giovedì 14 maggio 2015

DUE MILIONI DI ITALIANI ABBANDONANO LA CARNE: E' BOOM DI DIETE VEGETALI

Due milioni di italiani hanno ridotto, o eliminato, il consumo di carne negli ultimi sei anni. La carne, se per nostri genitori rappresentava un terzo del budget alimentare, oggi pesa alla cassa per poco più di un quinto. Rispetto a quarant'anni fa pure pane e bevande influiscono meno sul mio bilancio. Non è un effetto discount ma il risultato del cambio delle abitudini degli italiani a tavola negli ultimi anni, che oggi spendono di più per frutta e verdura (dal 12,7% al 18,4% del budget), per cereali e pesce. Lo afferma all'interno di un'indagine commissionata a GfK Eurisko da TreValli - cooperativa del lattiero-caseario cui conferiscono oltre 1000 produttori - e presentata a Milano al fuori Expo della Regione Marche assieme alla nuova linea di soia Ogm free (Hoplà Idee di soia) dell'azienda marchigiana. In due decenni si registra un'evoluzione senza precedenti nella cultura gastronomica italiana: Dal 1995 a oggi sono infatti aumentati gli italiani che si ispirano alla dieta mediterranea (erano il 41%, oggi sono al 62%), che preferiscono i pasti slow (dal 40% al 21%, alla voce 'mangio sempre in fretta') e che sono più attenti all'alimentazione (dal 24% al 13% la quota di chi afferma 'trascuro molto la mia alimentazione). In vent'anni crolla il pasto completo a pranzo (dal 68% al 48%) ma soprattutto la sera (dal 41% al 25%), mentre cresce la colazione (87% contro 70%) e si fa strada il fuoripasto (36%), non contemplato nel 1995. "Il cibo oggi - ha detto il direttore Pianificazione strategica e business innovation di TreValli, Federico Camiciottoli - deve essere 'commestibile culturalmente': il 'buono da pensare' prima ancora del 'buono da mangiare', che mette insieme una serie di fattori e valori dove il gusto è importante ma non ancora condizione sufficiente per la piena condivisione del prodotto". Tesi confermata anche da Paolo Salafia, direttore dell'area scenari di GfK Eurisko - per il quale: "oltre agli aspetti restitutivi ed esperienziali, legati al gusto e alla convivialità si è via via imposto il fattore salutare - quindi protettivo del cibo - e, ultimo solo in ordine di tempo, il valore della sostenibilità, del cibo etico, stagionale, della filiera corta".aska
giovedi 14  maggio 2015
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