Circa 140 milioni di donne, nel mondo, hanno subito una mutilazione genitale. Secondo questa pratica disumana, chiamata
infibulazione, queste donne vengono private per sempre dei meccanismi genitali che regolano il piacere. Clitoridi
tagliuzzati e asportati, cosi' come le piccole labbra, parte delle grandi labbra vaginali cauterizzate, cucite nella vulva,
lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
Una pratica ancestrale, dolorosissima, che ha origini esclusivamente culturali, adottata e praticata soprattutto in molte
società in Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico. Solo in Egitto, circa il 95 percento delle donne hanno subito
mutilazioni genitali. Migliaia di donne infibulate nel mondo, molte sono bambine. Minorenni. Pesantissime le
conseguenze fisiche e psicologiche di questa tortura trasmessa di madre in figlia senza un briciolo di pieta': formazione
di ascessi, cisti, calcoli, infezioni, ostruzioni dei tratti urinari, forti dolori delle mestruazioni e durante i rapporti sessuali,
maggiori rischi di contrarre l'Aids, infertilita', incontinenza, mortalita' materna, emoraggie in caso di parti. Insomma, un
inferno in cui le donne di mezzo mondo vengono catapultate senza che possano ribellarsi. Un fenomeno globale,
violento, assurdo, mortale. Malgrado cio', non si riesce a fermare, nonostante la mobilitazione costante e continua di organismi e organizzazioni umanitarie.
giovedi 24 settembre 2015
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