Ci hanno scommesso in tanti sull'apprendistato. Ma in Italia, terra di compromessi e raccomandazioni, l'apprendistato non funziona. Non decolla e il tasso di disoccupazione giovanile resta tra i più alti d'Europa. Non importa se questa tipologia contrattuale dal 2006 al 2012 vede una media di trasformazione dall'apprendistato al tempo indeterminato di circa 3.000 lavoratori al mese. A fare i conti è il centro studi di Confcommercio, secondo cui l'apprendistato è dunque la strada maestra per recuperare occupazione, anzi, buona occupazione. Ma non va. I giovani italiani vogliono tutto e subito. Oppure minacciano l'espatrio. E spesso se ne vanno. E,per la cronaca, fanno bene. Su 100 cessazioni 52 sono i contratti di conferma. Un saldo positivo che ci sarebbe, spiega Mariano Bella, responsabile del Centro studi, che quantifica il peso dell'apprendistato nel terziario: sono 224 mila gli apprendisti in Italia nel 2012, il 10,2% di tutti i dipendenti nel commercio. Complessivamente in Italia l'apprendistato pesa per il 7,9% di tutti i dipendenti del terziario con una ripartizione territoriale dell'8,6% al Centro-Nord e del 5,7% al Sud. Un dato, quello del Mezzogiorno, che indica, spiega ancora, un sistematico sottoutilizzo dei contratti di apprendistato.
Eppure, sottolinea ancora il Rapporto Confcommercio, 'la maggior parte delle imprese rientra dei costi già prima della fine del periodo di formazione e sono evidenti i benefici di produttività da chi viene confermato'. Non solo. I lavoratori confermati, ai quali dunque il contratto è stato trasformato in uno a tempo indeterminato, si registra un incremento salariale anche permanente rispetto a chi non lo ha fatto. 'In Germania il 70% degli apprendisti cambia azienda entro 5 anni dalla fine del periodo formativo' ricorda ancora Bella. Appunto, in Germania.
22 gennaio 2014
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