venerdì 19 maggio 2017

BRIONI E CARACENI: LA MODA MADE IN ABRUZZO DI TOTO'




Totò vestiva Brioni e Caraceni. Tra un caffè e una seduta dal barbiere, il principe Antonio De Curtis, tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, trascorreva molte ore nelle eleganti botteghe romane dei sarti abruzzesi Domenico Caraceni, nato a Ortona a mare e creatore della celebre maison e di Nazareno Fonticoli, originario di Penne, fondatore della Brioni insieme a Gaetano Savini di Terni, abile commerciante e uomo di pubbliche relazioni. Era il 1945 quando nacque la prima sartoria Brioni nella esclusiva via Barberini a Roma e Totò, amante di capi sobri e sofisticati e grande collezionista di cravatte e cappelli, per ore sceglieva tessuti e disquisiva di modelli da indossare. Una foto, con l'autografo di Totò "All'amico Savini, buona fortuna Brioni" e una data "Aprile '950" sono la testimonianza della vicinanza del principe della risata con l'Abruzzo. La scoperta di questo altro legame di Totò, che sceglieva per i suoi film attrici e talenti abruzzesi come Giulia Rubini, Maria Pia Casilio e Alessandro Cicognini, si deve al documentarista pescarese Silvano Console, che da venti anni coltiva la passione per la vita del celebre attore napoletano del rione Sanità di cui quest'anno si celebra il cinquantenario della morte avvenuta
nella capitale il 15 aprile 1967.

Pescara ricorderà Totò (pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, brevemente Antonio de Curtis, nato a Napoli 15 febbraio 1898) nel corso dell'evento "Omaggio a Totò, fenomeno sociale e culturale a 50 anni dalla morte" con un convegno che lega due personaggi istrionici:"Totò, Flaiano e gli abruzzesi", che si terrà venerdi 19 maggio 2017 alle ore 18 nell'auditorium Flaiano, ingresso gratuito. Alla manifestazione, presentata da Germano D'Aurelio in arte 'Nduccio, saranno presenti Renzo Arbore, Enrico Vaime, Enrico Vanzina, Maurizio Costanzo, Ninetto Davoli e un emulo di Dick, il cane di Totò, con la narrazione critica di Silvano Console e Sergio Sciarra. Prevista anche la partecipazione dell'attrice di origini pescaresi, ma residente a Roma, Giulia Rubini, 81 anni, che affiancava Totò nel film "La banda degli onesti" del 1956.

Nel corso dello show al Flaiano sarà rappresentato "Il Principe Metafisico",l'intervista di Oriana Fallaci a Totò tratta da stralci dell'Europeo del 6 ottobre 1963, interpretato da Luigi Ciavarelli con gli attori della Compagnia "Il Mosaico".
"Fu proprio durante questa intervista - rivela Console, organizzatore della manifestazione-che Totò disse alla Fallaci che senza gli sfizi dei begli abiti "la vita diventa monotona". Del principe De Curtis si sanno molte cose, ma meno nota è la sua propensione ad una eleganza tutta made in Abruzzo. La celebre e riconosciuta eleganza di Totò era quella dei veri signori napoletani, fatta soprattutto di modi di fare, del porsi, del comportarsi con gli altri, in pubblico e nella vita privata. Era soprattutto un’eleganza d’animo, che confluiva anche e infine in quella delle vesti. Nato nella miseria, con “le pezze al culo”, appena raggiunto il successo si era contornato anche di bei vestiti, di quegli sfizi irrinunciabili". "Egli- prosegue Console- incarnava magnificamente l’essenza del gentiluomo partenopeo, disponibile con tutti e devoto ai piaceri del saper vivere. Tra un caffè e una seduta dal barbiere, il signore napoletano trascorre molte ore del suo tempo nella bottega del sarto per scegliere i tessuti dei suoi abiti e discutere del taglio di un pantalone. Totò era amante degli abiti sobri e dal taglio sofisticato, accompagnati dalle inseparabili cravatte. Dalle scarpe su misura, che curava personalmente, ai suoi tanti cappelli, era innamorato dell’artigianalità italiana, più di tutto della sartoria. Il grande Principe de Curtis “signore, modestamente, lo nacque” per davvero".

Della sua passione per l'abbigliamento raffinato e ricercato, parlò a suo tempo anche la figlia, Liliana De Curtis: "Totò portava spesso il gilet. Se non era del completo, poteva essere solo giallo scuro o bordeaux, mai a quadretti. E poi le cravatte. Quante cravatte. Centinaia di cravatte. Disposte rispettando cromatismi e disegni, messe tutte sul portacravatte e su un solo livello per poterle scegliere meglio. Voleva così, perché diceva: “Sennò si rovinano”. Un’altra mania erano le bretelle, che si faceva spedire dall’Inghilterra. E poi i fazzoletti da taschino, l’ascot, che usava solo in barca, quando vestiva con pantalone bianco e giacca blu scuro. Poi aveva un cassetto solo per i calzini, tutti col reggicalze. I boxer, antesignani, invece degli orribili mutandoni dell’epoca. E le scarpe, che si faceva fare su misura da un calzolaio napoletano che aveva la forma del suo piede, ma anche da uno milanese (nessuna griffe, sia chiaro). Ci teneva alle scarpe, se le lucidava da solo. Potevano essere un mocassino rigido marrone o nero. O scarpe con i lacci, quelle più eleganti. Solo in estate, a Capri, ne usava alcune di corda e tela, una sorta di espadrillas. Aveva pochi pullover, non li amava. Meglio qualche cardigan più sobrio e con tonalità tenui. Una decina di dolcevita, blu o bianco. E la collezione di cappelli, perché usciva sempre col cappello: borsalino di feltro a tesa larga in inverno o Panama color panna in estate. Aveva anche la tuba. E sulla scena portava la bombetta Scotts of London. Ma non teneva niente degli spettacoli nel guardaroba privato" concludeva Liliana De Curtis nelle sue memorie.

Totò, che di recente è stato insignito della laurea alla memoria, consegnata alla famiglia da parte dell'Università Federico II di Napoli,frequentava assiduamente la sartoria Caraceni a Roma: abiti rigorosamente sartoriali, camicie, gilet, cappelli, scarpe su misura.
Domenico Caraceni (1880-1940) da Ortona a Mare, " a soli quindici anni- svela Console- arrivò a Roma per diventare apprendista e poi primo tagliatore. Si distinse subito per la sua bravura nella perfezione del taglio e nell’eleganza delle linee e fu talmente richiesto da mettersi in proprio. Grazie ad un altro ortonese, Francesco Paolo Tosti, famoso compositore che piaceva tanto alla regina Vittoria (lo nominò baronetto), nella bottega romana arrivarono molti dei suoi abiti che si faceva confezionare da un sarto della celebre e leggendaria Savile Row, a Londra, simbolo per antonomasia di eleganza.
Sul guardaroba di Totò è stata addirittura fatta una mostra e il suo smoking di Caraceni è stato esposto a Palazzo Strozzi a Firenze. La storia della scuola sartoriale abruzzese specializzata nella moda maschile vanta origini ottocentesche, ma diventa "adulta" e riconoscibile negli anni venti del Novecento". Da Caraceni a Brioni. Tra i vari esponenti di questa tradizione sartoriale, si annovera oltre a Domenico Caraceni e con lui Ciro Giuliano ( e poi ancora Sandro Porfirio, Tommaso Nobili, Adriano Pallini, Giovanni Donatelli) un altro nome celebre, quello di Nazareno Fonticoli, fondatore della sartoria Brioni di Roma. "Fu Gaetano Savini (1909-1987) di Terni, commerciante e uomo di pubbliche relazioni- ripercorre Console- insieme a Nazareno Fonticoli (1906-1981), originario di Penne, a fondare la loro prima sartoria nel 1945 a Roma, in via Barberini, strada famosa come sede delle grandi compagnie aeree americane e non per i negozi di moda. La Sartoria Brioni (il nome si ispirava al piccolo arcipelago Brioni, a due chilometri dalla costa dell’Istria, in vicinanza di Pola) in origine era una porta e una vetrina. Il pavimento di marmo originale è ancora lì, il lampadario a barca è quello dell’epoca. E poi ci sono i camerini originari, con le foto dei clienti che li hanno frequentati: Totò e Anna Magnani e poi Clark Gable, John Wayne, Kirk Douglas, fino a Pierce Brosnan e Tom Hanks. Nel 1960 la produzione si sposta a Penne per volere di Nazareno Fonticoli, innamorato del suo paese, culla di una antica tradizione sartoriale". Nella foto autografata, l'attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, è immortalato insieme alle sue "spalle" Mario Castellani e Galeazzo Benti e l'attore teatrale Bruno Gerri nella sartoria Brioni in via Barberini, nell’aprile del 1950. Nelle celebrazioni per i 50 anni dalla scomparsa di Antonio De Curtis si inserisce la nascita del premio 'Totò l'eleganza del genio' attribuito da 'Napoli Moda design' alla nipote Elena Anticoli De Curtis, nell'ambito del Maggio dei Monumenti, a Villa Pignatelli.
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venerdi 19 maggio 2017
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