Qualche centro yoga rischia la chiusura se verranno a mancare anche i preziosi sgravi fiscali. Altri avevano previsto con tre anni di anticipo il provvedimento del Coni e si sono organizzati per tempo. Altri ancora vanno avanti spediti nell'attività grazie ai contribuiti associativi e con le proprie forze. Reagisce in maniera diversa e si spacca il popolo dello yoga, la diffusissima arte della meditazione che mette pace tra corpo e mente, alla notizia della decisione del Coni di cancellare anche questa disciplina dal Registro delle Associazioni sportive. "Noi lo avevamo previsto tre anni fa quando abbiamo scelto di stare fuori dal Coni- attacca Alessandra Zancocchia, istruttrice dell'associazione culturale Yap (Yoga and pleasure, 50 associati, tariffe variabili da 50 euro mese) di Teramo, affiancata dai colleghi Alessandra Cocchi, Elena Di Felice, Loretta Di Fabio e Giampaolo Fontana-riteniamo che lo yoga non sia uno sport che prevede competizione e performance ad alti livelli, ma una disciplina filosofica che richiede tempi più lenti. E' giusta dunque la decisione del Coni, noi siamo stati lungimiranti". conclude Zancocchia, socia della Compagnia dei Merli Bianchi di Giulianova, presieduta da Laura Di Marco, che ha introdotto lo yoga a teatro.
La pensa diversamente Antonella Valentinetti , istruttrice insieme alla neozelandese Catherine Reidy, dell'associazione sportiva dilettantistica Yoga-Tree
di Ortona, presieduta da Giacomo Consorti, sorta nel 2014, un centinaio di soci, quote di iscrizione tra i 40 e i 60 euro mese. "Stiamo cercando di capire
la situazione anche attraverso gli altri enti di affiliazione - spiega Valentinetti- ma se dovesse passare il provvedimento del Coni, senza ulteriori proroghe, per noi significherà cambiare la forma sociale in associazione culturale e riscrivere lo statuto, impegni che hanno costi. Oltre al fatto che non potremo più godere dell'agevolazione degli sgravi fiscali che ci consentono di pagare gli stipendi degli istruttori mantenendoci sotto la soglia dei 7500 euro annui. Non riusciamo a capire, inoltre, perchè il Coni è disposto a tagliarsi i fondi sociali e rinunciare alla quota annuale di 60 euro di ciascun associato che sarà eventualmente escluso. Ci sono petizioni in corso in Italia che chiederanno il ripristino della disciplina, ma se il Coni non dovesse cambiare idea per noi i costi saranno troppo alti, rischiamo la chiusura del centro". "Non cambierà nulla" per Daniel Svitcoy, argentino, titolare del Soham Centro Yoga di Pescara attivo dal 1993, 200 associati e affiliazione Csen (Centro Sportivo Educativo Nazionale Ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni) che spiega tranchant:"Lo yoga non è una disciplina sportiva ma una pratica meditativa. Il Coni è libero di fare ciò che vuole, anche perchè, per quello che ci riguarda, non abbiamo sgravi fiscali e non prendiamo contribuiti da nessuno. Andiamo avanti con i contributi associativi e con le nostre forze".
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domenica 9 luglio 2017
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