sabato 2 novembre 2013

UNA VITA IN CLAUSURA: TANTE LE GIOVANI DONNE CHE SCAPPANO DAL MONDO PER SCEGLIERE IL SILENZIO DI UN MONASTERO

Cosa spinge una giovane donna dei nostri tempi, magari laureata e colta, a scegliere di essere 'sepolta viva' dentro un monastero di clausura? Difficile per uomini e donne comuni mortali, dare una risposta. Essa vive e alberga solo nel cuore di chi ha fatto questa scelta. Una scelta definitiva alla 'ricerca di Dio'. A caccia del 
Signore, loro sposo per tutta la vita o finche' non decideranno che quel velo, bianco da novizia, nero dopo i voti solenni e perpetui, e' troppo pesante da indossare. E, a volte, e' troppo tardi per tornare indietro sulle proprie decisioni.

Entrano in chiesa agghindate da sposa, vestite con l'abito da sposa che avrebbero scelto per congiungersi con un uomo. Accompagnate dal padre, come si fa durante il rito di un comune matrimonio. Solo che lo sposo e' invisibile. Non si fara' attendere e non tardera'. Ma ci sara', in forma spirituale. Attendono, ansiose, emozionate e sorridenti, che la Madre Priora e l'Abbadessa, le introduca ufficialmente nella vita monastica dopo un annetto di 'apprendistato'.

Sorridono tanto, queste ragazze che stanno per lasciare un mondo brutto e cattivo per rifugiarsi nella quiete di un convento, anche per dare conforto ai familiari in lacrime, straziati dal dolore o deliranti di gioia e orgoglio. A seconda,dell'accettazione o meno, della scelta della figlia. 

Il primo passo verso la vita monastica, anche di clausura, e' la celebrazione di ammissione al noviziato, che si svolge in chiesa. Il primo gesto, diuna barbarie senza tempo, e' il significativo taglio dei capelli. Devono essere fluenti e di una certa lunghezza. Le regole monastiche vogliono che debbano essere lunghi un tot per  poi, evidentemente, infierire con maggiore 'grazia'. Il taglio dei capelli, con una semplice forbice, e' il segno 'del distacco dal mondo e dalla vanita', della sottomissione di tutto il proprio essere alla volonta' di Dio. E' un segno di umiliazione di se stessi, del proprio corpo, per lasciare spazio a Dio nel proprio cuore'. Piu' terra terra, e' un segno tangibile della rinuncia alla propria femminilita'. Segue, quindi, la vestizione. La giovane donna si spoglia davanti a parenti e amici della veste da sposa per indossare le nuove vesti. Rimane pochi secondi con indosso solo una tunica bianca. L'Abbadessa toglie gli abiti secolari alla postulante e la riveste dell'abito monastico e del velo bianco benedetti dal vescovo. Il cambio dell'abito determina il rinnovamento dell'uomo. 

Ogni elemento, nell'abito monastico, ha il suo significato: 'la tonaca e' la veste sacra, simbolo di elezione'. Perche' e' il Signore che sceglie la sua vittima e non il contrario, secondo il pensiero comune religioso. L'abito nuziale e' 'l'abito del martirio, cui andare incontro allo sposo per le nozze eterne'. Lo scapolare e' il 'mantello con cui il Signore prende possesso del suo eletto ed e' anche richiesta di matrimonio'. La cintura e' il simbolo di 'forza, giustizia, fedelta' e castita'. Segno di disponibilita' ad andare dove Cristo vorra'. E' l'abbraccio di Dio (ancora una volta nelle religioni si fa confusione tra Dio e Cristo ndr) che stringe con la mano potente la sua amata a se'. La cuffia, il soggòlo e la benda: con questi simboli si vuole 'bendare la mente, sede della volonta' e dei pensieri che saranno circoncisi, come morti. Sono di colore bianco, che simbolicamente rappresenta la purezza, la gioia, la potenza, la resurrezione. Costituiscono una sorta di elmo, l'elmo della salvezza'. Questi tre elementi chiudono mente e orecchi, anche per non sentire altro che la voce di Dio. Il velo: originariamente serviva a respingere gli influssi negativi dei demoni e a proteggere chi li portava. E' segno di riservatezza e di distanza, ma anche di decoro e dignita'. Il velo e' posizionato ad arte per coprire anche un po' gli occhi e non certo a caso.

Infine, la postulante rivelera' ai presenti il nome nuovo che ha deciso per proseguire il cammino in monastero. Una vita, quella di clausura, dedita soprattutto alla preghiera, quando le sorelle non sono impegnate nell'arte del ricamo, della lavanderia, della cucina, della cura dell'orto e del giardino. E sono ancora tante le ragazze che scelgono questa vita ovattata per sfuggire ad un mondo crudele, iniquo e con poche speranze di riuscita.  
2 novembre 2013
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