martedì 17 gennaio 2017

UN BALNEATORE PESCARESE ORGANIZZA IL PRANZO PER I POVERI IN RIVA AL MARE. UN CLOCHARD: "AIUTATEMI A RITROVARE MIA FIGLIA"

"L'ho fatto col cuore e voglio rifarlo ogni anno". Un gesto spontaneo, dettato dall'animo e quindi ancora più prezioso, il pranzo per 65 poveri della mensa di San Francesco organizzato da Giampiero Di Benedetto al Tahiti beach, il suo stabilimento sul lungomare della riviera nord. Tra i senzatetto che 
hanno degustato cannelloni, fritture di pesce e panettone, c'era Nicola, un 63enne pescarese, di origini pugliesi, che ha lanciato un appello:"Aiutatemi a
ritrovare mia figlia che ho abbandonato quando aveva un anno". Renato Paesano e padre Bonaventura Febbo, che nel 1987 hanno fondato insieme la
struttura di piazza Francesco adiacente il convento della parrocchia di Sant'Antonio, hanno ringraziato il balneatore per la sua "opera generosa" . E
ricordato il cammino che li ha portati fin qui:"Quando abbiamo iniziato- raccontano Paesano e padre Bonaventura che vorrebbero creare anche un
dormitorio- i poveri erano solo una trentina, il primo pasto lo organizzammo nelle sale del convento. Poi aprimmo la sede attuale, ma è ancora troppo
piccola per ospitare tutti. La mensa distribuisce più di un centinaio di pasti al giorno agli indigenti di ogni età (c'è anche un nonnetto di 94 anni) tanti
italiani ma anche stranieri, marocchini, romeni, africani. E' aumentato il numero delle donne che si rivolge a noi per un pasto caldo da asporto per la
famiglia , l'ultima si è presentata stamani, laureata e con due figli, ci ha chiesto di aiutarla a cercare un lavoro come badante". Giampiero Di Benedetto
ha intenzione di ripetere l'iniziativa ogni anno. "Perchè l'ho fatto? Cosi mi sentivo, volevo organizzare un pranzo di Natale già dall'anno scorso, ma non è
stato possibile". La sua è una solidarietà che non si è espressa in un solo giorno, ma va avanti tutto l'anno perchè periodicamente consegna alla mensa di San Francesco un carico di derrate alimentari. Tra gli ospiti del pranzo al Tahiti, c'era Nicola, che da tutta la vita vive il tormento di non aver potuto veder crescere la figlia Melania, abbandonata quando aveva un anno. "Mia moglie ed io ci siamo sposati che avevo 18 anni e lei 17- racconta l'uomo nato a San Severo, nel foggiano- quando è nata la bimba, io sono andato via per divergenze familiari. Non l'ho vista crescere, oggi è una donna di
44 anni, ho perso i suoi anni migliori, ho perso tutto e ora vorrei solo rivederla". Nicola gestiva una azienda edile a San Severo, poi la situazione familiare
è precipitata e si è trasferito a Pescara per fare il venditore ambulante. Dopo tanti lavori saltuari, è finito nella rete di persone poco raccomandabili che "
mi hanno fatto firmare carte per amministrare alcune imprese, invece non solo non ho preso un euro ma mi sono fatto pure venti mesi di carcere". E'
uscito dal San Donato a settembre e la sua vita è ripresa sulla strada, dove vive da almeno dieci anni, frequentando ogni giorno la mensa di Paesano. Dice di essere "pieno di acciacchi e malattite", ma un solo desiderio lo tiene in vita:"Riabbracciare mia figlia, aiutatemi a trovarla".
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sabato 14 gennaio 2017
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