassa specializzazione del personale addetto alla confezione degli alimenti e del suo rapido turn­over, che non consente di ottenere una corretta formazione igienico-sanitaria. Infine, permane purtroppo in gran parte della popolazione una scarsa propensione al rispetto delle più elementari norme igieniche per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale. Basti pensare che in un recente studio dell'American Society for Microbiology è emerso che il 21,3 % del campione studiato (6.330 adulti) non si lavavano le mani dopo aver usufruito dei servizi igienici. Le intossicazioni alimentari rappresentano anche nel 2015 la principale causa di MTA (malattie trasmesse dagli alimenti) (58%), seguite dagli avvelenamenti da funghi (27%), dall’intossicazioni da istamina (7%) e da tossina botulinica (7%). Gli agenti causali maggiormente rappresentati, dopo le tossine fungine, sono risultati: Salmonella spp., Stafilococcus aureus, Istamina e Cl. Botulinum.  Gli alimenti identificati come sospetti nello sviluppo dei focolai di tossinfezione alimentare sono stati i prodotti della pesca (24%) e i prodotti carnei (19%) con dati congrui alle analisi condotte su matrice alimentare che evidenziano le positività maggiori per i due alimenti sopra-citati.Incongruente risulta invece il dato relativo agli alimenti a base di uova, identificati come sospetti nel 13% delle indagini epidemiologiche in corso di MTA e raramente riscontrati positivi per patogeni nei controlli routinari sulle matrici alimentari (0/27). Tra l’altro anche alla luce dei risultati delle tipizzazioni di Salmonella spp. che confermano il trend di una prevalenza di S. typhimurium e della nuova variante monofasica 4,5,12:i e della quasi scomparsa di S. enteritidis, è possibile che le indagini epidemiologiche siano influenzate da pregiudizi radicati tra i sanitari che hanno il primo contatto con il paziente e che vedono la Salmonella collegata al consumo di uova. Le matrici di origine vegetali sono identificate come sospette nel 6% delle MTA, contro un 0.5% di positività nelle indagini su matrici alimentari (1/190). Nella maggior parte dei casi gli episodi di MTA si verificano presso l’abitazione privata (52%) o nella ristorazione pubblica (33%) dove spesso i fattori comportamentali (scorretto mantenimento della temperatura e contaminazione crociata) sono frequentemente identificati come fattori causali. 
martedi 5  gennaio 2016 
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lunedì 4 gennaio 2016

LA SALMONELLA RESISTE NEI CIBI SECCHI PER SEI MESI: ATTENTI ALLE INTOSSICAZIONI ALIMENTARI

Alcuni scienziati americani hanno scoperto che gli alimenti non comunemente associati con un'intossicazione alimentare, come biscotti e crackers, e in generale tutti quelli secchi hanno la capacità potenziale di portare pericolosi batteri per molto più tempo di quanto pensato. Dopo un aumento del numero di focolai di tossinfezioni alimentari, un team di ricercatori dell’University of Georgia ha studiato la salmonella all’interno dei cibi secchi e sono rimasti sorpresi nel rilevare che l'agente patogeno nocivo è sopravvissuto per almeno sei mesi. L’equipe ha utilizzato cinque diversi ceppi di salmonella e ha deliberatamente contaminato alcuni cibi con basso contenuto di umidità, come biscotti e cracker. Formaggio, burro, vaniglia e cioccolati ripieni sono stati tutti utilizzati per replicare i tipi di cracker e biscotti regolarmente trovati nei negozi e distributori automatici. Dopo aver analizzato i diversi cibi, gli scienziati sono stati in grado di determinare quanto tempo la salmonella è sopravvissuta. I ricercatori americani sono rimasti scioccati nello scoprire che la salmonella è sopravvissuta per così tanto tempo. Questi risultati si aggiungono alla prova che un'intossicazione alimentare può avvenire anche perché la salmonella riesce a sopravvivere per un periodo di tempo sufficientemente lungo in ambienti asciutti. Alla luce di tali risultati, gli esperti della salute hanno quindi avvertito che dovrebbero essere prese ulteriori precauzioni per impedire le contaminazioni nel processo di fabbricazione. La Food Standard Agency, un ente pubblico britannico, stima che le intossicazioni alimentari colpiscono fino a 5,5 milioni di persone nel Regno Unito ogni anno. Si pensa che la cifra reale potrebbe essere molto più alta, poiché molti casi non sono denunciati. Lo “Sportello dei Diritti” evidenzia che le intossicazioni alimentari causerebbero la morte di ben 125.000 bambini ogni anno nel mondo e che se si usassero maggiori precauzioni anche nella preparazione e confezionamento dei cibi, si potrebbero evitare moltissime tragedie.
lunedi 4 gennaio 2016
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domenica 3 gennaio 2016

L'INQUINAMENTO ACCORCIA LA VITA E AUMENTA IL RISCHIO DI SCLEROSI MULTIPLA

L'inquinamento dell'aria è un killer silenzioso ma letale, che è più dannoso di qualunque chiacchierato batterio e rimane il rischio più elevato per la salute. Non solo accorcia la durata della vita e contribuisce alla diffusione delle malattie cardiache, dei problemi respiratori e del cancro, ma aumenta il rischio di ammalarsi di sclerosi multipla, malattia neurodegenerativa che provoca lesioni a carico del sistema nervoso centrale. A destare l'allarme uno studio pubblicato sul sito della rivista scientifica "Revue Neurologique" e condotto da un team internazionale guidato da Lilian Calderón-Garcidueñas, del Centro di neuroscienze funzionali e strutturali dell'Università del Montana. Non solo dunque una ben nota causa di malattie respiratorie, oncologiche e cardiovascolari, l'inquinamento atmosferico è, già da anni, sospettato di essere anche un potente fattore di rischio ambientale per le malattie neurologiche e le neuropatologie. In particolare, lo studio appena pubblicato, si concentra sugli effetti del Pm10 e degli ossidi di azoto e ne esamina le conseguenze cliniche, cognitive, strutturali cerebrali e metaboliche. Per concludere che diffuse neuroinfiammazioni, danni all'apparato neurovascolare e produzione di autoanticorpi contro le proteine neurali sono risultati "preoccupanti nei bambini cronicamente esposti a concentrazioni superiori alle norme vigenti per l'ozono e il particolato fine (PM2.5), e possono costituire significativi fattori di rischio per lo sviluppo della malattia di Alzheimer" in età avanzata.Mentre pochi giorni fa un altro studio, pubblicato sul sito della rivista scientifica "Environmental Research", mostrava come l'esposizione al Pm10 aumenti i ricoveri ospedalieri per sclerosi multipla. A realizzare il monitoraggio,  un gruppo di ricercatori lombardi che ha rilevato un aumento acuto nelle risposte infiammatorie sistemiche e nella neuroinfiammazione, ipotizzando che l'inquinamento atmosferico possa avere un ruolo nel determinare la presenza e le recidive di sclerosi multipla.
domenica 3  gennaio 2016 
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sabato 2 gennaio 2016

DENTIFRICI: IL TRICLOSAN AUMENTEREBBE IL RISCHIO DI CELLULE TUMORALI

Il triclosan ancora una volta sotto accusa. Secondo alcuni studi, questa sostanza chimica, che è presente nei dentifrici, che vengono utilizzati da milioni 

di persone, aumenterebbe il rischio di crescita delle cellule tumorali, secondo un articolo apparso sul quotidiano britannico Daily Mail. Il produttore 

Colgate Total ha insistito sul fatto che il triclosan, che in determinate dosi fa parte del dentifricio e previene le malattie gengivali, è sicuro da usare ed è 

stato approvato dall'FDA Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia federale americana che si occupa dei farmaci, nel lontano 1997.  Tuttavia, si è 

scoperto che uno studio che presumibilmente conferma la sicurezza del dentifricio per la salute umana sarebbe stato condotto con l'assistenza stessa del 

produttore di Colgate Total, il che amplificherebbe i dubbi circa l'indipendenza e l'autenticità dei documenti presentati e delle relazioni. In effetti il 

triclosan potrebbe promuovere la crescita delle cellule tumorali, tuttavia, secondo il costruttore Colgate, questa sostanza chimica è pericolosa solo in 

grandi dosi. Un nuovo studio fornisce ulteriori prove del pericolo della sostanza - compreso il rischio di parto prematuro, e danni al tessuto osseo negli 

animali. Nonostante le prove - compresa la prova di difetti ossei fetali in topi e ratti - Colgate non attribuisce importanza ai risultati, perché gli studi 

sarebbero condotti su animali e non esseri umani. La multinazionale, quindi, ha affermato di non riconoscere la validità di questa ricerca, pubblicato su 

35 pagine, partendo dal presupposto che il loro dentifricio è completamente sicuro per gli esseri umani, come evidenziato da 80 studi clinici in 19 000 

persone. 
sabato 2 gennaio 2016 
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venerdì 1 gennaio 2016

ANNO NUOVO, PEDAGGIO PIU' CARO

Amara sorpresa per chi è partito in vacanza nei giorni scorsi. Al rientro dalle ferie, in questo mese di gennaio, troverà un inaspettato regalo da parte delle autorità italiane: dopo l’aumento di gennaio e giugno 2015 dei pedaggi autostradali per un totale di un 4%, il transito sulle autostrade costerà di più. A partire da oggi, infatti, scattano gli annuali aumenti dei pedaggi. Secondo quanto reso noto dal Ministero delle infrastrutture, l'aumento maggiore interesserà la A4 Torino-Milano dove gli automobilisti saranno chiamati a pagare il 6,5% in più. Rincari sono previsti pure sulla Strada dei Parchi +3,45% e sulla Pedemontana Lombarda, +1%. Critiche dallo “Sportello dei Diritti”, contro la politica lobbystica dei concessionari che sta letteralmente impoverendo tutta la mobilità del Paese. E' inaccettabile dover sostenere nuovi aumenti dei pedaggi autostradali perché lo vogliono le lobby a scapito dei cittadini, che già devono affrontare una crisi economica generale.
venerdi 1 gennaio 2016
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SERGIO MATTARELLA AGLI ITALIANI:"DOBBIAMO DIVENTARE UN PAESE MENO INGESSATO"

«Buonasera, un saluto molto cordiale a quanti mi ascoltano e gli auguri migliori, altrettanto cordiali, a tutte le italiane e a tutti gli italiani, in patria e all'estero; e a coloro che si trovano in Italia e che amano il nostro Paese. A tutti un buon 2016». Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto il tradizionale messaggio di fine anno.
«L'anno che sta per concludersi - ha proseguito il Capo dello Stato - ha recato molte novità intorno a noi: alcune positive, altre di segno negativo.
Questa sera non ripeterò le considerazioni che ho fatto, giorni fa, incontrando gli ambasciatori degli altri Paesi in Italia sulla politica internazionale, e neppure quelle svolte con i rappresentanti delle nostre istituzioni.
Stasera vorrei dedicare questi minuti con voi alle principali difficoltà e alle principali speranze della vita di ogni giorno.
Il lavoro anzitutto.
L'occupazione è tornata a crescere.
Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l'uscita dalla recessione economica e la ripresa non pongono ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie.
Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani.
Sono giovani che si sono preparati, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese. Ma non possono programmare il proprio futuro con la serenità necessaria.
Accanto a loro penso a tante persone, quarantenni e cinquantenni, che il lavoro lo hanno perduto, che faticano a trovarne un altro e che vivono con la preoccupazione dell'avvenire della propria famiglia.
Penso all'insufficiente occupazione femminile.
Il lavoro manca soprattutto nel Mezzogiorno. Si tratta di una questione nazionale. Senza una crescita del Meridione, l'intero Paese resterà indietro.
Le diseguaglianze rendono più fragile l'economia e le discriminazioni aumentano le sofferenze di chi è in difficoltà.
Come altrove, anche nel nostro Paese i giovani che provengono da alcuni ambienti sociali o da alcune regioni hanno più opportunità: dobbiamo diventare un Paese meno ingessato e con maggiore mobilità sociale.
Il lavoro e la società sono al centro di un grande processo di cambiamento.
L'innovazione è una sfida che riguarda tutti. La competizione richiede qualità, creatività, investimenti. Impresa privata e settore pubblico, in particolare scuola, università e ricerca, devono operare d'intesa.
La condizione economica dell'Italia va migliorando: questo va sottolineato.
Anche le prospettive per il 2016 appaiono favorevoli.
Senza dimenticare l'azione svolta dalle istituzioni, va detto - e tengo a dirlo - che moltissimi nostri concittadini hanno operato con impegno e con senso di responsabilità, in settori diversi e con compiti differenti. Hanno contribuito in questo modo, malgrado la crisi, a tenere in piedi l'economia italiana.
A tutti loro desidero render merito ed esprimere grande riconoscenza.
Così come intendo inviare un messaggio di sostegno e di speranza alle famiglie particolarmente in affanno: non vanno lasciate sole, e chiedo l'impegno di tutti perché le difficoltà si riducano e vengano superate.
Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall'evasione fiscale.
Secondo uno studio, recentissimo, di pochi giorni fa, di Confindustria, nel 2015 l'evasione fiscale e contributiva in Italia ammonta a 122 miliardi di euro. 122 miliardi! Vuol dire 7 punti e mezzo di PIL. Lo stesso studio calcola che anche soltanto dimezzando l'evasione si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro: gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero.
In questi giorni avvertiamo allarme per l'inquinamento, specialmente nelle grandi città.
Il problema dell'ambiente, che a molti e a lungo è apparso soltanto teorico, oggi si rivela concreto e centrale.
Mi auguro che lo si affronti con un comune impegno da parte di tutti.
Sono utili le diverse opinioni - e non si può certo comprimere il confronto politico - ma siamo di fronte anche alla natura, e ai suoi mutamenti, che contribuiscono a provocare siccità e alluvioni.
In presenza di una sfida così grande, che coinvolge la salute, è necessario che prevalga lo spirito di collaborazione.
Dobbiamo avere maggior cura dei nostri territori.
Da quelli montani a quelli delle piccole isole, dove nostri concittadini affrontano maggiori disagi.
Occorre combattere contro speculazioni e sfruttamento incontrollato delle risorse naturali. E' confortante vedere la formazione di molti movimenti spontanei, l'impegno di tanti che si mobilitano per riparare danni provocati dall'incuria e dal vandalismo, e difendono il proprio ambiente di vita, i parchi, i siti archeologici.
L'Italia è vista all'estero come il luogo privilegiato della cultura e dell'arte, e lo è davvero. Questo patrimonio costituisce una nostra ricchezza, anche economica.
Abbiamo il dovere di farlo apprezzare in un ambiente adeguato per bellezza.
L'impegno delle istituzioni, nazionali e locali, deve essere in questo campo sempre maggiore.
Un esempio: si può chiedere ai cittadini di limitare l'uso delle auto private, ma, naturalmente, il trasporto pubblico deve essere efficiente.
E purtroppo non dovunque è così.
Il compito di difendere l'ambiente, peraltro, ricade in parte su ciascuno di noi.
Molto della qualità della nostra vita dipende dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal rispetto dei beni comuni.
Non dobbiamo rassegnarci alla società dello spreco e del consumo distruttivo di cibo, di acqua, di energia.
Passando ad un altro argomento su cui c'è grande attenzione, tutti sappiamo che il terrorismo fondamentalista cerca di portare la sua violenza nelle città d'Europa, dopo aver insanguinato le terre medio-orientali e quelle africane.
Realizzare condizioni di pace e stabilità per i popoli di quei Paesi è la prima risposta necessaria, anche per difendere l'Europa e noi stessi.
La prosperità, il progresso, la sicurezza di ciascuno di noi sono strettamente legati a quelli degli altri.
Non esistono barriere, naturali o artificiali, che possano isolarci da quel che avviene oltre i nostri confini e oltre le frontiere dei nostri vicini.
In questi decenni di pace e di democrazia abbiamo sempre dispiegato un impegno costante in difesa di questi valori, ovunque siano minacciati.
La presenza diffusa dei nostri militari all'estero lo testimonia. A loro - e ai tanti volontari - va grande riconoscenza.
Il terrorismo ci vuole impaurire e condizionare. Non glielo permetteremo. Difenderemo le conquiste della nostra civiltà e la libertà delle nostre scelte di vita. Con questo spirito abbiamo sentito, tutti, su di noi la sofferenza dei parenti delle vittime di Parigi e ci siamo stretti intorno alla famiglia di Valeria Solesin.
Le nostre Forze di polizia e i nostri servizi di sicurezza stanno agendo con serietà e con competenza per difendere la tranquillità della nostra vita. Il pericolo esiste ma si sta operando con grande impegno per prevenirlo.
Agli altri Paesi dell'Unione Europea abbiamo proposto di aumentare la collaborazione e di porre sollecitamente in comune risorse, capacità operative, conoscenze e informazioni per meglio contrastare e sconfiggere il terrorismo di matrice islamista.
In questo periodo masse ingenti di persone si spostano, anche da un Continente all'altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore. Donne, uomini e bambini: molti di questi muoiono annegati in mare, come il piccolo Aylan e, ormai, purtroppo anche nell'indifferenza.
Il fenomeno migratorio nasce da cause mondiali e durerà a lungo. Non ci si può illudere di rimuoverlo, ma si può governare. E si deve governare.
Può farlo con maggiore efficacia l'Unione Europea e la stiamo sollecitando con insistenza.
Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre o persecuzioni e ha, quindi, diritto all'asilo, e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso.
L'Italia ha conosciuto bene, nei due secoli passati, la sofferenza e la fatica di chi lascia casa e affetti e va, da emigrante, in terre lontane. Il nostro è diventato, da alcuni anni, un Paese di immigrazione.
Molte comunità straniere si sono insediate regolarmente nel nostro territorio, generalmente bene accolte dagli italiani. Tanto che affidiamo spesso a lavoratrici e a lavoratori stranieri quel che abbiamo di più caro: i nostri bambini, i nostri anziani, le nostre case.
Sperimentiamo, giorno per giorno, sui banchi di scuola, al mercato, sui luoghi di lavoro, esperienze positive di integrazione con cittadini di altri Paesi, di altre culture e di altre fedi religiose. Il 70 per cento dei bambini stranieri in Italia, lo dice l'Istat, ha come migliore amico un coetaneo italiano.
Bisogna lavorare per abbattere, da una parte e dall'altra, pregiudizi e diffidenze, prima che divengano recinti o muri, dietro i quali potrebbero nascere emarginazione e risentimenti.
Serve accoglienza, serve anche rigore.
Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese. Deve essere aiutato ad apprendere la nostra lingua, che è un veicolo decisivo di integrazione.
Larghissima parte degli immigrati rispetta le nostre leggi, lavora onestamente e con impegno, contribuisce al nostro benessere e contribuisce anche al nostro sistema previdenziale, versando alle casse dello Stato più di quanto ne riceva.
Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono.
Quelli che sono pericolosi vanno espulsi.
Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza.
Negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità per il valore della legalità.
Soprattutto i più giovani esprimono il loro rifiuto per comportamenti contrari alla legge perché capiscono che malaffare e corruzione negano diritti, indeboliscono la libertà e rubano il loro futuro.
Contro le mafie stiamo conducendo una lotta senza esitazioni, e va espressa riconoscenza ai magistrati e alle forze dell'ordine che ottengono risultati molto importanti.
Vi è, poi, l'illegalità di chi corrompe e di chi si fa corrompere.
Di chi ruba, di chi inquina, di chi sfrutta, di chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, come accade purtroppo spesso dove si trascura la sicurezza e la salute dei lavoratori.
La quasi totalità dei nostri concittadini crede nell'onestà. Pretende correttezza.
La esige da chi governa, ad ogni livello; e chiede trasparenza e sobrietà. Chiede rispetto dei diritti e dei doveri.
Sono numerosi gli esempi di chi reagisce contro la corruzione, di chi si ribella di fronte alla prepotenza e all'arbitrio.
Rispettare le regole vuol dire attuare la Costituzione, che non è soltanto un insieme di norme ma una realtà viva di principi e valori.
Tengo a ribadirlo all'inizio del 2016, durante il quale celebreremo i settant'anni della Repubblica.
Tutti siamo chiamati ad avere cura della Repubblica.
Cosa vuol dire questo per i cittadini? Vuol dire anzitutto farne vivere i principi nella vita quotidiana sociale e civile.
Nell'anno che sta per aprirsi si svolgerà il maggior percorso del Giubileo della Misericordia, voluto da Francesco, al quale rivolgo i miei auguri ed esprimo riconoscenza per l'alto valore del suo magistero.
E' un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità di ogni persona.
Con una espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme.
Sappiamo tutti che quando si parla di noi italiani le prime parole che vengono in mente sono genio, bellezza, buon gusto, inventiva, creatività. Sappiamo anche che spesso vengono seguite da altre, non altrettanto positive: scarso senso civico, particolarismo, individualismo accentuato.
Ricevo ogni giorno molte lettere e, in questo mio primo anno di presidenza, in giro per l'Italia e al Quirinale, ho incontrato tante persone e conosciuto le loro storie.
Parlano di coraggio, di impegno, di spirito d'impresa, di dedizione agli altri, di senso del dovere e del bene comune, di capacità professionali, di eccellenza nella ricerca.
E non si tratta di eccezioni.
Nei miei colloqui con i rappresentanti di altri Paesi, in Italia e all'estero, ho sempre colto una considerazione e una fiducia nei confronti dell'Italia e degli italiani maggiori di quanto, a volte, noi stessi siamo disposti a riconoscere.
L'Italia è ricca di persone e di esperienze positive.
A tutte loro deve andare il nostro grazie.
Sono ben rappresentate da alcune figure emblematiche. Ne cito soltanto tre: Fabiola Gianotti, che domani assumerà la direzione del Cern di Ginevra, Samantha Cristoforetti, che abbiamo seguito con affetto nello spazio, Nicole Orlando, l'atleta paralimpica che ha vinto quattro medaglie d'oro.
Nominando loro rivolgo un pensiero di riconoscenza a tutte le donne italiane.
Fanno fronte a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o con violenze.
Un pensiero particolare alle persone con disabilità, agli anziani che sono o si sentono soli, ai malati.
Un augurio speciale, infine, a tutti i bambini nati nel 2015: hanno portato gioia nelle loro famiglie e recano speranza per il futuro della nostra Italia.
Vi ringrazio, e a tutti buon 2016!».
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana

Auguri di buon anno dalla redazione di Newsbox