All'asilo la chiamavano 'l'avvocato'. Da adolescente e' impegnata nelle lotte studentesche e da grande vuole diventare ambasciatrice dei diritti umani in Europa. La vita di Aksel Nikaj, 19 anni, pescarese di nascita ma di origini albanesi, liceo scientifico Da Vinci, e' costellata di impegni sociali e poca 'normalita'. Casa, scuola e
'politica'. Una dialettica disarmante per una ragazza della sua eta', che ha sempre desiderato 'aiutare gli altri' e ci riesce pure. Da anni sta lavorando alla creazione di un centro sociale giovanile, il 'primo a Pescara' (Abruzzo, Italy) a nome "Lo Spaz". Un impegno, tra i mille di ogni giorno, che porta avanti insieme ai ragazzi del Collettivo studentesco, di cui e' coordinatrice. Anzi, 'CMB, coordinatrice molto bassa (di statura), come mi hanno
soprannominato i miei compagni' scherza Aksel, il cui nome in greco significa 'qualcosa di prezioso' e in
armeno 'piccola quercia'.
Non si sente 'una leader' ma gesticola e parla, scandendo bene le parole, come se si trovasse su un palcoscenico davanti ad una folla in delirio. Nasce il 4 marzo 1997 all'ospedale di Pescara da
mamma Tatiana Careri, 57 anni, laurea in economia e finanza, impiegata nell'ufficio immigrazione del Comune di Chieti e papa' Vladimir Nikaj, 66 anni, titolare di una officina meccanica, che si diletta nei lavori artistici in ferro battuto. Sua sorella, Edlira, 36 anni, eredita la passione per l'arte. Studia al Misticoni e poi vola in Albania dove vive e lavora come architetto di interni. La sua famiglia e' originaria di Tirana, dove i genitori si sono
conosciuti prima di arrivare in Italia con uno dei tanti barconi della speranza. 'Papa' lavorava come tecnico attrezzista a Cinecitta' in Albania- racconta la studentessa- hanno vissuto la giovinezza sotto la dittatura di Enver Hoxha.
Pur di studiare, mamma andava contro le regole e rischiava. Leggeva i libri di nascosto, tutti in una notte, nelle sale della biblioteca nazionale aperte da un amico. Dopo un anno di fidanzamento, i miei si sono sposati ed e' arrivata mia sorella'. La dittatura finisce e il Paese e' allo sbando. 'A quel punto i miei
partono per raggiungere l'Italia. Mia sorella non dimentichera' mai che, durante la traversata, un 'onda assassina rapisce il bambino di una donna che urla, si dispera e vuole gettarsi in mare per recuperare il corpo inerme del figlio'. Una immagine potente che segnera' i sogni di Aksel bambina e che porra' le basi del suo
destino sempre proiettato verso i bisogni del prossimo. Prima destinazione, Bari. 'Edlira, che all'epoca aveva 11 undici anni e in Albania aveva frequentato un corso di italiano clandestino, aiuta i miei ad ambientarsi con la lingua. In casa, si parla albanese e italiano '.
Attraverso conoscenti, arrivano a Pescara dove oggi risiedono.
'Amo questa citta', in ogni angolo c'e' un pezzo della mia vita'. Ma 'comincia a starmi stretta, ho bisogno di fare sempre nuove cose e la mia vita non potrebbe mai essere diversa da questa, sempre attenta ai cambiamenti dei fenomeni sociali'. Dopo il diploma, vuole andare a studiare Scienze Politiche a Bologna prima di lanciarsi nel firmamento europeo. I suoi viaggi sono sempre 'finalizzati a portare avanti le cause umanitarie'. Barcellona, Budapest, Bruxelles, Londra, Grecia, ogni meta e' buona per lanciare un progetto contro la xenofobia o il razzismo. In vacanza va solo in Puglia, da dove la sua vita in terra italiana e' cominciata e in Albania, a far visita ai nonni Andronici e Thanas, originari di Valona e Saranda. Prossimo obiettivo, la Palestina 'per conoscere meglio la causa palestinese'. Studia 'storia, filosofia,letteratura, persino come funziona il vento, con puntiglio maniacale, analizzo i fatti col bisogno di darmicontinuamente risposte. All'asilo mi chiamavano l'avvocato perche' redimevo le dispute dei bimbi.
Gli attentati? La soluzione non e' una tabula rasa, l'America e l'Europa hanno le loro colpe, non e' una questione religiosa ma di indottrinamento folle, di ignoranza allo stato puro'. Difetti e pregi? 'Sono logorroica, emotiva, testarda e ipersensibile, parlare in pubblico mi fa battere il cuore a mille ma il collettivo, che frequento da sette anni, e' una palestra di vita, mi ha sbloccato, mi ha dato sicurezza e reso piu' forte. Non avrei potuto fare nulla senza i miei compagni che combattono le battaglie insieme a me'. Una di queste e', appunto, la realizzazione del centro giovanile insieme ai ragazzi di So.ha e 360. 'Con la campagna 'Dateci spazio', siamo riusciti a farci dare dalla Regione 40 mila euro per creare una struttura che possa ospitare gli studenti delle 14 scuole pescaresi. Un luogo di incontro per fare musica, pittura, musica, io canto e ballo hip hop. Finito il liceo, solo molto felice di lasciarla in eredita' a tutti gli studenti'. Il collettivo 'mi ha insegnato a tenere aperto il cuore', quel cuore 'libero attualmente da impegni amorosi, ma troppo occupato da tutto il resto'. E una vita normale fatta di cinema, teatro e aperitivi? 'Fortuna che ci pensano le mie amiche Mariangela, Heidi, Jessica, Giorgia, Imma,Marta e Clarissa a tenermi ancorate alla realta'. Sto spendendo i migliori anni della mia vita battendomi per le cause degli altri, ma non potrei mai vivere senza. Non pretendo di salvare il mondo-conclude Aksel Nikaj- so che moriro' avendo coscienza di non aver concluso i miei sogni, ma so che la mia vita non serve a me: l'ho messa al servizio di qualcosa di piu' grande'.
sabato 26 novembre 2016
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