martedì 3 ottobre 2017

TUO MARITO/ MOGLIE TI MALTRATTA? PER LA CASSAZIONE SCATTA LA SEPARAZIONE

Gli atti di violenza da parte di un coniuge sull'altro o sulla prole sono comportamenti così gravi che sono ritenuti sufficienti a far scattare l'addebito della separazione nei confronti di chi li perpetra. E per la Cassazione, anche un solo episodio di percosse può far scattare l’addebito della separazione a carico di chi ha aggredito l’altro coniuge in quanto la violazione è dotata di una gravità tale che il giudice del merito è esonerato perfino dal comparare i comportamenti della vittima contrari ai doveri coniugali. Sono questi i principi ribaditi nella sentenza 22689/17 pubblicata dalla Suprema Corte civile nel rigettare il ricorso di un marito che aveva sottoposto la moglie e i figli a reiterate violenze e umiliazioni, tanto da aver subito anche una condanna penale per il reato di cui all'articolo 572 del codice penale per "maltrattamenti contro familiari" uniti sotto il vincolo della continuazione. Nei due gradi di merito era stato ritenuto responsabile della crisi familiare con conseguente addebito della separazione. Sentenze confermate poi anche innanzi ai giudici di legittimità che hanno ricordato il principio già espresso secondo cui è sufficiente anche un solo episodio di violenza a far scattare l'addebito. Gli ermellini hanno sottolineato che «le violenze fisiche e morali costituiscono violazioni talmente gravi e inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole, quand'anche concretantisi in un unico episodio di percosse, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l'intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all'autore, e da esonerare il giudice del merito dal dovere di comparare con esse, ai fini dell'adozione delle relative pronunce, il comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze trattandosi di atti che, in ragione della loro estrema gravità, sono comparabili solo con comportamenti omogenei».
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cinzia cordesco facebook
3 ottobre 2017

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