C'è Luisa, la clochard barese di "meno di 50 anni" che ogni sera prepara il giaciglio stretto alla vetrina di un negozio sfitto in via Mazzini. Dice di stare
"un pò scomodina" e sogna di "dormire dentro un camper", ma intanto rifiuta di andare al dormitorio della Caritas. Alla stazione dei bus, Francesca,
un'altra donna senza dimora di origini siciliane, ogni sera si adagia sulla panchina della pensilina del terminal, capolinea 5. Trascorre le notti al freddo,
ma al dormitorio "non vuole tornarci dopo essere stata trattata male ed emarginata dalle altre donne che vivono in strada. Tra loro non sono solidali, uomini fanno più squadra, si aiutano, le donne no, hanno uno spirito di sopravvivenza diverso, sono molto selettive". Dioma, 54 anni, senegalese di Dakar, vive raggomitolato sotto un portico a via Trigno. Adora gli yogurt e per vivere vende accendini, ma nessuno sa come e dove se li procura. Quando hai perso tutto, casa, affetti e lavoro, la strada resta l'unica certezza. Ma dalla strada si può ripartire e ricominciare una vita dignitosa che però ha regole, responsabilità e doveri. Rifiutati da chi, sulla strada "non ci finisce per scelta", ma poi, per sopravvivere, si abitua ad altri ritmi che "diventano abitudini irrinunciabili". Dal risveglio al mattino in ogni angolo della città, al caffè caldo e biscotti sempre pronti all'alba e la doccia in via Gran Sasso, ai pasti della Caritas, alle pizzette e al thè offerti dai volontari e i 10 operatori delle unità di strada di On the Road e Caritas (dirette rispettivamente da Antonello Salvatore e don Marco Pagniello) che pattugliano i quartieri con quattro uscite settimanali, da martedi a venerdi. Si muovono sulla base anche delle segnalazioni dei cittadini che arrivano al numero telefonico messo a disposizione dal Comune: 349 7856242. Un circolo di coccole che si mette in moto ogni giorno e dal quale è difficile uscire per tornare ad una vita normale, ma piena di incognite con la fatica del vivere quotidiano da affrontare. Martedi sera c'era anche il Centro sul camper mansardato delle unità di strada delle due associazioni, che operano sul territorio col sostegno della Mensa di San Francesco, Croce Rossa, della Comunità di Sant’Egidio, dell’associazione Papa Giovanni XXIII e del Gruppo di Volontariato Vincenziano. A bordo, l'assessore ai Servizi Sociali Antonella Allegrino che sei mesi fa ha dato il via al progetto "Servizi di Prossimità" finanziato dal Comune per 60 mila euro. E ne annuncia un altro: "Due abitazioni, da reperire all'interno delle case popolari , per metterle a disposizione di chiunque abbia la volontà di andare via dalla strada e ricreare una famiglia attraverso la convivenza con altre persone che vivono la stessa realtà e che un tempo avevano una stabilità fino a quando è arrivato il tracollo e la vita cambiata. In preparazione anche un protocollo operativo di collaborazione tra l'amministrazione comunale e le diverse associazioni impegnate, che prevede anche la presenza del Centro di salute mentale e del Servizio Dipendenze
della Asl". Delle 243 persone avvicinate in strada da settembre a marzo (170 uomini e 73 donne), 35 sono pescaresi con residenza, operai e artigiani,
provenienti da famiglie disagiate, 138 sono rumeni (di cui 100 di etnia rom), 55 italiani, 18 marocchini, 5 tunisini, 5 polacchi , 2 indiani, 1 egiziano e 19
di altre nazionalità. Tutti alle prese con problematiche legate all'alcool, al gioco d'azzardo, alle tossicodipendenze, ci sono anche malati di tumore. Alla mensa della Caritas sono registrate 933 persone di cui 734 uomini e 199 donne. Di questi 365 sono italiani.
.Al momento sono presenti in dormitorio (che ospita 60 persone tra prima e seconda accoglienza) 28 uomini di cui 16 italiani e 16 donne di cui 5 italiane.
Si parte alle 20, 15 dalla stazione centrale insieme a Luigina Tartaglia, counselor della Caritas; il collega alla guida del mezzo, Teodoro Rotolo; Iuliana
Adriana Lefter, mediatrice culturale romena; e per On the Road, Luana Lamelza, che si occupa di sfruttamento sessuale e accattonaggio (in passato
anche di traffico di organi) e Matilde Somma, operatrice di Train de Vie. Sono operatrici giovani, coraggiose e determinate. Prima tappa, via Trigno, nel cuore di Rancitelli. Allegrino e gli operatori scendono dal camper e raggiungono il portico buio dove è accampato Dioma che vive a Pescara da 20 anni, ha problemi di alcolismo e non abbandona le sue coperte. "Non ha il permesso di soggiorno e vuole parlare col prefetto per riaverlo- raccontano gli operatori- in passato ha lavorato nell'archivio delle biblioteche di Torino e Teramo. La sera si addormenta alle nove, alle due è già in piedi per andare a vendere gli accendini. Non vuole lasciare il rifugio per andare al dormitorio perchè gli orari della struttura non sono compatibili con i suoi". Alle 21 il camper riparte in direzione centro. Luisa, cappellino verde acido e scarponi, è intenta a sistemare i borsoni che saranno il suo cuscino per la notte, accanto alla vetrina di un negozio vuoto dietro la chiesa del Mare. Accetta il thè bollente e lo sorseggia lentamente, si sente carina "con i capelli appena tagliati". Le piacerebbe "fare giardinaggio", ma intanto "legge un libro", rimane a Pescara "perchè c'è la musica in strada". Paura di stare sola di notte? "Si e no". Di nuovo in stazione, sono quasi le 23. E' tardi e nel tunnel che ospiterà il mercatino degli extracomunitari, dorme Said, 60 anni, marocchino, preso a calci dai romeni. Al terminal 5 la senzatetto siciliana prepara la sua panchina. Un tempo aveva un marito e dei figli " poi non ne ha più voluto sapere, non vuole raccontarci il suo dolore". Le operatrici le si avvicinano e dolcemente cercano di convincere anche lei ad andare al dormitorio. Ma dalla strada, nessuno si muove.
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giovedi 13 aprile 2017
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