sabato 14 giugno 2014

IN PENSIONE A 57 ANNI MA CON L'ASSEGNO FEROCEMENTE TAGLIATO? SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE 10 ANNI IN PIU'

La bucaniera

66, 57, 42, 35. Si continuera' ad andare in pensione a 66 e passa anni, come vorrebbe la scellerata legge Fornero? Oppure con 42 anni di lavoro alle spalle? O meglio, a 57 anni e 35 di contributi, come il governo Renzi ci vorrebbe far credere e che bello sarebbe? Sulla riforma delle pensioni e'buio fitto. Solo un lancio di
numeri dietro l'altro. Non ci si capisce una mazza. Non ci sono notizie chiare al riguardo. Solo lanci di notizie che sembrano patate bollenti da rimpallare perche' la riforma delle pensioni e' scottante. Chi la tocca si ustiona e nessuno vuole il pallottoliere in mano. Sul fronte pensioni, la Pubblica amministrazione potrà mandare a riposo i lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel
2014 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l'età della pensione di vecchiaia inclusi i professori universitari, i dirigenti medici responsabili di struttura complessa e il personale delle autorità indipendenti. Al mattino escono notizie di questo tenore. Al pomeriggio e' gia' tutto cambiato. Per fortuna, in meglio. Si potra' andare in pensione a 57 anni e 35 anni di contributi per i lavoratori dipendenti e a 58,sempre con 35 di contributi, per gli autonomi. Dov'e' la fregatura? La fregatura sta che in questo caso l'assegno mensile di sopravvivenza sarebbe pienamente decurtato. Perche'
verrebbe consegnato in base ai contributi versati e non con il più vantaggioso metodo 'retributivo' calcolando l’ultimo stipendio. La perdita, secondo le stime, sarebbe in media del 25-30% sulla pensione, con un minino del 15% e un massimo che può
arrivare al 45% a seconda dei contributi versati. Questa norma in realtà già esisteva, ma era riservata alle sole lavoratrici (la cosiddetta «opzione donna») ed è stata utilizzata in 18 mila casi. Ora viene estesa a tutti e allungata fino al 2018. Morale: si andrebbe sì in pensione prima, ma con un taglio che in media sarà intorno al 25 - 30% fino a sfiorare addirittura il 45 per cento.
Ci sta seriamente pensando, l'esecutivo governativo, a mandare in pensione, uomini e donne, pubblici e privati, (anche per favorire quel ricambio generazionale tanto sbandierato dal rottamatore piu' famoso del mondo) all'eta' di 57 anni con 35 anni di contributi versati. Ci sta pensando e sono in molti, malgrado i tagli feroci, a sperare che il governo Renzi decida per questa risoluzione. Sperando che i tempi non siano biblici e che almeno il governo del fare, faccia presto e bene. Nel frattempo, i numeri di cui sopra si possono sempre giocare al lotto: 66, 57, 42, 35. Almeno questa, sara' una vincita sicura. Forse.
sabato 14 giugno 2014
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