Laddove non si puo' fumare la comunissima 'bionda', generalmente i locali pubblici, si potra' 'svapare' con la sigaretta elettronica. Non si possono mettere al bando i vizi. Sarebbe denaro sottratto alle casse dello Stato. E allora ecco che i viziosi sono accontentati e lo Stato incassa fiumi di denaro. Il governo ci ripensa, le restrizioni non portano pane a casa. Svapare si puo' e si deve, perbacco. Dove? Nei bar, negli uffici, nei ristoranti, cinema e mezzi pubblici. Tutti quei luoghi finora proibiti alle bionde. I fumatori incalliti dovranno solo fare il sacrificio di portarsi appresso le sigarette elettroniche nel caso in cui vogliano sfumazzare laddove con la comune sigaretta non e' possibile. Il decreto Istruzione convertito nei giorni scorsi in legge e in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, ha eliminato il divieto assoluto di pubblicità delle sigarette elettroniche ma, a quanto pare, anche quello di svapare nei luoghi pubblici. Quindi si puo' svapare nei luoghi pubblici e sono ammesse le pubblicita' per le e-cig. Tutto nella vita puo' cambiare, ma in Italia qualcosa che non cambia mai: le tasse. Quelle sono indelebili come certi pennarelli. Chi vorra' svapare potra', ma le tasse, per ora, rimangono pesanti ugualmente per i rivenditori di sigarette elettroniche. Quegli stessi balzelli che hanno costretto centinaia di attivita' a chiudere. Anche questa e' Italia. Si, dei controsensi.
11 novembre 2013
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