giovedì 10 settembre 2015

AIDS: PRONTO IL VACCINO PER SCONFIGGERE LA MALATTIA

Il vaccino contro l'Aids potrebbe essere somministrato a partire dal prossimo anno. Lo ha dichiarato il direttore esecutivo di Unaids, Michel Sidibé, in un'intervista all'agenzia di stampa spagnola Efe, che ha delineato un orizzonte ottimistico in cui questo male non sarebbe più una preoccupazione per la salute pubblica nel mondo. "Penso che l'iniezione inizierà ad essere somministrata a partire dal prossimo anno, perché la scoperta è fatta", ha riferito il maliano durante una visita a Santiago del Cile nella prima missione a sud dell'America Latina. L'obiettivo del nuovo vaccino, già in fase di sperimentazione in pazienti in diverse parti del mondo, è sempre quello che i medici definiscono una "cura funzionale", vale a dire garantire che i pazienti possono lasciare il trattamento di retrovirali quotidiano, con il vostro 
sistema immunitario intatto e la carica virale ritorna alla normalità. 

"Solo pochi anni fa una persona che aveva Hiv doveva assumere 18 pillole al giorno, oggi dovrebbero prenderne una sola e domani è possibile che con un'iniezione si sia sufficiente ogni sei mesi," ha inoltre dichiarato il Ceo, che è convinto che il progresso scientifico in questa zona vi permetterà di cambiare radicalmente la lotta contro il virus da immunodeficenza umana. Per Sidibé uno delle grandi vittorie della lotta contro l'HIV è stato raggiungere il controllo e ridurre drasticamente il numero di nuove infezioni, motivo per cui predice che, anche se il ceppo del virus non sarà 
annientato in breve tempo "cesserà di essere un problema e la preoccupazione della salute dei governi". "Hanno fatto 
progressi inimmaginabili", ha detto il rappresentante, che era orgoglioso che il mondo è riuscito a rompere la congiura 
del silenzio e placare il percorso del virus.

"Prima la gente moriva, gli ospedali erano pieni di pazienti con Aids mentre oggi possiamo dire con orgoglio che noi 
viviamo in un contesto completamente diverso", ha detto  Sidibé. L'America Latina e i Caraibi, sono le uniche zone del 
pianeta che hanno accettato una serie di obiettivi regionali di trattamento e di prevenzione dell'Hiv. Il 2030 è previsto 
come termine di minaccia per la salute, e sta progredendo "giant steps" per raggiungere questo obiettivo.  In una 
regione che ha 1,7 milioni di persone con HIV. Tra il 2000 e il 2014, le nuove infezioni del virus sono diminuite nella 
regione del 17%  ed il numero di morti è sceso del 29%. Attualmente il 47% degli adulti americani e il 54% dei bambini 
sotto i 14 anni infettati con il HIV ricevono un trattamento farmacologico. Questo è il risultato, secondo Sidibe', 
dell'implementazione della chiamata della "responsabilità condivisa" dei paesi della regione, che consiste 
nell'implementazione di meccanismi di finanziamento innovativi, tra cui il settore privato e l'istituzione di obblighi di 
responsabilità reciproci tra paesi dell'area. Ma per il rappresentante, intorno al mondo ci sono ancora molte sfide in 
questo settore, che comprendono la persistenza dello stigma verso quelli infetti da HIV e la lotta contro la compiacenza 
fra i giovani.  Il vero problema è che oggi si parla sempre meno di Aids ed i giovani conoscono poco questa patologia. 

Inoltre i numeri "neri" della malattia sono ancora altissimi: in Sudafrica, ad esempio sono sei milioni le persone infettate 
e non tutti riescono a beneficiare delle terapie antiretrovirali. Un elevato numero di casi si registra ancora anche in Italia 
anche se il numero di infezioni è stabile. In base ai dati trasmessi dalle Regioni, nel 2013, ci sono state sono state 1016 
casi di Aids. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive, nel 2013, sono maschi nel 72,2% dei casi. 
L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).Aumenta l’età 
mediana della diagnosi che è 39 anni per i maschi e 36 per le femmine. Nel 2013, le regioni che hanno registrato il più 
alto numero di diagnosi di hiv sono state il Lazio, la Lombardia e il Piemonte. L’incidenza più bassa è stata osservata in 
Calabria. Nella maggior parte delle regioni l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv sembra avere un 
andamento stabile, anche se in alcune (Piemonte, Toscana, Abruzzo, Calabria) sembra essere in aumento e in altre si 
osserva un andamento in diminuzione (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, 
Sardegna). Il problema nel nostro Paese è soprattutto che la metà delle nuove diagnosi avviene in ritardo, molto tempo 
dopo l’avvenuta infezione, quando il virus ha già iniziato a danneggiare seriamente il sistema immunitario o dopo la 
comparsa dei primi sintomi.
giovedi 10 settembre  2015
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