martedì 29 agosto 2017

FARMACO CONTRO LA SLA: A PESCARA NON C'E' IL MEDICINALE NON E' IN COMMERCIO, NON HA L'APPROVAZIONE DELL'AGENZIA ITALIANA ED EUROPEA DEL FARMACO

Il farmaco Gm 604, sperimentazione americana contro la Sla, non è disponibile nella farmacia ospedaliera. La Asl di Pescara non lo 
ha mai acquistato perchè il medicinale non è stato ancora riconosciuto nè dall'Agenzia Italiana del Farmaco nè da quella europea. Dunque, non è in commercio.
E' la risposta dell'azienda sanitaria pescarese all'appello di Giovanni, 78 anni, carabiniere in pensione di Cerratina, frazione di Pianella, colpito due
anni fa dalla sclerosi laterale amiotrofica, più conosciuta come Sla, una patologia neurodegenerativa che non lascia scampo. Attraverso il consigliere
regionale Leandro Bracco, il signor Giovanni aveva inviato , attraverso il Centro, un appello all'assessorato regionale alla sanità , guidato da Silvio
Paolucci, e alla Asl di Pescara con la richiesta di ottenere il dispositivo farmaceutico a costo zero, considerati i prezzi del medicinale improponibili per
un pensionato. La cui richiesta, purtroppo, viene al momento disattesa perchè la Asl non ha a disposizione il farmaco che non è stato ancora messo in
circolazione. Il Gm 604, infatti, viene prodotto dall'azienda californiana Genervon e costa 94 mila euro. Ma non si conoscono le dosi reperibili pari al
prezzo del medicinale. Per ottenere questa cura, il paziente si è rivolto anche alla giustizia, ma il Tribunale di Pescara ha respinto il ricorso con la
motivazione che il farmaco "non sarebbe affidabile a causa di scarsa sperimentazione"- riferisce Bracco, il quale però precisa "che altri malati di Sla, che
si sono rivolti ai tribunali di competenza, hanno ottenuto il medicinale e utilizzato con beneficio". Dalla Asl di Pescara, che ha presentato documentazione
in materia dietro richiesta del Tribunale, risponde il direttore sanitario Valterio Fortunato:"Ci dispiace per il signor Giovanni- dice Fortunato- ci
rendiamo conto della situazione, la nostra farmacia è ben fornita per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti. Ma non disponiamo del Gm 604 per via dei
rischi legati alla scarsa sperimentazione, abbiamo creato apposta una commissione farmaceutica per valutare casi di questo genere. Il prodotto non è stato
ancora approvato dall'Agenzia italiana del Farmaco nè dall'Agenzia europea del Farmaco che ha aperto un fascicolo sulla medicina, ma ciò non equivale in
automatico all'uso e al riconoscimento del prodotto stesso non acquistabile perchè non commercializzato". La porta della speranza per Giovanni, a questo
punto, potrebbe essere rivolgersi direttamente alla casa farmaceutica statunitense per ottenere il farmaco attraverso la formula "dell'uso compassionevole",
ovvero la possibilità che l'azienda metta a disposizione la fornitura gratuita prima della commercializzazione del prodotto? Risponde Fortunato: "E' una
strada che il paziente potrebbe tentare con una richiesta medica. L'uso compassionevole però presuppone il parere di un comitato etico che esamini il farmaco
e non sappiamo se questo passaggio è avvenuto da parte della ditta farmaceutica". L'odissea del pensionato di Cerratina, per il momento, purtoppo, continua.
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martedi 29 agosto 2017

GLI STUDENTI DELLO SCIENTIFICO DA VINCI DALL'11 SETTEMBRE FARANNO LEZIONE NELLA NUOVA SEDE DI PIAZZA GRUE



L'11 settembre torneranno a scuola nella sede comunale di piazza Grue 220 studenti del liceo scientifico "Leonardo da Vinci", che sono stati ospiti per un anno del liceo classico D'Annunzio di via Venezia. Il preside del Da Vinci, Giuliano Bocchia, ha ricevuto dall'amministrazione comunale le chiavi della struttura di piazza Grue per iniziare la preparazione e l'arredo delle sette aule al primo piano ( più una sala professori che fungerà da segreteria e ricevimento genitori e un'aula di informatica al secondo piano) dove saranno dislocati, forse un tantino stretti, gli alunni. "Sarà un rientro graduale degli studenti, prima 170, poi i restanti delle quinte classi- spiega Bocchia che non nasconde la soddisfazione del traguardo raggiunto, dopo le tante contestazioni di piazza accanto a studenti, genitori e docenti, ultimatum alle istituzioni e dissapori vari- mano mano che si svolgeranno gli interventi di riqualificazione degli interni. Lunedi l'assegnazione dell'appalto con l'apertura delle buste, per la fine di settembre la scuola potrà ospitare anche quella parte degli studenti, le quinte, che per il momento inizierà le lezioni all'istituto dei Colli. Intanto abbiamo ricevuto le chiavi di Grue e cominciamo a dare una sistemata agli arredi. Sono molto contento e ringrazio tutti i rappresentanti 
delle istituzioni che ci hanno aiutato a raggiungere questo obiettivo, Comune, Provincia e Regione" che ha finanziato il progetto di ristrutturazione
dell'immobile per 100 mila euro, compreso il pagamento dell'affitto per dieci anni. Il ringraziamento di Bocchia va anche agli anziani del centro sociale Grue (200 iscritti) guidato da Silvana Di Meco, che hanno accettato il trasferimento ai piani bassi per dare agli studenti del Da Vinci la possibilità di ricominciare in una sede non più provvisoria. Tonino Natarelli, consigliere comunale che ha seguito l'intera vicenda, annuncia che "il centro sociale sarà trasferito in parte dal primo piano al pianterreno dove gli iscritti potranno usufruire anche di un parco per le attività ludiche e ricreative . E in parte potrà continuare a utilizzare una o due sale al primo piano dove si trova attualmente la sede". Sugli interventi di ristrutturazione, Natarelli precisa che " ci sono dei muri da spostare, ma non ci vorrà molto per i lavori. Gli studenti del Da Vinci, comunque alla riapertura della scuola, l'11 settembre, potranno contare sulla loro nuova sede di piazza Grue".
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martedi 29 agosto 2017

domenica 27 agosto 2017

DOCENTI ESILIATI AL NORD (CON LE FAMIGLIE AL CENTRO SUD) CHIEDONO IL POSTO FISSO A PESCARA E IN ABRUZZO

Ricomincia l'anno scolastico e riprende la lotta dei docenti esiliati al Nord per chiedere l'assegnazione del posto fisso a Pescara e in Abruzzo. La novità è che mentre lo scorso anno, dopo l'assegnazione delle cattedre in tante città del nord, da Perugia a Treviso, in molti sono riusciti a tornare, quest'anno 
non accadrà come deciso dal Miur. Chi parte non torna, almeno fino a nuovo ordine ministeriale. Ieri mattina una delegazione di cinquanta Nastrini Liberi Abruzzo ( parte di un esercito di 20 mila persone del centro Italia che periodicamente organizza manifestazioni di protesta a Roma tra Miur e sedi governative), coordinati da Francesca Carusi, (insegnante di storia dell'arte di Montesilvano che ha appena vinto la sua battaglia per il rientro nelle scuole superiori pescaresi)hanno manifestato pacificamente con striscioni e slogan sotto la sede dell'Ufficio scolastico provinciale di via Passolanciano. L'obiettivo è ricordare che nella nostra regione ci sono 400 docenti ( 146 a Pescara e provincia e solo una quindicina sono riusciti a rimanere nei luoghi di residenza) prevalentemente di sostegno, penalizzati dall'algoritmo della legge 107 sulla Buona Scuola che li costringe ad avere una cattedra nel settentrione e le famiglie al centro sud. In tarda mattinata gli ex nastrini rossi sono stati ricevuti dal dirigente Carlo Pisu, il quale "ci ha espresso piena solidarietà ma purtroppo non possono opporsi alle decisioni ministeriali" racconta Carusi dopo il summit tra docenti e amministrativi. Solidarietà alla causa dei Nastrini esodati "è stata espressa anche dai sindacati di tutte le sigle della scuola". Ma l'eco dell'algoritmo renziano non si è ancora spento. Carusi:"Si, il problema dei docenti esiliati al nord dalla 107 è ancora vivo e vegeto. A fine agosto 2017 la situazione è pressocchè immutata. Pochissimi, una quindicina, hanno ottenuto il trasferimento definitivo (tra cui io, perchè una collega di ruolo ha chiesto il passaggio ad un'altra materia e così quest'anno insegnerò a Pescara, all'Acerbo e al Manthonè), la maggior parte si trova ancora in attesa si sapere se potrà rientrare in regione almeno momentaneamente, per un anno grazie ad una assegnazione provvisoria". Questo è un passaggio cruciale, che fa la differenza tra l'anno scorso e quest'anno che registra una situazione peggiorativa. Ancora Carusi:"Nella sola provincia di Pescara ben 56 docenti su posto comune e 40 su sostegno appartenenti alla scuola secondaria di secondo grado hanno chiesto di rientrare perchè titolari fuori regione. E i numeri delle altre province abruzzesi non si discostano di molto. A questi si aggiungono altri 50 docenti della scuola primaria e secondaria di primo grado". "In questo momento- prosegue la coordinatrice dei Nastrini abruzzesi- la situazione più critica è quella di chi è titolare fuori su psoto comune e che, rispetto allo scorso anno, si è visto ridotti i posti su cui poter rientrare in assegnazione provvisoria a causa dei tagli". Quindi Carusi spiega nel dettaglio perchè quest'anno i rientri non sono possibili:"A settembre scorso fu stabilito che anche i docenti di ruolo senza titolo di specializzazione su sostegno potessero rientrare in
assegnazione provvisoria su un posto di sostegno, dopo aver accantonato i posti utili per i colleghi precari specializzati presenti nelle graduatorie
provinciali. Si realizzò così uno scenario positivo che, oltre ad attutire il disagio di molti docenti, ha garantito personale di ruolo e abilitato ad una
parte di alunni disabili. Quest'anno tale situazione non potrà ripetersi perchè il Miur (Ministero Istruzione, Università e Ricerca) ha posto un veto
all'assegnazione di posti di sostegno a docenti di ruolo non specializzati. Non considerando però che in molte regioni del Sud i posti di sostegno in deroga
(cioè necessari, ma non stabili e per questo autorizzati di anno in anno) sono talmente tanti che è sempre necessario ricorrere a docenti non specializzati, fino a giungere alla stipula di contratti a insegnanti che non hanno neppure l'abilitazione". Quest'anno in Abruzzo sono 1747 le cattedre di sostegno in deroga di cui 200 docenti specializzati titolari fuori regione, altri 300 specializzati ancora nelle graduatorie, il resto dei posti andrà a personale non specializzato". Quindi la domanda che i docenti esodati pongono è la seguente:"Perchè non permettere ai docenti di ruolo abruzzesi, senza titolo certo, ma con anni di esperienza di poter continuare a lavorare nelle scuole in cui lavorano da anni e in più ricongiungersi ai propri cari? Questa scelta è davvero incomprensibile" conclude Carusi.
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domenica 27 agosto 2017

venerdì 25 agosto 2017

SI GODONO IL SOLE, IL RIPOSO, IL MARE. MA A FINE STAGIONE, ARRIVEDERCI E GRAZIE. E LASCIANO IL CONTO DELL'OMBRELLONE DA SALDARE..

Si godono il sole, il riposo, il mare. Ma, a fine stagione, arrivederci e grazie. Il conto dell'ombrellone da saldare agli stabilimenti balneari? Non posso,
ho i libri di scuola da comprare; ho perso il lavoro; ho le bollette da pagare. Te li porto domani, la prossima settimana, a fine mese quando prendo lo
stipendio. Anzi, il prossimo anno ti pago tutto. Sono le giustificazioni accampate dai furbetti dell'ombrellone che ogni anno, a fine estate, dimenticano,
o fanno finta di dimenticare, che ci sono centinaia o migliaia di euro di spese, tra servizio bar, sedie, lettini, sdraio e ombrelloni, da saldare alla
cassa. I titolari dei lidi ci rimettono di tasca propria. E sono costretti a rincorrere gli "evasori" telefonicamente. O li fermano per strada, se li
incontrano "mentre cambiano stabilimento", per ricordare loro quel "piccolo particolare". Talvolta riescono a riprendere il bottino, molte
altre volte no. Qualche imprenditore controlla i pagamenti in tempo reale attraverso le app. Tra i portoghesi ci sono anche i vip: calciatori, attori comici e medici, rientrano nelle categorie dei pessimi pagatori. Mentre i migliori sono i pensionati che pagano a rate, ma pagano. Per ovviare a questa imbarazzante situazione, quella di dover contattare più volte durante l'anno i clienti morosi, qualche imprenditore del mare sta già pensando a cambiare strategia di riscossione. E' il caso di Patrizia Di Girolamo, titolare della Capannina, stabilimento a ridosso della Madonnina:"Il prossimo anno inauguro la formula del pagamento anticipato come accade a Rimini- annuncia la balneatrice- con prezzi possibili per tutti. In questo modo avverrà anche una selezione naturale della buona clientela. Perchè non bisogna puntare ad avere un cliente, ma il cliente. Io sono abbastanza fortunata, i miei clienti storici arrivano anche dalla Val Pescara e sono ottimi pagatori. Altri, a volte, bisogna inseguirli al telefono tutto l'anno". Per ricordare alla "gentile clientela che il saldo dell'ombrellone dovrà essere effettuato entro il 1, il 15 il 20 agosto" tanti balneatori scelgono l'affissione di piccoli o mega cartelli sulle pareti degli stabilimenti. "Naturalmente ci rimettiamo al buon senso della clientela- spiega Gabriele Straccini, del lido Le Naiadi che il prossimo anno celebra il mezzo secolo- ci commuove vedere i pensionati che pagano la retta 50 euro al mese a partire da aprile- maggio e saldano il conto regolarmente a fine stagione. Fossero tutti così puntuali". "Siamo imbarazzatissimi quando dobbiamo chiamare al telefono le persone- rivela Sandro Fanese, della Tramontana- o dobbiamo cercarle per il saldo, perchè ti sembra di chiedere qualcosa che non ti spetta. E poi ci chiedono di aspettare qualche mese, qualcuno paga tutto l'anno successivo. Il 10-20 percento di incassi mancanti, ma sono prevalentemente di clienti nuovi. Quanto perdiamo? Mai tenuto il conto, ma diverse migliaia di euro l'anno. Il pagamento anticipato? E' una formula che non piace al pescarese".
Marco Schiavone, del Nuovo Tramonto, pineta di Portanuova, propone "un database con i nomi dei peggiori pagatori che tutti i balneatori possono consultare". "E' umiliante per noi e per loro - prosegue il giovane, titolare insieme alla compagna Carmen Padalino della società di salvamento "Gli angeli del mare"- dover ricontattare più volte durante l'anno e sentirsi dire: vengo a settembre o a gennaio e hanno pure il coraggio di chiedere gli sconti. Ci dicono anche: ho perso il lavoro, ma il mare è un lusso. Chi non se lo può permettere può andare alla spiaggia libera. Vip morosi? Un calciatore del passato, famoso. Ci deve una somma ingente, l'abbiamo rincorso tante volte ma non c'è stato nulla da fare. Non siamo fiscali, abbiamo chiuso un occhio nel caso di una signora che aveva perso il marito, ma la fiducia deve essere reciproca". La madre di Schiavone, Elena Bellotti, segnala che tra i pessimi pagatori "ci sono dipendenti di Equitalia e comici. Ci danno numeri di telefono sbagliati, forse dovremmo chiedere la carta d'identità e registrare i clienti a inizio stagione. Li dobbiamo rincorrere pure per 40 euro e ogni anno mettiamo in conto di perderne almeno 2-3000". Giuseppe Monti, 35 anni, titolare della Stella d'oro a Pescara sud, lido frequentato dalla famiglia del neo allenatore della Roma Eusebio Di Francesco e da una clientela proveniente dall'entroterra teatino, ma anche belgi e svizzeri, ha risolto il problema:"I furbetti li abbiamo mandati via nell'arco di questi cinque anni di gestione e ora- spiega - lavoriamo con famiglie molto giovani, ci conosciamo tutti, il clima è familiare, pagano a rate e regolarmente. Controllo i pagamenti in tempo reale
attraverso una app". Ci sono balneatori a cui gli affari vanno meglio. Rossella Renzetti, titolare delle Antille, ha una clientela "storica e fidelizzata.
Al massimo- spiega - mi avvisano a inizio stagione che salderanno aottobre, ma sono puntuali". Una "stagione d'oro" è stata quella di Giampiero di
Benedetto, titolare di Tahiti, Pescara nord, clientela turistica da Milano, Roma, Bergamo, Russia:"Si sono allungati i tempi per il saldo, da agosto slitta a
ottobre, ma pagano tutti, anche se un tempo gli acconti erano più consistenti, oggi più diluiti". Clientela "fidelizzata e pagante" alla Lampara di Bruno
Ammazzalorso. Infine, il Tartarughino, concessione 73, di Gianni Di Francesco è "un'isola felice di clientela selezionata, soprattutto pescarese, ma affezionati anche da Torino, Milano e Roma,gente perbene. Qui la stretta di mano ha ancora un valore" conclude il balneatore.
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martedì 22 agosto 2017

CARLO GARUFI: UN CENTRO TUMORI A PESCARA E L'AMPLIAMENTO DELL'HOSPICE PER I MALATI

Un centro tumori, che "in Abruzzo non esiste" e che si potrebbe localizzare nei padiglioni non occupati del presidio ospedaliero. Il potenziamento delle 
cure palliative a domicilio ( percorso avviato l'anno scorso dall'azienda sanitaria) e l'ampliamento dei locali dell'hospice (Le Bouganville) per i malati
terminali annunciato, nei mesi scorsi, dal manager Asl Armando Mancini. Sono gli obiettivi a cui sta lavorando Carlo Garufi, 59 anni, siciliano originario
di Messina, dal primo luglio 2015 direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) di oncologia , situata al quinto piano del Santo Spirito, e responsabile dei
day hospital di Penne e Popoli. Una struttura, che nel giro di un anno, tra il 2015 e il 2016, ha registrato un incremento di accessi e ricoveri con
miglioramenti nella riduzione della degenza (da 9-10 giorni a 7) con conseguente l'aumento del tasso di occupazione di posti letto, da 86,30% a 90,89%. Ma
che fa i conti, come tutti i reparti, con la cronica carenza di organico che periodicamente solleva le proteste del personale infermieristico e degli
operatori socio sanitari che hanno inviato lettere ai vertici Asl per sottolineare "le condizioni critiche di lavoro: dal sovraffollamento dei reparti, ai
turni snervanti, al timore di non erogare il servizio in sicurezza, la paura di sbagliare". I pazienti di oncologia soffrono di tutte le patologie
tumorali: mammella, polmoni, gastroenteriche, melanomi, testa- collo, testicoli, colon, ginecologiche. E molti sono malati terminali, di ogni età (il più
vecchio, 93 anni di SilVi) , provenienti da tutta la regione, molte urgenze dal chietino. Nel 2016 i ricoveri sono stati 984 contro i 682 dell'anno
precedente, più 44%. I ricoveri con chemioterapie sono passati da 812 a 1780(più 119%); le chemioterapie in day hospital da 8511 a 13.556 (più 59%); i nuovi
pazienti da 451 a 695, più 54%. Il costo di ogni paziente oncologico per la Asl si aggira sui mille euro al giorno. Il reparto si compone di 21 posti letto,
13 infermieri di degenza( c'è necessita un ulteriore turnista) 3 Oss e 1 fuori turno e in day hospital 5 infermieri, 2 in accettazione e 3 Oss, coordinati
dalla caposala Lorena Ceccomancini. Lo staff medico è composto dai dirigenti: Cristina Amatetti, Pia Di Stefano, Antonella Fragassi, Dimitri
Luisi, Francesco Malorgio, Donato Natale, Giuliano Pandoli, Lucio Roberto, Maurizio Vizioli, Annamaria Di Silvestre, psicooncologa e due borsiste oncologhe ,
Marta Caporale ed Elisabetta Di Liso e una borsista psicooncologa Rosa Lo Sterzo.
Dottor Garufi, perchè è importante la creazione di un centro tumori?
Intanto perchè in Abruzzo non c'è e molti pazienti fino a poco tempo fa si rivolgevano ai centri del Nord, primo fra tutti Milano. L'ospedale di Pescara è
qualificato, per l'alto numero di accessi quotidiani e con la presenza di tutte le chirurgie, a ospitare una struttura simile. E poi,
migliorerebbe la qualità dell'assistenza oncologica, potenzierebbe la raccolta dati sui tumori, diventerebbe centro di ricerca medica, volano per posti di
lavoro,
conoscenza, esperienza e rilancio dell'economia. Invece in Abruzzo esistono 15 strutture oncologiche (Pescara, Chieti, Lanciano, Vasto, Ortona, l'Aquila,
Avezzano, Sulmona) per una popolazione di 1 milione e 300 mila abitanti, potrebbero esssere ridotte ai capoluoghi di provincia 4 dislocate nelle province.
Altro suo obiettivo è il potenziamento del percorso delle cure palliative a domicilio
C'è, funziona, ma bisogna fare di più anche da un punto di vista di ampliamento degli spazi dell'hospice, progetto al quale sta lavorando il manager Armando
Mancini, per migliorare l'assistenza h 24 e festivi. Dal pronto soccorso abbiamo molti ricoveri di malati terminali e da 10 a 15 decessi al mese. Le cure
palliative sono il presupposto per dare la possibilità al paziente di transitare direttamente nell'hospice senza passare per il reparto. Ma anche di stare
nella propria abitazione, negli ultimi giorni di vita. Un appello a tutti i pazienti è quello di non rivolgersi sempre al pronto soccorso, ma in caso di
necessità recarsi direttamente al day hospital aperto dal lunedi al venerdi dalle 8 alle 19. Oltre quell'orario si può andare in reparto.
Cosa risponde a chi contesta turni massacranti e chiede l'aumento del personale?
Abbiamo due infermieri per ogni turno, ne servirebbero almeno tre. Ma il paradosso è che abbiamo 10 unità mediche per tutta la Asl mentre nell'ass di Chieti
hanno 18 medici ma non dispongono di posti letto. Cosa può fare la Regione?
L'oncologia per le istituzioni regionali deve diventare una delle priorità di intervento con una programmazione adeguata e a lungo termine.
Quale eredità ha lasciato l'ex primario Marco Lombardo?
Tra gli altri meriti, a Lombardo si deve una visione interdisciplinare delle attività oncologiche in collaborazione con le chirurgie e l'immissione in
reparto della figura della psicologa oncologica.
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sabato 19 agosto 2017

MICHELA CORTINI UNIVERSITA' DANNUNZIO: ECCO LE PROFESSIONI PIU' STRESSANTI

Lo stress è inquadrato dagli esperti come una malattia professionale. Un tempo, decenni orsono, i lavoratori particolarmente stressati erano i minatori e i baristi, secondo alcune statistiche risalenti agli Anni Ottanta. Oggi i soggetti a rischio sono gli operatori di call center, i tassisti, gli insegnanti, gli infermieri, chiunque operi nel sociale, tanto per citarne alcuni. Ma non esiste categoria professionale che non abbia il suo livello di stress, più o meno elevato. Conseguenza del cambiamento dei tempi è lo "sfinimento da lavoro", come viene definito da Michela Cortini, pescarese di origini romagnole, docente del Dipartimento scienze Psicologiche e direttrice del laboratorio Business Psychology dell'università D'Annunzio Chieti-Pescara, relatore nei giorni scorsi del convegno:" La disabilità da evento lavorativo: malattie professionali", svoltosi nella sala Camplone della Camera di
Commercio, e promosso dalla Uil Abruzzo, Dipartimento Salute, Sicurezza e Ambiente.

Professoressa Cortini, in che modo il cambiamento dei tempi può determinare uno stato di tensione emotiva tale da classificare lo stress come una malattia professionale?
Fino agli Anni Ottanta vigeva il posto fisso. Chi entrava in una azienda, molto spesso ci restava tutta la vita e aveva la certezza di poter contare su uno stipendio mensile per mantenere la famiglia e occupare un ruolo in società. Qualcuno poteva aspirare a fare carriera per mantenere un decoroso tenore di vita. Un tempo anche l'ultimo dipendente Fiat accettava l'umiltà del proprio lavoro, che però nessuno gli portava via spesso per tutta la vita. Oggi, nulla è più così. Un'azienda media sopravvive circa 15-20 anni. Chi si laurea attualmente rischia di cambiare almeno di dozzina di organizzazioni aziendali. Perdere il posto e cercarne un altro procura stress che ha un impatto potente sulle dinamiche sociali e familiari. Il cambio di mansioni nell'arco di un tempo limitato,il cambio del meccanismo contrattuale, della geografia di residenza e quindi il cambio del tessuto sociale, minacciano il senso di continuità identitaria con conseguenze anche sulla vita privata. Reinventarsi continuamente una vita e una carriera, è molto pesante. Anche vedersi rubare il lavoro dalla macchine, ha ripercussioni negative sulla vita di ciascuno.



Quali sono le attività o i mestieri potenzialmente a rischio?
Quello degli insegnanti, degli infermieri, di tutti gli operatori del sociale, in generale, soggetti predisposti a sfinimento da lavoro. Una statistica degli Anni Ottanta riferisce che i minatori pativano lo stress correlato al carico di lavoro contestuale, alla costrizione fisica ambientale. Oggi tra le categorie più minate vi sono, per esempio, gli operatori di call center che subiscono la forte pressione di non potersi allontanare dagli script e non poter imporre all'interlocutore la propria personalità e forza contrattuale. Persone, spesso donne, che hanno turnazioni h 24 massacranti e sottopagate. Le forme contrattuali precarie non danno sicurezza al lavoratore che così va in crisi. Ciò impatta la progettualità di vita delle persone che sono costrette a rimandare un matrimonio o rinunciare ad una gravidanza. Fattori, come tanti altri di conseguenza, che incidono sul benessere psicofisico di ciascuno. Anche i tassisti vanno sotto pressione perchè esposti al rischio criminalità. Altre fasce deboli sono gli immigrati perchè si devono confrontare con usi e costumi diversi. I disabili? Anche, ma sono più protetti da reti sociali e familiari.

Sono più a rischio gli uomini o le donne, i giovani o i meno giovani?
Le donne sono più stressate. Non solo dal carico di attività quotidiane: lavoro, casa, famiglia e tantissimi altri impegni spesso non supportati dalla presenza maschile e l'Abruzzo è una regione che ha un retaggio di maschilismo molto pesante. A fronte di tante pressioni, le donne non ricevono adeguati compensi economici rispetto agli uomini. Le statistiche indicano che ad uguale mansione non corrisponde uguale stipendio. Più fragili dei giovani, sono i lavoratori tra i 38 e i 58 anni , un'età in cui difficilmente si ritrova lavoro con genitori anziani da accudire e figli piccoli da far grandi, i quali a causa di pressioni economiche si sentono stritolari in una morsa.

I giovani sono al riparo?
No, ma il problema è che hanno attese più elevate quando sono laureati e titolati. Per la serie: tanto più sono titolato, tanto meno ricevo, tanto più mi sento minacciato. Ma la loro fragilità è conseguenza di un cattivo esempio genitoriale che mira fin dalla teneressima infanzia, dall'asilo all'università, a spianare la strada ai figli. A evitare loro gli ostacoli cercando loro stessi il lavoro ai figli magari ricorrendo a sotterfugi e chiedendo raccomandazioni, annullando oni ipotesi di meritocrazia. La conseguenza è che a 30 anni i giovani sono incapaci di gestire la ricerca di un mestiere. Gli italiani non hanno il nerbo e si scontrano da un lato con un mondo del lavoro che richiede dinamicità e dall'altro lato devono fare i conti con una fragiilità infinita. I guai educativi si rispecchiano, poi, a livello sociale. Prevedo che i giovani Kosovari verranno presto a rubarci il lavoro perchè hanno ambizioni e capacità imprenditoriali da prendere ad esempio.

Le malattie professionali si riflettono anche sul fisico ?
Più del 60 percento riguardano l' apparato muscolo scheletrico e l'apparato digerente. Lo stress positivo è la giusta risposta ad una minaccia che permette all'uomo di sopravvivere, ma se ha una continuità eccessiva lo stress è negativo e ha ripercussioni sul fisico oltre che sulla mente.
martedi 22 agosto 2017

giovedì 17 agosto 2017

FRANCAVILLA: LA GUARDIA COSTIERA SEQUESTRA 800 TRA OMBRELLONI, SDRAIO E LETTINI

Maxi sequestro di ombrelloni, sedie, sdraio e lettini, per complessivi 800 pezzi, sulle dieci spiagge libere dei sette chilometri del litorale di 
Francavilla fino al confine con Pescara. E multe salate, 200 euro, per riavere indietro gli oggetti di proprietà prelevati dalle locali autorità marittime e
immagazzinati negli uffici della capitaneria di via Figlia di Iorio. Il materiale non ritirato sarà distrutto. L'operazione coordinata dagli uomini della
Guardia Costiera di Francavilla, diretta dal comandante Walter Nardacci, in collaborazione con il distaccamento di Ortona, si è svolta nella notte tra il
14 e 15 agosto, nell'ambito delle attività di monitoraggio della costa nel rispetto dell'ordinanza regionale sulla balneazione che vieta ai bagnanti, per
ragioni di sicurezza, di lasciare attrezzature sulla spiaggia dal tramonto all'alba. Brutta sorpresa, dunque, per cittadini e turisti che alla vigilia del
15 agosto avevano posizionato, e poi abbandonato sulle spiagge , ombrelloni e sdraio in vista della giornata ferragostana da trascorrere al mare.
Il materiale sequestrato è stato accatastato in alcuni locali della capitaneria di Francavilla, in via Figlia di Iorio, 54. I proprietari delle
suppellettili possono recarsi a questo indirizzo per riavere indietro i propri beni dopo aver pagato, negli stessi uffici, la sanzione prevista di 200 euro
."Nei giorni scorsi- spiega Angelo Napolitano, comandante in seconda della Guardia Costiera di Ortona e responsabile dell'ufficio relazioni esterne-abbiamo ricevuto numerose segnalazioni di bagnanti che lamentavano il diritto legittimo di posizionare gli ombrelloni sulle spiagge, ma di trovare tanti spazi occupati da attrezzature che non possono essere abbandonate dall'alba al tramonto, secondo le normative regionali vigenti". L'articolo 3 comma 2 H dell'ordinanza regionale del dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio, spiega, infatti, che"oltre il tramonto del sole è vietato lasciare, nei tratti di
spiaggia libera, ombrelloni, lettini, sdraio, sedie, tende o qualsiasi altra struttura". L'appello del sequestro del materiale, lanciato dalle
autorità marittime, "ha anche l'obiettivo- prosegue il comandante Napolitano- di rassicurare i proprietari che le loro attrezzature balneari non
sono state rubate, ma vengono tenute in custodia nei nostri magazzini. Attrezzature che saranno restituite ai titolari, previo pagamento negli uffici di via
Figlia di Iorio a Francavilla, della sanzione pecuniaria prevista dall'ex art.1164 comma 2° del Codice della Navigazione. Il materiale non ritirato sarà
distrutto". I sequestri sono avvenuti nei seguenti tratti di spiaggia libera: fiume Foro; tra lido Marinella e Mare Nostrum; tra la Bussola e la Riviera;
tra la Conchiglia azzurra e il circolo nautico; tra lido Asteria e lido Merope; tra la Murena e lo Squalo; tra lo Squalo ed E' nata una stella; tra E'
nata una stella e Conca d'oro; tra Conca d'oro e lido Baia Haibe; a confine con lido Nausicaa. Operazioni simili sono state effettuate durante l'estate a
Ortona (Ripari di Giobbe) e Vasto.
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giovedi 17 agosto 2017

domenica 6 agosto 2017

LUIGI ALBORE MASCIA: VORREI TORNARE A FARE IL SINDACO E RICONQUISTARE IL CUORE DEI PESCARESI

Lo diceva sempre, scherzando, ai compagni del liceo classico: "Vorrei diventare sindaco di Pescara". Più di venti anni dopo, ci riuscì Luigi Albore 
Mascia a coronare quel sogno. Era il 2009 e furono cinque anni intensi alla guida di una "città che ha voglia di grandi eventi". Ma quando il mandato finì, 
al "sindaco di parola", come recita un suo slogan elettorale, quel sogno rimase dentro come una incompiuta. Come un foglio vergato con inchiostro 
indelebile. E oggi, tre anni dopo la fine di quella galoppata, il desiderio è ancora irrefrenabile:"Voglio tornare a fare il sindaco e riconquistare il cuore dei 
pescaresi". Lo "sente nel destino" che tornerà alla guida di palazzo di città dove oggi occupa lo scranno di consigliere d'opposizione. Avvocato 
penalista, 51 anni, Luigi Albore (con l'accento sulla o) Mascia, sposato dal 2014 con Letizia Lizza ( figlia di Carlo, noto promotore culturale pescarese), 
lei stessa operatrice culturale del museo delle Genti e madre di Andrea e Caterina, 21 e 18 anni, venne alla luce il 18 settembre 1965 in una abitazione di via Roma ("all'epoca era tradizione nascere in casa") nel contesto "di una famiglia borghese, d'altri tempi" dove vigeva la rigidità educativa, il rispetto per le cose e per il prossimo. Da suo padre Fernando, "eccellente civilista" napoletano del rione Sanità, ereditò la passione per l'arte forense "e anche un pò di genialità ed estro misti a fatalismo " tipici delle genti partenopee. E da mamma Alfonsina Forattini, parente del famoso vignettista Giorgio, milanese di piazzale Loreto, acquisì "quell'operosità lombarda" che gli marchiò il carattere di persona "che programma ogni cosa in maniera maniacale e meticolosa". Tanto da spingerlo ad autodefinirsi simpaticamente "un chiovo". I suoi genitori, che si conobbero durante una vacanza di lei a Pescara ("mio padre ci abitava, lavorava nell'ex tribunale di piazza Alessandrini dove io lo seguivo sempre da fanciullo") sono scomparsi da tanti anni, ma di loro Albore Mascia ricorda "la grande eleganza nei modi e nell'abbigliamento, con papà che non usciva mai di casa senza il suo fazzoletto nel taschino e le sue cravatte impeccabili". Il cruccio che si trascina dietro da sempre è "non aver potuto dare loro la gioia di vedermi con la fascia tricolore addosso". Figlio unico, frequenterà le elementari e medie alla Mazzini, il liceo classico D'Annunzio:"Ero un predestinato, mia nonna Italia Albore, classe 1895, era tra le fondatrici dell'istituto di via Venezia dove insegnava scienze naturali e nel 1915 era una delle due donne che frequentavano l'università Federico II di 
Napoli. Fu lei a insegnarmi a leggere e scrivere". Quindi studente universitario alla Cattolica di Milano e poi a Teramo e un passato da giornalista televisivo ad Antenna 10, emittente guidata da Vincenzo Lanetta, al fianco di Gioia Salvatore, Gino Di Tizio, Tonino Anzini e Claudio Sghettini. 

Dunque, al liceo nacque la sua passione per la politica?
Si, fui rappresentante di classe e di istituto. Mi facevo portavoce delle istanze di tutti e ai miei compagni, tra cui Gaetano Marano, Virgilio Golini, Marco de 
Benedictis, Fabrizio Santamaita, dicevo sempre: vorrei diventare sindaco di questa città. A 18 anni, in terza liceo, varcai la soglia della sezione del 
Partito Repubblicano, pur essendo la mia famiglia di estrazione democristiana, ero affascinato dall'ideologia mazziniana. In seguito entrai nel consiglio nazionale dei giovani repubblicani, quindi la gavetta nel consiglio di quartiere di via Galiani accanto a Raffaella Cascella, Gianni Vecchiati, Ernesto Grippo, Riccardo Padovano, Lorenzo D'Incecco. Poi consigliere comunale nel 1998, assessore, capogruppo, sono stato tutto in politica tranne presidente del consiglio comunale. All'età di 35 anni ero uno dei più giovani assessori della giunta di Carlo Pace (Anni Duemila) insieme a Daniele Toto e Berardino Fiorilli".

Il suo ricordo dello scomparso Carlo Pace?
Era un sindaco bravo, ci guardava con bonomia paterna, ci dava grande libertà d'azione e fiducia. A me diede l'incarico di creare lo sportello per le 
Attività produttive che ancora oggi aiuta a semplificare la vita amministrativa dei cittadini. Entrambi abbiamo coltivato il sogno di realizzare un teatro a 
Pescara, ma evidentemente a qualcuno non va giù che la città abbia una struttura che non sia monumentale ma che sia luogo di produzione teatrale, 
intrattenimento e business.

Poi toccò a lei. Dal 2009 al 2014 alla guida della città. Come ci arrivò?
Tre volte candidato sindaco. Nel 2008 persi il confronto con Luciano D'Alfonso che aveva una popolarità notevole e il favore del pronostico. L'anno successivo battei Marco Alessandrini, fu premiato il mio precedente sacrificio, ebbi il vento favorevole. Quel giorno, era giugno ma non ricordo il giorno ero frastornato, fu un turbinio di emozioni, non vedevo l'ora di abbracciare tutti e cominciare a lavorare. Ora sono pronto per tornare, questa volta per riconquistare i cuori dei pescaresi che comunque hanno sempre manifestato affetto e fiducia nei miei confronti. Sono maniacale con le carte e prima di firmare ci penso ci tante volte, per questo restavo tanto tempo in ufficio. Oggi uscirei più dal palazzo per stare tra la gente.

E da dove ricomincerebbe? 
Da dove abbiamo lasciato, con la squadra bella e formidabile che avevo: dalla pedonalizzazione delle strade dopo via Battisti e dintorni, al ripristino del 
collegamento con la Croazia, il teatro, i grandi eventi sportivi, indimenticabile l'incontro con Arrigo Sacchi e i progetti con la nazionale italiana, il porto, i 
fondali, il mare, le fontane, altro mio pallino. 

Considera una retrocessione fare il consigliere dopo essere stato sindaco?
Assolutamente no. La mia non è una opposizione urlata, ma autorevole e pacata. C'è un tempo per ogni cosa.

Il suo rapporto con Alessandrini?
Quando diventò sindaco, gli consegnai la fascia con gioia, senza invidia nè rancore. Chi mi conosce sa che dico il vero. 
Ultimamente sono amareggiato. Mi sarei aspettato una sua telefonata alla vigilia della inaugurazione del ponte Flaiano, a cui abbiamo lavorato tanto nel 
passato per arrivare al risultato di oggi e per ricordare ciò fummo costretti a fare la preinaugurazione. Da Alessandrini neppure un cenno di scuse nè la 
delicatezza che ebbi quando contattai D'Alfonso per chiedergi di essere presente all'inaugurazione del ponte del Mare. Lui venne ma fece la sua inaugurazione plateale dalla parte del ponte di Portanuova. Non so perchè lo fece.  


Quando parla di sua moglie Letizia le si illumina lo sguardo. 
Si vede tanto? (ride) . Ci perdemmo di vista al liceo e ci ritrovammo nel 2011 in un autogrill a Carsoli. Letizia è una grande intellettuale, ci sposò in Comune, ad un mese dalla fine della consiliatura, lo storico Giordano Bruno Guerri, autore di un libro struggente su Van Gogh, nostra grande passione oltre a quella per i viaggi, che regalammo agli invitati come bomboniera. I suoi figli sono un dono della Provvidenza, la mia famiglia rende la mia vita a colori. Ma vorrei ringraziare una persona.Gianni Melilla. Per avermi spinto a conoscere la realtà africana, kenya, Burundi, Etiopia, dove tanti progetti solidaristici abbiamo realizzato con Pino D'Atri di Missione Possibile. 

Cosa altro vorrebbe che gli altri sapessero di lei?
La mia riservatezza, timidezza, l'educazione all'antica che ho ricevuto, mi impediscono spesso di farmi conoscere per ciò che sono davvero. Sembro austero, in realtà sono persona garbata, formale, disposta all'amicizia. 
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cinzia cordesco
6 agosto 2017

sabato 5 agosto 2017

L'INVASIONE NOTTURNA DEI PARCHEGGIATORI ABUSIVI NELL'AREA DI RISULTA A PESCARA

Di notte e nei fine settimana:  i parcheggiatori abusivi delle aree di risulta, prevalentemente nordafricani, hanno  cambiato strategia nell'operazione 
quotidiana di accattonaggio. Si materializzano di notte perchè meno visibili oppure nei fine settimana quando il flusso degli automobilisti e dei turisti aumenta."Durante la  notte bianca dell'Adriatico non hanno dato tregua ai passanti", raccontano i cittadini.  Si nascondono tra le auto in sosta, parcheggiate nelle vicinanze della stazione ferroviaria e del terminal bus,  probabilmente anche  per sfuggire all'occhio vigile delle forze dell'ordine. Poi riemergono appena avvistano un automobilista che apre la portiera e , il più delle volte, tentano di infilarsi  dentro la macchina per chiedere soldi, spaventando le persone. I parcheggiatori abusivi sono quasi spariti di giorno,   sulle aree di risulta e in altre zone della città,  perchè sono aumentati i pattugliamenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza.  Preferiscono agire con il favore delle tenebre, che li rende meno 
riconoscibili. Ed entrano in azione, dopo le  ore venti,  quando finiscono il turno gli ausiliari della sosta di Pescara parcheggi, la società che si occupa 
della gestione di 3800  posti auto sul territorio comunale.  I quali spesso si sentono chiedere dai cittadini: ma quante volte dobbiamo pagare? Dal lunedi 
al sabato dalle 8 alle 21  la sosta si paga 2,50 nella zona del bingo e terminal bus; nell'area di risulta zona stazione, invece, si paga   1 euro per un'ora; 
2,50 intera giornata; 2 euro per due ore, l'apparecchio non dà resto.  C'è un limite di tolleranza di alcuni minuti,  per chi supera il tempo di scadenza del 
ticket. Ma per coloro che superano la mezz'ora, sono previste  multe di 25 euro; 17,50 chi paga entro 5 giorni.  Quando le pattuglie  delle forze dell'ordine si avvicinano,  gli abusivi, soprattutto adulti ( in tempi recenti si vedevano anche baby accattoni)  sciamano velocemente verso altre direzioni.  Sono per lo più pakistani, afgani, magrebini,  tossicodipendenti italiani. Si appostano in diverse location: dalla zona del bingo fino alla stazione e il terminal bus, la golena, la zona portuale della Madonnina e, ultimamente, con l'arrivo dei turisti,  hanno preso di mira anche l'area sosta adiacente le piscine Le Naiadi, sul litorale  tra Pescara e Montesilvano.  Placcano gli automobilisti  indicando  loro il primo parcheggio libero e poi passano all'incasso. Prendono gli spiccioli, talvolta anche con la promessa di dare un'occhiata all'auto. E c'è chi casca, o fa finta, per non avere problemi.  Non sono rari, infatti gli episodi di ritorsione nei confronti di chi non svuole sganciare l'obolo e si ritrova con i vetri spaccati,  la vernice rigata, gli pneumatici a terra.  Un altro stratagemma che funziona è quello di chiedere all'automobilista che sta andando via, la cessione del ticket del pagamento regolare del pedaggio.  Per poi rivendersi il tagliando, ancora valido. E' accaduto più volte in piazza Emilio Alessandrini, a  Portanuova.   La sera, dopo le 21, le aree di risulta e dintorni,  nella zona centrale della città, diventano terra di nessuno. Chi smette di lavorare a quell'ora e va a riprendere l'auto in sosta lasciata la mattina, deve pregare di farcela a infilarsi in macchina prima di essere molestato. "Sono ubriachi, diventano sempre più aggressivi, la settimana scorsa si sono presi a bottigliate" racconta chi li ha visti in azione.  Tra le 20 e le 21 quando gli operatori di Pescara parcheggi stoppano i turni ed  entrano in funzione solo i parcometri (quelli nuovi con i quali il parcheggio si paga, tutti i giorni tranne la domenica,  anche attraverso una app sul telefonino), gli abusivi tentano di guadagnare la monetina che tecnicamente dovrebbe finire nelle macchinette. Ma chi parcheggia di notte preferisce pagare l'obolo allo sconosciuto.  Nelle vicinanze dei parcometri (che vengono svuotati due volte al giorno dalla società incaricata) non ci sono telecamere come accade nelle regioni del nord. 
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venerdì 4 agosto 2017

ROBERTO E ALESSANDRA: RIVOGLIAMO IL NOSTRO CASALE DEL NOVECENTO. MA INTANTO DORMONO IN TENDA DAVANTI AL COMUNE DI PESCARA


Il loro sogno era realizzare un bed & breakfast nell'antico casale del primo Novecento di 320 metri quadrati, terreno escluso, acquistato nel 1999 per 
165 milioni di lire. Ci sono voluti 16 anni di lavoro per finire di pagare il mutuo della dimora di via Colle Rotondo ad Alanno, in Val Pescara, in una zona 
denominata "Lu Sperdute". Quella casa la rivogliono a tutti i costi perchè " ce la siamo sudata" . Perchè "è nostra e non ci possono, Ater e Comune, 
offrire alloggi con la muffa solo per darci il contentino, è umiliante". Dopo anni di sacrifici e sogni infranti, Francesco Roberto Cucinotta, 48 anni e Alessandra Marsili, 46 anni, ex campionessa di atletica e giavellotto, entrambi di origini pescaresi, padre e madre di tre figli Miriam , Manuele e Massimo di 21, 20 e 15 anni, dal 9 giugno scorso vivono sotto la tenda posizionata sull'aiuola di piazza Italia circondata dai palazzi del Comune, della Provincia e della prefettura, a due passi dalla zona turistica del porto e dall'uscita dell'autostrada. Quell'oasi di verde che tristemente (dopo la lunga protesta degli operai di Attiva) sta diventando la "casa" di persone disperate che chiedono di essere ascoltate e aiutate dalle istituzioni. Da anni la coppia sta portando avanti una battaglia ( a colpi di documenti ed esposti anche in procura conservati con cura in un book plastificato) contro il Comune di Alanno colpevole, a loro dire, di non aver mai provveduto a sistemare un "canalone abusivo" che circonda la loro abitazione, sprofondata nel terreno e resa inagibile a causa di allagamenti. Da quasi due mesi sopravvivono grazie alla generosità dei pescaresi che ogni tanto portano pizzette e panini e l'aiuto della Croce Rossa locale coordinata da Fabio Nieddu. "Se non ci fossero loro che ci hanno messo a disposizione le docce e ci offrono piccoli aiuti quotidiani, non so come saremmo sopravvissuti queste settimane. Ringraziamo Nieddu, tutti i volontari e i pescaresi di buon cuore". Senza contare che da qualche giorno hanno dovuto transennare la tenda con un filo di ferro "perchè abbiamo subito una aggressione da un balordo che mi ha picchiata- racconta Alessandra in lacrime mentre fa gli onori di casa e mostra la piccola cambusa di casa dove si trovano tante bottiglie d'acqua, caffè e poco altro, un materassino gonfiabile come letto, altre due piccole tende per ospitare i figli- adesso la notte, mio marito ed io, facciamo i turni di veglia. Non dormiamo mai tutti e due". 

Perchè siete finiti in strada?
Appena dopo l'acquisto della casa, nel 1999, lavoravamo entrambi come impiegata e magazziniere, ci siamo accorti di un canalone sotterraneo a pochi metri da casa che ci ha creato diversi allagamenti , i terremoti di questi anni hanno peggiorato la situazione. Dopo aver scoperto che il canalone si trova su terreno comunale abbiamo iniziato una lunga battaglia a colpi di esposti con il comune di Alanno che ha inviato tecnici a fare i sopralluoghi per anni 
senza mai concludere nulla. Neppure quando i vigili del fuoco hanno intimato all'amministrazione di risolvere la questione. Nel 2015 il casale è sprofondato nel terreno e abbiamo dovuto abbandonarlo. Per due anni siamo stati ospiti da parenti e amici tra la zona dello stadio e San Donato, arrangiandoci con qualche lavoretto e con gli aiuti che ci arrivavano dalla parrocchia di San Cetteo. Ogni tanto tornavamo a casa il tempo di cambiarci d'abito, fare una doccia, lavare gli indumenti e portare fuori altre cose. Nel frattempo, con la casa incustodita, ci hanno pure derubato. La situazione è precipitata a gennaio con l'ultimo terremoto. Di nuovo tornano i vigili del fuoco a fare i sopralluoghi tecnici e il Comune fa un solo passo avanti, ma in negativo: ci impone il divieto di utilizzo della casa. Tutto documentato. 

A quel punto che succede?
Siamo stati un pò da parenti e due mesi in albergo ad Alanno a spese del Comune. Nel frattempo avevamo individuato un alloggio, ma il Comune ci ha negato i fondi. Non ce li abbiamo, ci hanno detto. Eppure hanno affrontato i costi dell'hotel per cinque persone. La casa popolare che ci hanno offerto siamo stati costretti a rifiutarla non per capriccio, ma perchè l'alloggio casca a pezzi, è fatiscente e ha la muffa sulle pareti, ecco le foto. 

Avete chiesto aiuto anche al Comune di Pescara?
Ci ha ricevuti l'assessore alle Politiche Antonella Allegrino ma dice che non può assegnarci una abitazione perchè fuori residenza e fuori dai requisiti delle graduatorie. Mentre invece, noi sappiano perchè abbiamo studiato, che il nostro caso rientra nell'articolo 15 della legge regionale 96/96 che ci esula dalla graduatoria per motivi di dissesto idrogeologico. 

Vi sentite soli? 
Completamente abbandonati. La casa dei sogni è diventata il nostro incubo. Le istituzioni non ci ascoltano. Non interessiamo a nessuno, lo avvertiamo. 

Quanto coraggio ci vuole per vivere per strada, sotto una tenda?
Ci vuole molto coraggio per affrontare questa umiliazione. 

Cosa chiedete? 
La nostra casa comprata col sudore e un risarcimento danni per ricominciare a vivere. 

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5 agosto   2017
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