sabato 19 novembre 2016

LAAD: I PRIMI 25 ANNI DI LOTTA CONTRO LE TOSSICODIPENDENZE

Nel 2016 la Laad festeggia i primi 25 anni di attività. Inaugurata il 15 giugno 1991, la Lega Abruzzese Antidroga, comunità di recupero fondata da Gianni Cordova, 70 anni, sociologo pescarese di origini siciliane, ha salvato la vita di oltre 400 giovani tossicodipendenti, provenienti da tutta Italia, Canada e Venezuela. Attualmente nella struttura, situata in viale Bovio 293 a Pescara (Abruzzo, Italy), sono ospiti una ventina di persone di età compresa tra i 23 e i 55 anni,
che ogni giorno lottano per il reinserimento nella vita sociale, anche grazie all'aiuto di tanti operatori, un sociologo, un medico, quattro assistenti sociali, un counselor, un educatore per il recupero scolastico, un operatore socio assistenziale, un infermiere e altri collaboratori che rendono la comunità un luogo familiare e amico. Cordova dirige l'associazione con l'aiuto della moglie Vera e della figlia Margherita.

Cordova, quando e come iniziò l'avventura della Laad?
"Era il 1990, una notte sognai una scala. Al risveglio mi ricordai di aver visto nel 1979, quando ero presidente del quartiere 8 Zanni-Santa Filomena, una lunga scalinata all'interno di un edificio di
viale Bovio, questo per l'appunto, dove all'epoca era ubicato un consultorio, che restò operativo appena un anno, poi il degrado dell'edificio per un decennio. Lo stabile era abbandonato da tanto
tempo, così chiesi ai proprietari, la famiglia Muzii, di rilevarlo. Me lo concessero in comodato d'uso gratuito e iniziò questa lunga galoppata. Nel 1999, grazie a Pietro Barberini che ci ha concesso
altri locali attigui, abbiamo ampliato la sede fino ad arrivare al completamento dell'ala "Il Futuro" che comprende un enorme terrazzo di 500 metri quadrati intitolato allo scultore pescarese Vacre Verrocchio, inaugurati lo scorso anno. In questi spazi saranno ospitati corsi e lezioni per diventare buoni genitori, conferenze e convegni. E stiamo per aprire anche uno studio di
produzione che realizzerà cortometraggi socio culturali destinati alle scuole".

Una avventura che nacque casualmente, il germe della solidarietà attecchì nel 1973, quando lei conobbe Roberto, un giovane tossico pescarese deceduto anni fa.
"All'epoca lavoravo in banca, ma avevo bisogno di stimoli nuovi. Conobbi Roberto che aveva problemi con la droga, lunghi pomeriggi a chiacchierare con lui per tentare di risolvere i suoi problemi. Mi chiedevo come potessi aiutarlo, la Laad nacque dentro di me piano piano e lui fu il primo giovane ad entrare in comunità".

Lega Antidroga "abruzzese", ormai, dopo un quarto di secolo di attività, conosciuta a livello internazionale.
"L'abruzzesità di questa struttura è un marchio di fabbrica di qualità, per tale ragione non ho mai voluto cambiare questa denominazione, neppure quando la fama della Laad superò i confini regionali e nazionali".

Accadeva nel 1993, quando arrivò a Pescara il primo ospite da Toronto, Canada.
"Si chiama Paolo, figlio di italiani, poi arrivò Leo e poi altri, inviati dalla comunità Vitanova presieduta da Franca Carella, con la quale abbiamo avviato una serie di collaborazioni che mi hanno condotto, più volte, fino in Canada per parlare della nostra associazione all'università di York e tenere conferenze in Ontario".

Chi sono i giovani che si rivolgono alla Laad per riprendere in mano la loro vita?
"Sono ragazzi, come tanti, che hanno bisogno di emozioni sparate ai massimi livelli per sentirsi vivi. Sono vittime e, al tempo stesso, carnefici di se stessi, prigionieri fino alle estreme conseguenze di trappole che altri hanno abilmente progettato e costruito intorno a loro. Quando qualcuno arriva da noi, non mi chiedo perchè questa persona si droga, ma a cosa serve la droga a questa persona. Serve a sostenere una personalità che non regge alle pressioni della vita, un sostegno improprio come il divertimento senza allegria, la necessità di accedere a quote di emozioni sempre più alte a causa di una crisi di valori esistenziali. Il nostro compito è aiutarli ad uscire dai propri egoismi, per ricostruire le loro esistenze attraverso l'inferno dei loro vissuti".

Come si svolge la vita quotidiana di questi ragazzi all'interno della comunità?
A parte le sedute quotidiane con gli operatori sociali per ricostruire la loro identità e un equilibrio interiore che li condurrà a rifarsi una vita una volta usciti di comunità, la permanenza in Laad dura
due anni, i nostri ospiti svolgono numerosi compiti anche manuali, cucinano, preparano la tavola, curano l'orto, puliscono, fanno giardinaggio, le normali attività di una famiglia. Abbiamo fondato la "Laad cooperativa di servizi", attraverso la quale, i ragazzi hanno la possibilità di imparare un mestiere, come ad esempio andare in campagna a cogliere l'ulivo e ricavarne olio, senza dimenticare che il parco di Villa Sabucchi a Pescara è rinato grazie ai nostri interventi di sistemazione".

E proprio una Villa Sabucchi tirata a lucido è stata palcoscenico dei festeggiamenti per il venticinquennale, nel giugno scorso.
"Metti in circo il tuo amore" è lo slogan coniato dalla Laad per interrogarsi sul perchè la storia circense non abbia mai registrato casi di tossicodipendenza. Da questo concetto siamo partiti per
dare corpo ad una serie di iniziative con il circo Takimiri (in giapponese uomo della fune) fondato da Antonio Taddei, funambolo di origini marchigiane, scomparso anni fa. In questo contesto
abbiamo coinvolto, come sempre facciamo, anche le scuole e le tante associazioni di volontariato con le quali collaboriamo, Anffas, Missione Possibile, Agbe, Ceis, Mensa di San Francesco, Caritas
e tante altre. Una delle particolarità della nostra associazione, situata peraltro nel centro cittadino, è il continuo relazionarsi con la popolazione. La comunità svolge una funzione di "portierato sociale": i giovani vivono in comunità ma vivono la città attraverso le tante attività di reinserimento che promuoviamo e sperimentiamo".

A chi ha voluto intitolare il Ciattè D'oro, prestigioso riconoscimento assegnatole lo scorso anno dall'amministrazione comunale?
Alla mia famiglia, mio padre Arturo e mia madre Concetta, che nel 1934, molti anni prima della mia nascita, arrivarono a Pescara da Catania, la allora lontanissima Catania, per ricostruirsi un futuro.
Si trasferirono a Pescara perchè mio padre, quando la vide un giorno, disse:"Questa è la città dell'accoglienza e del futuro" e il Ciattè d'Oro toccò le mie più intime corde. Lo interpretai come un
sigillo dato anche al figlio per il padre, per la mia famiglia che ebbe questa felice intuizione. Questa è la mia città e spero che continui ad essere, nel futuro, città dell'accoglienza come ogni giorno accoglie tanti giovani in difficoltà che quando arrivano iniziano ad amarla e non vogliono più andare via".

Da presidente della Laad e di Federsed, servizi per le dipendenze di Abruzzo, Molise e Marche, il suo appello alle istituzioni è: non dimenticate mai il mondo del volontariato e al settore delle dipendenze patologiche?
E' un settore che si porta dietro un corteo di dolore, di disastri economici, di spaccature familiari, di alimenti alla malavita.Insieme al presidente nazionale di Federsed, Fausto D'Egidio, ci siamo
posti l'obiettivo di costruire una rete di servizi pubblici per migliorare le strategie per l'ottenimento di fondi e attenzioni da parte delle amministrazioni locali alle quali chiediamo di prestare amore profondo al mondo del volontariato perchè esso combatte l'oscurità dei tanti parchi dell'infanzia resi bui e pericolosi dalle solitudini e dagli egoismi.
sabato 19 novembre 2016
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