L'Italia va lenta anche sugli accessi ai nuovi farmaci tumorali che potrebbero salvare la vita ai malati. Anche 600 giorni e' il ritardo accumulato dai pazienti per avere accesso ai nuovi farmaci tumorali anche dopo l'approvazione da parte dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). I ritardi variano da regione a regione, ma sono notevoli e possono costare troppe vite umane. Questo e' quanto emerso dal Convegno nazionale sull'etica in oncologia, promosso dall'Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e dalla Fondazione Aiom, a Ragusa. "E' necessario garantire a tutti i pazienti - ha detto Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom - le cure migliori in tempi rapidi, eliminando le differenze ancora presenti fra le regioni. Per questo e' necessario aprire il piu' ampio dibattito su appropriatezza prescrittiva, sostenibilita' e diritto alle cure e, quindi, sul ruolo dei prontuari terapeutici regionali e sul rapporto valore/costo dei farmaci.Oggi si stanno affacciando nuove armi efficaci contro alcuni tipi di neoplasia e non possiamo privare i malati di queste opportunita' terapeutiche, pur sapendo che anche noi dobbiamo fare la nostra parte, puntando sulla implementazione delle linee guida, razionalizzazione delle spese e organizzazione in rete". Nel 2014 sono stati diagnosticati 365.500 nuovi casi di tumore nel nostro Paese. Il 30-35 per cento giunge alla diagnosi in fase avanzata di malattia. Al Convegno di Ragusa ampio spazio anche ai temi dell'etica nella scelte di cura e di "fine vita". Con 40 strutture certificate dal 2005 al 2014, l'Italia e' al primo posto in Europa per numero di centri accreditati dall'Esmo (Societa' Europea di Oncologia Medica), che garantiscono l'integrazione precoce delle cure palliative con le terapie antitumorali.
domenica 10 maggio 2015
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