Troppi cervelli fuggono dall'Italia a fronte di quelli che entrano nel Belpaese e di quelli che ritornano dopo una esperienza all'estero. Il 16 percento dei ricercatori scappa dall'Italia perche' l'Italia, da prassi, non sa riconoscere, e quindi trattenere, i propri talenti. Quarantamila cervelli in fuga negli ultimi anni. Solo il 3 percento degli scienziati pensa che il Belpaese sia l'Eldorado. Per fortuna una minoranza, il resto ha la saggezza di capire che qui non c'e' trippa per gatti. Gli italiani si fanno onore all'estero ma vengono snobbati proprio da chi, in patria, dovrebbe apprezzarli. Una emorragia che all'Italia costa 'un miliardo di euro generati solo dai circa 243 brevetti prodotti dai migliori 50 ricercatori italiani che lavorano all'estero'. Per arginare l'emorragia di ricercatori dall'Italia verso l'estero, nel 2011 la Fondazione Lilly, che ha dedicato una giornata al tema, ha istituito, insieme all'universita' La Sapienza, il master 'Sviluppo e valorizzazione della ricerca', i cui costi di iscrizione sono quasi interamente coperti da borse di studio, nato per stimolare e potenziare l'auto-imprenditorialita' dei ricercatori e unire il mondo accademico con quello delle industrie, favorendo la valorizzazione economica della ricerca e dei brevetti. Al termine della giornata, e' stato premiato con 210mila euro, erogati nei prossimi tre anni, il vincitore della sesta edizione del premio per giovani ricercatori istituito dalla Fondazione Lilly. Si tratta di Alberto Ranieri De Caterina, selezionato tra i partecipanti per il suo progetto di braccialetto salvacuore, che con un meccanismo di gonfiaggio e sgonfiaggio di un bracciale della pressione posto su un arto, prima e dopo la riapertura dalla coronaria interessata dall'infarto, potrebbe ridurre del 20-30% il danno finale subito dai tessuti del cuore. La prossima edizione del bando sara' dedicata alle 'Nuove strategie terapeutiche e qualita' della vita nella malattie reumatiche'.
11 febbraio 2014
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