lunedì 27 febbraio 2017

DJ FABO E' MORTO: L'ITALIA SI INTERROGHI E ABBIA IL CORAGGIO DI LEGIFERARE SULL'EUTANASIA LA VITA E' UN DONO MERAVIGLIOSO MA DI FRONTE ALL'INELLUTTABILITA' DELLA MALATTIA CHE OGNUNO POSSA DECIDERE IL PROPRIO DESTINO.

Dj Fabo è morto. Ha deciso in un altro Paese i modi e i tempi per lasciare la vita. Perchè l'Italia non gli ha dato l'opportunità di scegliere come e quando morire. Questa Italia che ha paura di legiferare su tematiche scottanti come l'eutanasia. La morte di ciascuno è un fatto personale. Come personale è l'opinione di ciascuno se sia giusto o meno togliersi la vita. Eticamente e moralmente. Ciascuno faccia i conti con la propria coscienza, considerando che la vita è un grandissimo dono e per essa bisogna lottare fino all'ultimo alito. Quella vita che già di per sè è flebile e fragile. Ma in ogni caso, di fronte ad una malattia impossibile da sostenere ognuno agisce come crede. E su questi basi si dovrebbe aprire un dibattito sulla libertà di uccidersi come si vuole.
Oppure no. L'Italia deve legiferare. Deve dare la possibilità a ciascuno, seguendo il pensiero del libero arbitrio, di morire come e quando crede. Poi ognuno deciderà la propria sorte. Ma intanto che si dia a tutti i cittadini italiani le stesse possibilità che trovano in Svizzera, Paese all'avanguardia e civile che peraltro realizza un grande business con la morte assistita.
Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, che lotta per la promozione della libertà di cura e di ricerca scientifica, ha annunciato su Twitter: "Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo". Il politico italiano, leader dei Radicali, ha accompagnato Fabiano Antoniani (in arte dj Fabo) in Svizzera, in una clinica zurighese, per consentirgli di usufruire del suicidio assistito. L’ultimo messaggio del dj 39enne, rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente stradale, era partito poche ore prima dalla clinica dove era arrivato per ricevere l'assistenza medica alla morte volontaria. Un viaggio dovuto all'impossibilità di fare questa scelta a casa sua, in Italia, dove la pratica è vietata.
"Sono finalmente arrivato in Svizzera - dice Fabo in un messaggio audio diffuso dall’associazione Coscioni e riportato su La Stampa - e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille". Dj Fabo «ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perchè temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato. E se non ci riesco? Vorrà dire che tornerò a casa portando un po' di yogurt, visto che qui in Svizzera è molto più buono» ha raccontato all'Ansa Cappato che ha accompagnato Fabo nel suo ultimo viaggio in Svizzera, nella clinica dove gli è stata praticata l'eutanasia. Il giovane, cieco e tetraplegico dal 2014 a causa di un incidente stradale " ha voluto procedere subito, ha voluto farlo subito senza esitare».
Al di là del pensiero di ciascuno di noi, su di un tema così delicato, ciò che però emerge nel nostro Paese, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” e che l’Italia è sempre in ritardo anche sui temi etici e non c’è ancora una legge che regola la fine della vita. È evidente, quindi, da parte di larghe fasce della politica nazionale il volersi sottrarre dalla discussione su temi etici fondamentali che riguardano l’esistenza e la sofferenza di centinaia di migliaia di cittadini.
lunedi 27 febbraio 2017
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